Capita di tanto in tanto di essere in difficoltà nell'assegnare un voto a un film, di sintetizzare in un numero un discorso più ampio. Vi anticipiamo che sarà così anche in questa recensione di Club Zero, perché la sensazione è che l'apprezzamento del nuovo lavoro di Jessica Hausner, presentato in concorso al Festival di Cannes 2023, richieda l'entrare in sintonia con l'approccio scelto dalla regista, solita realizzare opere che sfidano e mettono alla prova i propri spettatori. Una sintesi difficile, quella nel mero numero a fine pagina, perché nasce dall'esigenza di sintetizzare pro e contro di un film che tradisce l'urgenza dell'autrice nel comunicare un tema, ma risente del non essere riuscita a metterlo del tutto a fuoco.
Un'insegnante manipolatrice nella trama di Club Zero
La storia di Club Zero prende le mosse dall'arrivo di Miss Novak nel team di insegnanti di una scuola prestigiosa e frequentata da ragazzi di famiglie benestanti, per tenere una classe dedicata alla consapevolezza alimentare. Sin da subito emerge l'attenzione dei ragazzi per il tema in sé e per le sue ripercussioni sociali e politiche, che la nuova insegnante sfrutta per indirizzarli verso nuove abitudini alimentari, convincendoli che arrivare a mangiare meno sia salutare, andando verso l'istituzione del "Club Zero" del titolo nella disattenzione generale, sia degli altri insegnanti che di gran parte dei genitori.
La consapevolezza, ma fragilità, dei giovani
La prima sequenza del film di Jessica Hausner è significativa: un cerchio di sedie con gli studenti della classe della Novak, una carrellata sui ragazzi che uno per volta esprime le proprie motivazioni nello scegliere quel tipo di corso, dalla volontà di consumare meno carne per il bene del pianeta all'accusa per l'industria del cibo e gli sprechi del mondo occidentale, fino all'onesta e inevitabile esigenza di mettere da parte crediti scolastici. Un terreno fertile su cui può far presa la sicurezza e pacatezza della Miss Novak di Mia Wasikowska, evidenziando una riflessione interessante sulla fragilità dei più giovani e sulla conseguente responsabilità di chi li deve guidare ed educare, sia nella materia specifica di propria competenza che nelle delicate fasi della loro crescita.
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Una ricetta con troppi ingredienti
È una delle riflessioni che la Hausner inserisce nel film, ma che rappresenta solo un corollario al tematica principale dei disturbi alimentari, insieme ad altre parallele come la difficoltà che hanno molti nel capire e credere alle verità inconfutabili e scientifiche, ma anche l'accusa e ironica presa in giro di una certa classe benestante, che sembra vivere in un mondo tutto proprio, una bolla che li isola ma non riesce a proteggerli.
L'urgenza è però quella di approfondire il tema dell'alimentazione, o almeno così ci è parso evidente guardando Club Zero: si nota la volontà e necessità della regista di insistere su questo aspetto che sta acquisendo sempre maggior importanza della società contemporanea. Ed è un peccato che le divagazioni verso altri spunti paralleli ad esso rischino di annacquarne l'efficacia e la potenza, spiazzando in negativo e distogliendo l'attenzione da quello che sarebbe potuto essere il vero cuore tematico del film.
Conclusioni
Come detto nella recensione di Club Zero, il nuovo film di Jessica Hausner mostra l’urgenza di affrontare un tema importante come quello dei disturbi alimentari, ma perde solidità nella costruzione nel voler aggiungere altre tematiche attuali che distolgono l’attenzione dal discorso principale del film. Tra pro e contro il bilancio è in pareggio, almeno per chi scrive, ma col rammarico di un’occasione sprecata di poter dire qualcosa di significativo sull’argomento.
Perché ci piace
- Mia Wasikowska, una Miss Novak misurata e in parte.
- La messa in scena ricercata della regista.
- L’importanza di un tema come quello dei disturbi alimentari…
Cosa non va
- … annacquato da altre tematiche che lo accompagnano ma senza essere sviluppate in modo adeguato.