Viviamo nell'era dei remake, dei reboot, dei prequel e dei sequel poco richiesti e alquanto forzati. Un processo produttivo che ha toccato prettamente il mondo della fantasia, dei mondi magici, dei grandi eroi e delle sognanti principesse, tutti usciti dalla fucina di casa Disney. Eppure, per anni un film è passato indenne, evitando questo incantesimo del magico ritorno. Deciso a rimanere aggrappato al suo "vissero felici e contenti", Come d'incanto ha tentato in tutti i modi di salvaguardare il proprio equilibrio perfetto e quell'eterna sensazione di felicità intoccabile. Ma il pubblico lo bramava, chiedeva a gran voce il ritorno ad Andalasia per sentirsi ancora parte di un mondo magico, dove la leggerezza si percepisce a suon di canzoni intonate a caso, e dove le note si sostituiscono alle parole. e così, eccolo là, Come per disincanto, un seguito pronto a trascinarci in un mondo tra l'animazione e la realtà quotidiana, in una mescolanza di nature dimensionali divergenti, capaci di farci tornare bambini, e ritornare così a sognare.
Ci sono voluti 15 anni, ma alla fine quel desiderio è stato avverato. Giselle e Robert tornano a fare la loro comparsa sullo schermo, catapultando il proprio pubblico in una versione inedita della storia, senza però perdere quella freschezza e leggerezza che tanto caratterizzavano la pellicola precedente. Tra grandi ritorni, conferme e new-entry pronte a lasciarci senza fiato, due parole ritornano costantemente nel corso della conferenza stampa del film, in uscita il 18 novembre sulla piattaforma Disney+: sogno e divertimento. Gli stessi ingredienti di quella formula magica che resero il primo film il cult generazionale che è, e che il regista Adam Shankan tenta di riprodurre fedelmente, aggiungendo nuovi elementi senza per questo discostarsi da quel sapore unico, accogliente, di una ricetta filmica calda, soffice, magica, che sa di casa.
Come per disincanto: la trama
Sono passati 15 anni dal matrimonio di Giselle (Amy Adams) e Robert (Patrick Dempsey), ma Giselle è ormai disillusa dalla vita in città, così i due decidono di trasferirsi nella tranquilla comunità suburbana di Monroeville. Sfortunatamente, questa soluzione non è così semplice come Giselle aveva sperato. Le regole della città sono completamente nuove e un'ape regina locale, Malvina Monroe (Maya Rudolph), fa sentire Giselle più fuori posto che mai. Frustrata dal fatto che il suo "e vissero per sempre felici e contenti" non sia stato così facile da raggiungere, si rivolge alla magia di Andalasia per chiedere aiuto, trasformando accidentalmente l'intera Monroeville in una fiaba e mettendo a rischio la felicità futura della sua famiglia. Ora Giselle deve affrontare una corsa contro il tempo per annullare l'incantesimo e scoprire cosa significhi davvero "e vissero felici e contenti".
Un ritorno non "con Amy Adams, ma per Amy Adams"
Uno dei grandi ostacoli da superare nel momento in cui si riprende tra le mani una storia elevata allo stato di cult come quella di Come d'Incanto è sicuramente quello di rimanere fedeli all'essenza di partenza, senza per questo scadere in una reiterazione ridondante del racconto. Il tutto sta, cioè, nel trovare un giusto equilibrio tra un continuo della storia, e una coerenza di partenza. Un ritorno atteso, ma anche temuto, affrontato da Amy Adams con quella stessa gioia che tanto caratterizza la sua Giselle, come sottolinea anche il produttore Barry Josephson: "Come per disincanto è stato un ritorno pieno di gioia. Amy non vedeva l'ora di vestire di nuovo i panni di Giselle. Poi è arrivato il regista Adam Shankman, e ci siamo ritrovati tutti nella stratosfera; grazie a lui abbiamo potuto infatti vantare la presenza dello sceneggiatore Richard LaGravenese il quale ha portato la storia a un altro livello. Il risultato finale è così un mix perfetto tra commedia, gioia, e un pizzico di dramma. Ovviamente tutto parte da Giselle, dai suoi progressi, i prevedibili cambiamenti e dilemmi interiori. È una vera e propria ripartenza, sia per la protagonista, che per il resto dei personaggi, elementi imprescindibili per donare freschezza a questo sequel. Un sequel nel quale la musica ha un ruolo ancora più d'impatto".
