Nel gennaio del 2021, CODA - I segni del cuore conquistava gli avventori del Sundance, portandosi a casa il premio del pubblico, il Grand Jury Prize e il riconoscimento per la regia nel concorso drammatico americano, e un premio speciale per il cast. I primi segni di una storia capace di raggiungere un bacino d'utenza notevole, come effettivamente è stato in occasione dell'ultima notte degli Oscar 2022, durante la quale l'opera prima di Sian Heder ha vinto tre premi: Miglior Sceneggiatura Non Originale, Migliore Attore Non Protagonista, e Miglior Film, quest'ultimo un riconoscimento epocale poiché è la prima volta che va a un titolo prodotto o acquistato da una piattaforma streaming (Apple TV+). In occasione dell'uscita in sala in Italia (dove era già disponibile su Sky), abbiamo voluto cercare di capire come si è arrivati a quel grande trionfo inatteso.
Imparare dagli errori passati
Al netto della categorizzazione agli Oscar, non sono molti quelli che hanno visto Coda - I segni del cuore sapendo che si tratta del remake di un film francese, La famiglia Belier, di cui riprende pedissequamente la trama modificando solo alcuni dettagli (in particolare la professione della famiglia). O, se lo sapevano, partivano dal presupposto che il rifacimento fosse abbastanza diverso, dato che la stessa Sian Heder ha sottolineato l'importanza di adattare la storia al contesto statunitense. E questo non solo a livello puramente narrativo: la carica di novità sta infatti nella scelta di far interpretare i tre parenti non udenti della protagonista (che fa parte della comunità CODA, Child of Deaf Adults, i figli di genitori sordi) ad attori che quella disabilità ce l'hanno davvero, con la madre interpretata da nientemeno che Marlee Matlin, attrice sorda per antonomasia. Una svolta di non poco conto rispetto al prototipo transalpino, dove i genitori di lei erano invece star francesi che l'udito ce l'hanno ancora.
Ecco, questo dettaglio fa la differenza in un ambito audiovisivo, soprattutto statunitense, dove si comincia a tenere conto delle limitazioni per attori disabili o appartenenti a minoranze di vario genere: se si tende a relegarli a ruoli legati a quei mondi, sarebbe anche logico dare loro la precedenza quando quei ruoli si palesano. Una logica che la produzione di questo film, paradossalmente, non voleva seguire all'inizio: con l'eccezione di Matlin, prima persona scritturata per il progetto, i produttori non volevano altri attori sordi, salvo poi ripensarci quando la diretta interessata ha minacciato di abbandonare il progetto. Questo ha permesso a Heder, con la consulenza di Matlin, di entrare in contatto con professionisti come Troy Kotsur, la cui performance nei panni del padre lo ha trasformato in uno dei beniamini della stagione dei premi, consacrando il talento di colui che, per la particolare espressività con cui si serve del linguaggio dei segni, è noto tra i colleghi come "il Morgan Freeman degli attori sordi". Un notevole passo avanti, anche se la comunità sorda, pur contenta del casting, ha contestato diversi dettagli legati alla rappresentazione delle usanze dei non udenti (ereditati, va detto, dall'originale francese, altrettanto altalenante con la verosimiglianza).
Oscar 2022: dalla vittoria de I segni del cuore alla vergogna di Will Smith
Il piccolo film capace di crescere nel cuore del pubblico
Anziché puntare sulla classica strategia della campagna per la awards season che inizia a settembre, con i festival di Venezia, Telluride e Toronto, la Apple ha scelto di far crescere il film per tutto l'anno, sfruttando anche il quadruplo trionfo al Sundance: la storia della famiglia Rossi ha fatto il giro dei festival già a partire da giugno 2021, e ha continuato a farlo anche dopo essere stata resa disponibile in streaming su Apple TV+ il 13 agosto in quasi tutto il mondo (la grande eccezione è l'Italia, dove i diritti sono della Eagle Pictures). Ha gradualmente fatto breccia nel cuore del pubblico, e la Apple ha sapientemente puntato su poche ma buone categorie per i vari premi, scommettendo sugli attori, in particolare Kotsur, e su quella principale agli Oscar, dove in sede di nomination votano tutti i membri e non solo quelli appartenenti all'ambito pertinente. E ha puntato anche sul classico appeal di un racconto dallo stampo classico, pieno di emozioni e sincerità nonostante i mezzi limitati a disposizione, conferendogli un certo fascino da underdog in una corsa dominata da cineasti affermati come Steven Spielberg, Jane Campion e Denis Villeneuve.
Oscar 2022: candidati e pronostici per il miglior film
Lo stesso discorso vale per la piattaforma di appartenenza, ancora "piccola" nel mondo dello streaming: Apple TV+ al momento ha circa 20 milioni di utenti, contro il 220 milioni di Netflix o i 175 milioni di Amazon Prime Video, ed è quindi esente da considerazioni sulla concorrenza sleale della visione domestica contro quella cinematografica (ricordiamo che nel 2019, quando Roma era in corsa per gli Oscar, Spielberg propose che si modificasse il regolamento dell'Academy sulla durata minima della permanenza in sala, proprio per impedire a Netflix di essere eleggibile con film futuri). E molto probabilmente è proprio questa vittoria l'elemento decisivo per rendere più competitivo il servizio della Apple, dopo quasi due anni e mezzo di proposte interessanti ma penalizzate da una politica editoriale che non contempla un catalogo con titoli di terzi (salvo eccezioni legate agli Apple Originals). Le regole del gioco sono cambiate, e per cambiarle è servita una strategia più mirata, meno ambiziosa e - diciamolo - a tratti disperata come quella delle piattaforme più grandi.