Citadel è davvero un unicum nel panorama seriale contemporaneo. Un progetto che è partito nel 2023 con una serie ad altro budget con un cast stellare e la produzione affidata ai fratelli Russo, che hanno creato per Prime Video il loro universo narrativo condiviso. Questa volta niente supereroi, ma spie. Un genere che ben si presta ad un mondo espanso e tentacolare, che si snoda attraverso vari Paesi in giro per il mondo. Il primo ad avere questa responsabilità come spin-off è proprio l'Italia con Citadel: Diana, dal 10 ottobre tutta disponibile in piattaforma coi suoi sei episodi.
Tra Manticore e Citadel Italia
Quella di Citadel: Diana è la storia di Diana Cavalieri (Matilda De Angelis, convicente, reggendo tutto sulle proprie spalle), una giovane spia che lavora in Manticore e che forse sta facendo il doppiogioco per Citadel. Siamo nel 2030 a Milano, dove il Duomo è visibilmente distrutto e militari e polizia hanno presidi ovunque in giro per la città. La conosciamo in medias res, nel mezzo di una missione finita male, e quindi autori (Gina Gardini e Alessandro Fabbri) e regista (Arnaldo Catinari) vogliono farci capire subito di che pasta sono fatte la serie e la sua protagonista. Non siamo dalle parti né delle fiction né degli altri prodotti in streaming nostrani, ma si cerca di alzare l'asticella il più possibile. Presto scopriamo anche il passato di Diana: un trauma nel passato che l'hanno portata a diventare l'agente che è oggi con un salto temporale avanti ed indietro che ricorda molto la struttura del Citadel originale. Del resto, otto anni possono cambiare tutto.
Citadel: Diana, una spy story riuscita
A quel punto inizia una spy-story appassionante e coinvolgente, grazie soprattutto alla costruzione e all'approfondimento dei personaggi, che sono mossi come spesso capita nel genere spionistico da una vendetta personale oppure da una sorta di rivalsa, in cui sentimenti e razionalità creano un mix pericoloso. Accanto a Diana c'è la famiglia Zani (nominata nella serie madre), i rappresentati di Manticore Italia, ovvero il perfido boss Maurizio Lombardi (una conferma della sua bravura), la silenziosa moglie Julia (Thekla Reuten), dallo sguardo tagliente, e il figlio Edoardo (Lorenzo Cervasio, una bella scoperta da tenere d'occhio), idealista e allo stesso tempo progettista di armi all'avanguardia. Le loro strade si incrociano irrimediabilmente portando alla luce segreti del loro passato che avrebbero preferito mantenere sepolti.
Parallelamente conosciamo la famiglia di Diana, ovvero la sorella Sara (Giordana Faggiano), totalmente all'oscuro del suo lavoro, fonte di frequenti litigi tra le due, e Gabriele (Filippo Nigro) che l'ha addestrata per diventare un'agente col piede in due scarpe. Proprio come nel serial originale, qui i doppi giochi spesso diventano tripli e i colpi di scena non mancheranno fino alla fine, quando i pezzi del puzzle saranno più chiaramente incastrabili.
La componente action è analogica, come ha dichiarato lo stesso regista, e ne guadagna il realismo della storia, pur mostrando una tecnologia all'avanguardia e un setting che spesso non ci appartiene e che proprio per questo è soddisfacente vedere sullo schermo. Si prova a mettere continuamente in scacco lo spettatore ed a riflettere su una situazione geopolitica globale, a partire dai rappresentanti di Manticore Francia e Germania, Cecile Martin e Wolfgang Klein, che portano un misto di lingue a donare ulteriore realismo al racconto.
Un giorno da stunt con Citadel: Diana e Matilda De Angelis: "Mi sono addestrata con i migliori!"
Una programmazione anomala per la serie Prime Video
Quello che lascia perplessi di Citadel: Diana, oltre a qualche ingenuità di scrittura, sono i riferimenti ai cugini americani, presenti tra easter egg più o meno evidenti ma che avremmo voluto più incisivi per costruire un universo ancora più saldamente incastonato. A stupire è inoltre la programmazione: è evidente che sia stata scritta e pensata per una messa in onda settimanale, come Citadel, e che avrebbe continuato così a riempire le settimane in streaming fino a Citadel: Honey Bunny, lo spin-off indiano, in arrivo a dicembre.
Scegliere di pubblicare la stagione per intera denota, infatti, poca lungimiranza da parte della piattaforma. Perché non sfruttare al massimo i propri prodotti, invece di riconfermare quanto già fatto (in modo discutibile) com Mr. And Mrs. Smith (per restare in tema spy-story), nel quale era addirittura presente "la missione della settimana"? Certo è, che le modalità di release non inficiano di certo sulla qualità di Diana, che anzi continuiamo a lodare per il suo coraggio e per la sua spettacolare efficienza.
Conclusioni
Citadel: Diana è un interessante apporto dell’Italia al genere spy story, facendolo proprio e locale pur mantenendo la visione globale dei fratellI Russo, coi quali avremmo voluto qualche collegamento in più. Se l’originale era improntata sull’action e sulla perfezione scenica quasi asettica, qui si punta maggiormente sui rapporti tra i personaggi, senza però dimenticare la componente stunt estremamente curata. Un unicum nel panorama italiano che speriamo possa servire da lezione ad altri che si approcceranno alla serialità di genere. Matilda De Angelis guida un cast internazionale in parte, che conferma che, cambiando registro e ricercando i dettagli, si può fare qualcosa di (molto) buono anche da noi. Basta volerlo davvero.
Perché ci piace
- Matilda De Angelis riesce a reggere il progetto sulle proprie spalle.
- Maurizio Lombardi è una conferma di talento del nostro Paese, mentre Lorenzo Cervasio è da tenere d’occhio.
- La componente action al servizio dei personaggi (e non viceversa).
- La regia avvincente.
- La storia si inserisce bene nel progetto Citadel…
Cosa non va
- …ma avremmo voluto qualche riferimento in più.
- Qualche ingenuità di scrittura e recitazione su cui però soprassediamo volentieri.
- La programmazione non settimanale ci lascia perplessi.