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Cantala ancora Giselle
Un musical non sarebbe tale senza quell'alchimia perfetta tra brani cantati, e conversazioni pregne di sentimento ed emozioni. Un'altalena vocale continua, dove le labbra non stanno mai ferme, ma impegnate a tradurre in musica le parole, e le parole in emozioni. Come d'incanto era sì un musical, ma aveva puntato il proprio successo su un impiego peculiare della componente musicale nei panni di elemento parodistico e di rottura della tradizione disneyana. In un mondo come quello dei grandi classici di animazione, dove il flusso dei discorsi viene interrotto da brani musicali entrati di diritto nell'immaginario collettivo, Come d'incanto ironizza sulla loro compresenza, senza per questo recidere i legami con il passato. Il risultato è un abbraccio intenso tra dialoghi e canzoni attraverso i quali lo spettatore ottiene un'immagine di insieme circa i caratteri di ogni singolo personaggio e le emozioni che sostengono ogni scena. Un equilibrio che non solo fa il proprio ritorno, ma viene addirittura enfatizzato anche in Come per disincanto.
Quanto sia importante la musica in questo sequel lo sottolinea anche il produttore dell'opera quando afferma "bisogna ringraziare Adam perché nessuno come lui ha compreso l'importanza degli elementi musicali circa la crescita e la maturazione di ogni singolo personaggio". "Ovviamente questo secondo capitolo non avrebbe senso di esistere senza Giselle" ci tiene a sottolineare il regista, Adam Shankan. "Come ho raccontato ai tempi al presidente della Disney, Sean Bailey, Giselle è molto più che una matrigna per Morgan; è un punto di riferimento per una figlia adolescente che probabilmente non crede più nella magia, ed è proprio da questo assunto che dovevamo partire. Ho desiderato per anni lavorare insieme ad Amy. Siamo amici, parliamo la stessa lingua da nerd, sia nel campo dei musical, che della Disney. E così a darmi la spinta per entrare in questo progetto è stata proprio questa necessità di non fare semplicemente un film CON Amy, ma PER Amy".
Ma un musical non sarebbe tale senza il suo compositore e Come per disincanto si avvale di una delle penne più iconiche della tradizione cinematografica come Alan Menken, autore di musiche di capolavori come La sirenetta e Aladdin. Ma come ha affrontato questo nuovo progetto?
"Diciamo che io e Stephen Schwartz (l'autore dei testi, nda.) abbiamo voluto comporre in nome di ogni singolo personaggio e delle loro sottotrame. Ovviamente, abbiamo dovuto mantenere un rapporto stretto con il primo Come d'incanto, perfetta mescolanza tra un'animazione classica, e il live action. E davanti a un'opera del genere, la colonna sonora non sta a guardare, ma è chiamata ad adattarsi a quel nuovo mondo in cui Giselle è stata lanciata. La musica, sia prima, che adesso, è sempre stata parte integrante del mondo di Giselle, sebbene il "vissero felici e contenti" non è più una certezza, soprattutto nel momento in cui si ritrova a vivere nel nostro mondo, ed è proprio partendo da questa discrepanza che mi è stato permesso di scrivere nuove musiche".
