Che cosa sta succedendo a Daniel San e Johnny Lawrence? Che cosa sta succedendo a Samantha e Robby, le punte di diamante del loro dojo, il Miyagi Do? Arrivati al momento clou sognato per anni, il torneo internazionale Sekai Taikai, i sensei e i loro allievi sembrano perdersi. E così Cobra Kai, una delle serie più amate e seguite degli ultimi anni, arrivata ad un passo dal gran finale, sembra aver perso se stessa, quel tono unico che l'aveva fatta diventare una serie cult. Cobra Kai 6, Parte 2, arrivata su Netflix, con altri 5 episodi della stagione finale, in attesa degli ultimi 5, che vedremo a febbraio. E qualcosa, nello show sembra non funzionare più. O meglio, alcuni dei difetti che aveva sembrano essere qui accentuati e presenti tutti insieme.
I nostri ragazzi, dunque, sbarcano a Barcellona per il torneo internazionale che tanto stavano aspettando. Non siamo a Los Angeles, per una volta. Era già successo di lasciare la California, in Karate Kid II, ma era un viaggio motivato: Daniel San e il Maestro Miyagi erano andati a Okinawa, la città natale del sensei, dove avevano trovato le radici del karate e della storia del maestro giapponese. Qui Barcellona, a livello narrativo, è una città come un'altra: l'occasione per una trasferta (un po' come Roma per Emily In Paris) e per girare qualche immagine da cartolina. Tra cui una sequenza di allenamento in città, che riprende un classico come Rocky, che in prodotti come questi ci sta sempre bene.
Il Sekai Taikai: il gran finale
Ma dove eravamo rimasti? È arrivato il momento del Sekai Taikai, il torneo di karate più importante del mondo, dove il Miyagi Do arriva con Samantha LaRusso (Mary Mouser) e Robby Keene (Tanner Buchanan) come capitani. Robby, però, è completamente fuori fase: la sua ragazza, Tory Nichols (Peyton List), tentata da John Kreese, è passata al nemico, il nuovo Cobra Kai. E ha anche lasciato Robby. Così, Samantha ritroverà ancora Tory da avversaria. I ragazzi scoprono che, al di là del Cobra Kai, c'è un dojo ancora più forte, gli Iron Dragons. E Daniel LaRusso (Ralph Macchio) che il Maestro Miyagi non era quello che conosceva.
Si torna al passato, ai cattivi bidimensionali
In qualche modo, in Cobra Kai 6, parte 2 si torna al passato, a quei film degli anni Ottanta in cui i buoni erano buoni e i cattivi erano cattivi. I personaggi sfaccettati, quelli che ribaltavano gli stereotipi dei film della saga, ci sono ancora, ma hanno compiuto la loro crescita e ora sono tutti dalla stessa parte. Nel dojo Cobra Kai, i ragazzi sono di nuovo i villain bidimensionali com'erano ai tempi del giovane Johnny Lawrence, senza storia e approfondimento, senza un background, solo fondamentalmente... dei perfetti stronzi. Tra i cattivi l'unico personaggio davvero vibrante e sfaccettato è Tory, sin dall'inizio uno dei caratteri scritti meglio: orfana, così scossa dalla vita che si fida solo di se stessa. Cattiva per destino, cattiva perché non ha altre possibilità. La sua storia, unita alla presenza scenica di un'attrice che buca lo schermo, la rendono uno dei personaggi chiave.
Il legacy sequel ha esaurito le cartucce
Nel frattempo, Cobra Kai, ottimo esempio di legacy sequel declinato nella serialità, ha esaurito le cartucce del fan service, dopo aver riportato in scena Kreese, Kumiko, Chozen, Silver e la Ali Mills di Elisabeth Shue, più vari personaggi minori. Non resta che riproporre il recupero di alcuni personaggi storici, anche se di alcuni non sa cosa farsene: Chozen, ad esempio, viene relegato prima al lato comico della storia, e poi a una fugace rom-com.
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Quei confusionari momenti collettivi
Mettiamoci anche il fatto che la formula del torneo Sakai Taikai è più cervellotica e astrusa di quella della nuova Champions League, e capirete perché la seconda parte della stagione finale di Cobra Kai stenti ad appassionare. Dove sono i duelli uno contro uno che hanno fatto la storia della franchise? Dov'è l'epica sportiva, la sfida dell'eroe prima di tutto con se stesso e poi con il suo avversario? La seconda parte di Cobra Kai 6 annega tutto il pathos e la crescita dei personaggi in confusionari momenti collettivi. Come nel finale di questa seconda parte, che riprende alcuni dei finali peggiori delle stagioni precedenti.
La bromance tra Daniel e Johnny
Questa penultima parte di Cobra Kai sembra aver perso quel tono così particolare, tra l'ironico e il dissacrante, parlando di cose serie, che aveva connotato così bene la serie. Qui si passa troppo spesso da un eccesso all'altro, da momenti di comicità becera, a momenti piuttosto tragici. Eppure basterebbe poco: basterebbero di più di quei momenti in cui Daniel e Johnny si guardano negli occhi e, dopo aver litigato, si intendono. La bromance tra i due è una delle chiavi della serie e speriamo che il finale la riporti al centro. Basterebbe dare più spazio a Miguel Diaz (Xolo Mariduena), tra i personaggi giovani quello che ricorda di più il giovane Daniel del primo Karate Kid.
Forse Cobra Kai è durata un po' troppo
Sì, forse Cobra Kai è durata un po' troppo. Non tanto per le potenzialità di crescita dei personaggi, ma per la possibilità di dipanare sorprese e citazioni che fanno parte della legacy della saga. In questo senso, l'apice è stato raggiunto dalla stagione 3, quella che riportava in scena Elisabeth Shue, e dalla 4. Ora, recuperato tutto il recuperabile, non resta altro che il caro vecchio Maestro Miyagi di Pat Morita. Che però non è più in vita... In ogni caso questa è solo la parte centrale dell'ultima stagione. Mancano ancora 5 episodi. E Cobra Kai potrebbe ancora ribaltare il risultato e stupirci come il giovane Daniel San nell'ultima scena di Karate Kid, con un finale degno del colpo della gru.
Conclusioni
Arrivata a un passo dal gran finale, Cobra Kai, nella stagione 6 parte 2, sembra perdersi come si perdono i suoi protagonisti: quel mix di ironia e dissacrazione è meno presente, si stenta a trovare il tono giusto, e il gioco di citazioni sembra essersi esaurito. Rimangono i personaggi a cui si vuole bene, e che aspettiamo si riscattino nella terza parte.
Perché ci piace
- Quando Daniel e Johnny sono in scena insieme, la storia decolla
- Ai personaggi principali ormai siamo affezionati e rivederli è un piacere
- Il mondo anni Ottanta di Karate Kid è sempre piacevole...
Cosa non va
- ...ma gli omaggi ai film originali ormai sono esauriti e si rischia di ripetersi
- Si torna agli anni Ottanta anche per certi cattivi bidimensionali e poco approfonditi
- Quando tutto viene buttato in rissa si rischia di vanificare il lavoro che è stato fatto su personaggi e storie