Auditorium del Comicon 2023 di Napoli gremito, servizio d'ordine impeccabile e rigorosissimo, con tanto di ritiro di ogni smartphone o apparecchio di registrazione video all'ingresso e parterre d'eccezione per la presentazione, in anteprima esclusiva, dei primi 15 minuti di The First Slam Dunk, attesissimo ritorno sullo schermo di uno dei miti del fumetto e dell'animazione giapponese, l'iconico manga sul basket creato, nel 1997, dal maestro Takehiko Inoue, di prossima distribuzione sui nostri schermi per Anime Factory di Plaion Pictures.
A fare gli onori di casa sul palco due dei più noti content creator su manga e anime italiani: Domenico "Cavernadiplatone" Guastafierro e Angelo "Sommobuta" Cavallaro.
Con loro, accolto da una vera e propria ovazione in sala, Linton Johnson, cestista statunitense naturalizzato italiano, power forward e center nella NBA per ben cinque stagioni prima di diventare la stella della nostrana Juvecaserta.
Lo sport come palestra di vita
L'entusiasmo di Linton Johnson nei confronti del film ha subito galvanizzato il pubblico.
"Non avevo mai visto anime giapponesi prima e ammetto che questo film mi ha stupito", ha esordito il carismatico cestista. "Non è un film comico come Space Jam, ma un racconto realistico e accurato. Il livello di precisione è impressionante, anche nei singoli dettagli anatomici come la posizione dei gomiti o delle mani durante un tiro. Ma soprattutto è una storia bellissima in cui mi sono ritrovato io stesso, in cui ho rivisto la mia vita da sportivo e da agonista, che ha risvegliato lo stesso spirito combattivo che ho in campo. True Basket! Un'esperienza meravigliosa che consiglio a tutti."
"Non a caso", gli ha fatto eco Angelo Cavallaro, "è l'esempio perfetto di uno spokon, ovvero di un manga/anime sportivo in cui vengono esaltati amicizia, impegno e vittoria. Una storia di crescita raccontata con un punto di vista umano e partecipe, un vero e proprio romanzo di formazione che porta dei ragazzi derelitti e problematici a crescere, riscoprirsi e riscattarsi, nel campo come nella vita."
"Slam Dunk è un'opera di caratura eccezionale e un esempio da seguire, in cui tutti possono immedesimarsi", conclude Domenico Guastafierro, "non solo per chi pratica sport ma per chi, in un particolare momento della propria vita, si è sentito solo e disperato. Inoue ci ha fatto vedere che anche nei momenti più bui e difficili, non si è mai soli, non importa quanto possa sembrare che non sia così. Che insieme si possono affrontare a testa alta anche i momenti più complicati. E lo ha fatto con un'opera tecnicamente straordinaria ed emotivamente coinvolgente. Slam Dunk si conferma, ancora una vola, lo spokon per eccellenza!".
15 minuti di poesia visiva
E finalmente arriva il momento della proiezione dell'anteprima, che durante i 15 minuti di proiezione ha raccolto almeno tre applausi a scena aperta dal parte del pubblico.
Il film si apre con il passato di Ryota, che in The First Slam Dunk è il protagonista, e sulla difficilissima situazione della sua famiglia, focalizzandosi sul suo rapporto col fratello maggiore Sota, il suo modello di riferimento.
Da lì, la scena si sposta al presente e all'attesissima partita dello Shohoku, la squadra dei nostri eroi, contro i favoriti del torneo, i fortissimi e imbattuti giocatori del Sannoh.
Ed è qui che tutta la potenza visiva del film esplode: le scene sono fluidissime e concitate, ma mai confuse. L'azione è raccontata con un piglio tecnico di altissimo livello (sembra incredibile che Inoue sia alla prima regia), e le sequenze in game mantengono un equilibrio tra le parti più divertenti, confermando comunque che la verve comica della serie originale è ancora ben presente, e quelle più ricche di pathos. In questo senso, considerato che la partita procede di pari passo col racconto del passato di Ryota, appare evidente la volontà di Inoue di approfondire maggiormente la caratterizzazione dei personaggi.
Spostare il punto di vista dal mitico Hanamichi Sakuragi, il teppista che si converte al basket mantenendo un atteggiamento sfrontato e a tratti ridicolo, a quello del più serio e responsabile Ryota è una vera e propria dichiarazione di intenti da parte di Takehiko Inoue.
Anche grazie a un'innovativa tecnica che mescola modellizzazione in computer graphic all'animazione 2D, e che ha richiesto anni per essere perfezionata, Inoue è stato in grado di trasporre la sua visione sul grande schermo esattamente come voleva, tanto da dare l'impressione di stare assistendo, lì sul parquet, a una vera partita di basket ad alti livelli.
Le dinamiche tra protagonisti e antagonisti vengono subito chiarite durante i rapidi passaggi da un canestro all'altro, le azioni di gioco si susseguono a ritmo sostenuto e senza deformazioni spazio-temporali (niente campi che sembrano lunghi chilometri, insomma) e bastano già i primi punti segnati, da una parte e dall'altra, per esaltare il pubblico.
Quindici minuti volano rapidissimi, lasciandoci con il desiderio di poter scoprire, al più presto, quello che ci riserva il film.