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Un ritorno a casa
Ritornare nei panni di Giselle per Amy Adams è stata tutta una questione di evoluzione; la stessa che ha caratterizzato il suo personaggio nel primo film, e soprattutto, in questo tanto atteso ritorno. "Sappiamo che ciò che caratterizza. Giselle in Come di'Incanto è la sua evoluzione personale. Per me era dunque interessante scoprire a che punto della sua maturazione si trovasse adesso la mia Giselle, dopo dieci anni. Si tratta di un processo attraverso il quale il mio personaggio ha potuto imparare a credere nei suoi sentimenti, senza per questo perdere quella purezza e ingenuità che tanto la caratterizzano. Il mio intento era dunque quello di mantenere intatto tutto ciò che amavo della Giselle del primo film. Tornare nei suoi panni dopo 15 anni è stato bellissimo, ma nulla sarebbe stato lo stesso se non avessi avuto al mio fianco non solo i miei fedeli compagni di avventura, ma anche dei nuovi arrivati capaci di portare ulteriore gioia a questo progetto".
Ma parlando di evoluzione, forse nessuno come il personaggio di Idina Menzel ha conosciuto un arco evolutivo netto e drastico nel corso del primo film: "Il mio è stato un bel cambiamento devo dire. La mia Nancy è passata dal vivere in una New York cinica, a questo mondo fatato e colorato. Più che una sfida, devo dire che ritornare a interpretare Nancy per me è stato un viaggio bellissimo e parecchio facile da affrontare, nonostante continuassi a chiedere ad Adam quanto del mio accento newyorkese dovessi mantenere, e quanto il trasferimento ad Andalasia abbia impattato sul mio personaggio. Ma poi mi sono messa il corsetto e tutto è andato liscio come l'olio".
E come Idina, anche il personaggio di Patrick Dempsey non sembra divergere molto da quello che abbiamo imparato ad amare nel primo Come d'Incanto. Una riproposizione caratteriale confermata dallo stesso attore: "Il mio personaggio è più o meno lo stesso. Deve giusto superare gli ostacoli dell'essere di nuovo padre, imparando a bilanciare il tutto, soprattutto quando viene catapultato nel nuovo mondo modellato dal desiderio di Giselle. È stato un viaggio bellissimo, e devo ammettere che mi sono divertito tanto anche a cantare e a ballare. Imparare a modulare la propria voce e apprendere le coreografie era qualcosa del tutto nuovo per me, ma questo non mi ha impedito dal divertirmi tantissimo. È stato bello far parte del mondo delle fiabe, sebbene per un tempo limitato. Ero un po' spaventato all'inizio, soprattutto perché mi trovavo lontano dalla mia solita comfort-zone, ma quando sei supportato da un team fantastico come questo nulla può andare storto".
Ma per ogni grande e atteso ritorno, c'è un nuovo arrivo pronto a sconvolgere gli equilibri e rubare l'attenzione del proprio pubblico. E il nome di Maya Rudolph aggiunge magicamente un ulteriore livello di attesa, forte della carica comica e irresistibile imprevedibilità che una tale interprete porta con sé sul set. "Sebbene io abbia avuto già l'occasione di cantare in passato", confessa la stessa Maya, "non c'è nulla di paragonabile a questa esperienza. E poi, come ha detto Amy, ci siamo divertiti tutti. Mi sono allenata tutti i giorni, neanche mi stessi preparando per una maratona, dividendomi tra prove di danza, canto, sessioni di registrazioni e riprese sul set, e ogni giorno è stato fantastico. Personalmente si tratta di un sogno diventato realtà. Non riesco a trovare parole miglior di queste per descrivere questa esperienza. È come se il sogno della piccola Maya di far parte di un musical è finalmente diventato reale".
E ad accompagnare Maya in questo viaggio pieno di desideri e sogni, c'è anche Gabriella Baldacchino che riprende il ruolo che fu di Rachel Covey: "Penso che non ci sia concetto migliore per descrivere questa esperienza del 'sogno divenuto realtà'. Far parte di un qualcosa del genere non solo è stato anche per me la realizzazione di un sogno, quanto un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Quando ero piccola Come d'Incanto era il mio film preferito, quindi mi piace pensare a come quella piccola Gabby avrebbe reagito alla notizia che avrebbe fatto parte di questa famiglia; probabilmente sarei svenuta, soprattutto per l'opportunità di cantare brani composti da talenti come Alan Menken e Stephen Schwartz. Per non parlare di Barry, il quale mi ha insegnato così tanto durante le riprese da farmi sentire un'allieva che segue una sua master-class da tenersi sul set".
