A volte basta poco. Se abbiamo deciso di iniziare la nostra recensione di COBRA - Unità Anticrisi con questa frase è perché ci sembra perfetta per descrivere, sotto vari aspetti, questa nuova serie Sky Original, che verrà trasmessa a partire dal 18 giugno su Sky e NOW. Basta un evento fuori dalla nostra portata per scardinare le nostre certezze. Basta un incidente per cambiare definitivamente la vita di qualcuno. Basta una semplice premessa per dare avvio a una catena di conseguenze a cui badare. E basta anche un onesto e diretto prodotto seriale per intrigare e intrattenere durante i mesi estivi. Di questa serie inglese, già trasmessa in casa nel gennaio 2020 e già rinnovata per una seconda stagione, abbiamo avuto l'opportunità di vedere i primi quattro episodi (su sei totali), abbastanza per poter rassicurare gli amanti del genere. Ne parliamo meglio nei prossimi paragrafi, ovviamente senza spoiler.
La notte in cui cambiò Londra
C'è un'esplosione solare in arrivo. Lo sa bene il Primo Ministro Robert Sutherland, interpretato da Robert Carlyle, che ha già disposto il suo Capo di Gabinetto Anna e l'intera commissione COBRA, una squadra composta dagli esperti e dalle personalità più importanti del governo, a prevedere e risolvere in anticipo i possibili danni. L'esplosione, però, avviene in maniera più dura del previsto, lasciando gran parte dell'Europa senza elettricità e causando disagi non solo economici, ma anche sociali. Nel frattempo, la migliore amica della figlia del Primo Ministro muore per overdose durante una serata a base di droghe. Una tragedia che colpisce il privato di Robert (è stata la figlia a portare la droga) dando ai suoi avversari politici la possibilità di approfittare del particolare momento per rivoluzionare il governo. Pubblico e privato, COBRA - Unità Anticrisi unisce sapientemente le varie storyline dei protagonisti dando vita a un political drama che ricorda più il thriller. Perché, a causa del lungo blackout, l'intero Regno Unito rischia di dare avvio a una crisi sociale dove trovano spazio la violenza, gli estremisti, le vendette e l'anarchia. Una cosa è certa: non sarà facile per il Primo Ministro riuscire a rimanere in piedi.
Una serie di altri tempi
Lo si capisce sin dalle prime sequenze della serie: Cobra - Unità anticrisi non sembra provenire dalla serialità contemporanea. C'è una piacevole sensazione di assistere a una storia di finzione tipica di certi film catastrofici degli anni Novanta, ma ben ancorata a quella dimensione televisiva che ormai poche serie cercano. In un'epoca in cui si parla spesso di "cinema in televisione" per sottolineare la spettacolarità e una grandeur epica sul piccolo schermo, COBRA - Unità Anticrisi sembra fiera di essere un prodotto televisivo. Potrebbe sembrare un difetto non di poco conto (e forse qualche spettatore potrebbe non apprezzare) ma non si può fare a meno di notare come ci sia una sorta di leggerezza e semplicità nell'affrontare episodi da poco più di 40 minuti l'uno, con un ritmo alto e una buona dose di tensione e con una narrazione molto asciutta. Forse sta proprio qui parte del fascino di una serie che sembra andare controcorrente, facendo riscoprire un piacere della visione che solo le opere di genere sanno regalare. Perché per appartenere al genere (in questo caso il thriller un po' catastrofico e un po' politico) occorre innanzitutto parlare allo spettatore, regalargli del sano intrattenimento anche sacrificandone la portata più aulica. Se vogliamo premiare COBRA - Unità Anticrisi lo facciamo proprio per come capovolge i propri limiti. D'altronde l'abbiamo detto: a volte bastano semplici elementi per portare a casa il risultato.
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Whitehall e il mondo
E sì che la serie non è così banale come può apparire a una prima visione. È chiaro che, involontariamente, dopo un anno e mezzo di emergenza alcune dinamiche presenti negli episodi ricordano certe situazioni che abbiamo provato sulla nostra pelle. Perché, nel raccontare una crisi politica, economica e soprattutto sociale, la scrittura del creatore Ben Richards si concentra sulle derive estremiste che possono davvero accadere. Ecco allora trovare spazio, a causa di malcontenti, la rabbia sociale, l'istigazione alla violenza, l'anarchia caotica e le più becere derive razziste. Più importante dei giochi di potere e degli intrighi che avvengono tra le fila dei partiti e delle personalità politiche a Whitehall, l'attenzione di COBRA - Unità Anticrisi sembra quindi posarsi sul concetto di unione e fragilità. Come un'esplosione solare, che appare così distante nello spazio, possa incidere sul nostro mondo. Come l'improvvisa mancanza di ciò che si dà per scontato sia in grado di trasformarci in mostri. È quando manca connessione che il mondo va in frantumi. Un blackout che non è solo quello della città, ma del lume della ragione. Sono anche i momenti più interessanti di una serie che, nonostante un cast visivamente azzeccato ma che non risulta memorabile, è più interessata alla storia e al coinvolgimento viscerale che alla tecnica e allo stile.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di COBRA – Unità Anticrisi soffermandoci una volta di più sui pregi di una serie che non si distingue per prestazione attoriale o virtuosismi tecnici per prediligere del sano e semplice intrattenimento. La serie coinvolge sin dalla prima sequenza, mantiene un ritmo piuttosto elevato e sa creare la giusta dose di tensione. Coinvolgendo i personaggi in una battaglia su due fronti (pubblico e privato), COBRA – Unità Anticrisi ha il sapore della perfetta serie estiva senza troppe pretese, ma che, grazie agli sviluppi che racconta, è capace di rivolgersi al pubblico contemporaneo e parlare un po’ del presente.
Perché ci piace
- Il ritmo elevato che sa costruire una tensione sempre maggiore: l’appassionato del genere apprezzerà.
- La serie affronta alcune tematiche contemporanee quali le fragilità dell’equilibrio sociale.
- Non perde mai di vista l’intento principale: intrattenere il pubblico con semplicità facendo televisione d’altri tempi.
Cosa non va
- La dimensione televisiva potrebbe scontentare qualche spettatore che vorrebbe una spettacolarità maggiore.
- Nonostante un buon cast, le interpretazioni non spiccano, così come mancano momenti memorabili o uno stile di regia capace di sorprendere.