Sebbene il ruolo affidato a Gabriella non fosse inedito, l'interprete destinata a ridare vita a Morgan fa parte di un nuovo processo di ricerca, attento e volto a trovare il giusto volto per donare vitalità e congruenza a un rapporto umano profondo come quello tra un'adolescente e la sua nuova mamma. Ma Adam non ha avuto dubbi circa questa giovane attrice: ritrovatosi davanti a Gabriella nel corso dei vari casting, si rese conto immediatamente che era lei la nuova Morgan. Un processo apparentemente semplice, come semplice è stato chiamare a sé vecchi e nuovi interpreti, da Maya Rudolph a Jayma Mays, fino a Oscar Nuñez, il quale ricorda la sua esperienza in termini molto simpatici: "Adam mi ha chiamato e mi ha chiesto di partecipare a questo progetto. Ho portato sul set tutta la mia famiglia. Mentre aspettavamo di girare, vedevo Amy (che vi ricordo ha fatto parte del cast di The Office per qualche puntata) così felice che cantava e si girava verso di me con questo bellissimo sorriso stampato in faccia. Non sono molto presente nel film, ma va bene così, dopotutto non volevo troppo sovraespormi con il mio talento canoro e da provetto ballerino, con il rischio di mettere troppo in ombra Amy"(ridono).
Ma come hanno reagito le altre new-entry alla notizia di far parte del film Come per disincanto? Jayma Mays (che interpreta Ruby, il braccio destro di Malvina Monroe) confessa che "dopo aver ottenuto la parte ho pensato, ok ora posso anche ritirarmi. Ero una grandissima fan del primo film e non potevo crederci di essere qui adesso". Della stessa lunghezza d'onda anche Yvette Nicole Brown, la quale aggiunge: "Abbiamo passato un periodo bellissimo insieme. Anche io ero una grande fan del primo Come d'Incanto, infatti voglio raccontarvi questo aneddoto, che forse ho già raccontato in precedenza. La mia amica, Marilyn Sue, interpretava l'autista del pullman nel primo film, e io ero così contenta per lei, ma allo stesso tempo mi dispiaceva non essere anche io sul set e far parte di quel progetto. Invece guardatemi adesso! 15 anni dopo mi ritrovo a far parte di questa famiglia, e sono costretta, a volte, a darmi un pizzicotto per rendermi conto che non sto sognando, ma è tutto vero".
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Come per disincanto nel corso del Covid
Ma realizzare un film come questo, per quanto magico fosse, significava dover affrontare un pericolo molto più grande di un desiderio mal realizzato, come il Covid. Un ostacolo affrontato con il sorriso sulle labbra, nonostante la paura e i drammi personali. Già, perché come ricorda il regista, "abbiamo portato a casa questo film in un periodo estremamente difficile. Eravamo tutti insieme in questa magica bolla in Irlanda, poco prima che la campagna dei vaccini avesse inizio. Per quanto dura, questa esperienza ci ha avvicinato ancora di più, unendoci come gruppo". Fortunatamente, ritrovarsi isolati dal resto del mondo, come se fossero imprigionati in un universo parallelo, ha avuto un riscontro positivo un po' per tutti i membri del cast. Lo sottolinea Maya Rudoph quando, ripensando a quel periodo, ricorda "aver girato in Irlanda è stata un'esperienza magnifica. Con me c'era tutta la mia famiglia, e insieme abbiamo passato dei momenti bellissimi. Per non parlare del burro, una delle cose che più mi manca dell'Irlanda. Scherzi a parte, siamo stati fortunati a ritrovarci tutti insieme in un paese come questo, soprattuto quando il resto del mondo si sentiva così in pericolo, mentre noi ci sentivamo ultra-protetti. Questo anche grazie agli abitanti di un paese che ti fa sentire amato, accolto e libero di esprimerti".
Un periodo difficile, che ha messo a dura prova un po' tutti, soprattutto Yvette Nicole Brown, che proprio per il Covid ha perso la mamma. Un colpo duro per l'attrice, alleviato dalla vicinanza dell'intero cast, come vuole sottolineare lei stessa nel corso della conferenza stampa. "A questo proposito vorrei approfittarne e prendermi cinque minuti per ringraziarvi tutti. Come molti di voi già sanno, ho perso mia mamma nel corso delle riprese. Era un sabato quando mia madre se ne è andato, e ho passato tutta la domenica con Adam e il nostro coreografo, i quali mi hanno portato a una fiera che si tiene poco lontano ogni fine settimana. Come Patrick, molti mi hanno anche chiamata, mentre altri mi hanno fatto sentire il loro supporto in un modo o nell'altro. Maya mi ha addirittura presa e fatta restare a casa sua per una settimana. Devo ringraziarvi tutti per avermi fatto sentire il vostro amore e il vostro affetto, quindi colgo l'occasione per ringraziarvi tutti, anche a nome di mia mamma".
Musicare le citazioni
Nonostante gli ostacoli e quella bolla che ha avvolto il mondo oltre lo schermo, Come per disincanto compie la sua magia, resettando a zero la paura, e accogliendo tra le sue braccia il proprio spettatore, in un ritorno a casa durato 15 anni. Un legame solido, impossibile da recidere, con un precedente ingombrante, talmente impattante nella storia personale di ogni singolo spettatore, che nella storia della Disney, che era impossibile ignorare. Un'importanza da non sottovalutare anche perché, come ricorda Adam Shankman, "credo che per la prima volta in una produzione live-action, la Disney abbia deciso di prendersi in giro e rivestire ogni scena di citazioni. Lo abbiamo fatto prima, e lo rifacciamo anche adesso. Non solo riprendiamo i tropoi del primo capitolo, ma anche della storia della Disney stessa. Tenete quindi gli occhi bene aperti quando la cittadina in cui si trasferiscono Giselle e Robert si trasforma in un paese delle fiabe. Lo specchio, ad esempio, è quello di Biancaneve, i vestiti di Jayma e Yvette sono ripresi da quelli delle sorellastre di Cenerentola, Pip si trasforma nel gatto Lucifero. Anche le musiche presentano dei rimandi a qualche classico dell'animazione (si pensi al brano cantato da Idina che cita sottilmente il 'Let it go' di Frozen, con un tocco di 'Defying Gravity', dal musical Wicked). Quando hai un autore come Stephen e un compositore come Alan a occuparsi dei brani, sei in mani sicuri. È un talento unico il loro, capace allo stesso tempo di vestirsi di citazioni e omaggi al passato".
Era il 21 novembre del 2007 quando Giselle faceva irruzione nelle vite degli spettatori, con la stessa spinta rivoluzionaria con cui sconvolse le vie di New York. Una ventata di aria fresca, cinematograficamente parlando, con un'opera dalla tecnica mista capace di conquistare il proprio pubblico e lasciarsi conquistare a sua volta. Un successo forse inaspettato, ma che sicuramente ha segnato una pietra miliare in chi a quel progetto ha fatto parte, e chi si trovava dall'altra parte dello schermo. "Mi resi subito conto di quanto avrei amato Giselle e il suo spirito" afferma a tal proposito Amy Adams, aggiungendo: "Ci siamo buttati in questa avventura senza sapere a cosa andassimo incontro e come avrebbe reagito il pubblico. Ricordo che alla prima a Londra ero pervasa da questo timore che gli spettatori non fossero in grado di condividere il nostro stesso sentimento. Poi è partita 'Happy Working Song' e qualcosa è scattato, e ho finalmente percepito che il pubblico aveva colto lo spirito dell'opera, il suo ottimismo. Questo film è stato una svolta nella mia carriera, e sono così contenta che il sequel si sia presentato in questo stadio della mia vita. Per quanto mi riguarda, credo che Giselle non mi abbia mai lasciato. Era solo in attesa di riuscire fuori".