Citadel, un'agenzia, un'idea, un progetto con tante incarnazioni diverse. Dopo la serie madre dello scorso anno e in attesa di Honey Bunny del mese prossimo, ha debuttato su Prime Video la componente italiano di questo progetto sfaccettato prodotto dai fratelli Russo, con protagonista Matilda De Angelis accanto a Lorenzo Cervasio, Filippo Nigro e Maurizio Lombardo.
E la serie, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Citadel: Diana, non sfigura rispetto alla capostipite americana, rivelandosi anche migliore per diversi aspetti: più attenta ai personaggi, più solida e fisica, pur seguendo inevitabilmente la stessa falsariga di intrighi e doppi giochi a sfondo spionistico. Ed è capace di regalarci anche alcune immagini potenti che possono restare nell'immaginario. Tutti aspetti di cui abbiamo potuto parlare nella nostra intervista con la protagonista De Angelis e il co-protagonista Lorenzo Cervasio, insieme al regista Arnaldo Catinari, che ci hanno raccontato alcuni elementi del dietro le quinte di questa produzione.
Tra attenzione ai personaggi e fisicità dell'azione
Una delle cose che ci ha colpiti fin da subito guardando Citadel: Diana è il tentativo di costruire dei personaggi credibili e sfaccettati, concentrandosi anche sulle dinamiche tra loro. "Fin dalle prime letture che abbiamo fatto abbiamo ci siamo chiesti come fare a far diventare questi personaggi veramente tridimensionali. Come fare a suscitare il massimo di empatia possibile da parte del pubblico" ci ha detto il regista Arnaldo Catinari, "È stata una delle linee guida del nostro racconto, concentrarci sulla vita di Diana e di tutto il mondo che le sta attorno."
Ma Diana non è solo un personaggio da approfondire, è anche una spia che deve entrare nel vivo dell'azione, una componente action che è stata realizzata con una evidente fisicità. "Le scene action sono assolutamente analogiche" ci ha spiegato ancora il regista, "e la nostra Diana ha preso un sacco di botte. Non solo lei, anche Lorenzo e gli altri del cast." E non è una cosa che capita di sovente, tanto che la stessa Matilda De Angelis ci ha tenuto a definirla "un unicum all'interno del panorama italiano" e della sua carriera, tanto da sperare "che possa dare il via, in qualche modo, alla rinascita di un genere che ci può tranquillamente appartenere se c'è il coraggio e la volontà di farlo accadere."
L'ambizione internazionale e l'impatto visivo
"È stato bello fare parte di un mondo così grande", ha detto ancora la protagonista, "ti fa veramente sentire di poter essere internazionale rimanendo nel tuo paese e credo che sia anche un onore in un qualche modo poter portare il proprio paese lontano dai cliché, lontano da una narrazione standard e farlo conoscere a tutto il resto del mondo sotto una nuova chiave, sotto una nuova luce. Quindi in questo senso secondo me è stata proprio un'esperienza unica." Un'evoluzione interessante e importante del mercato che queste grandi produzioni consentono, come sottolinea Catinari: "È come quando vai a fare un film in America, invece noi abbiamo avuto la nostra America in Italia."
Un'occasione sfruttata cercando di costruire qualcosa dal grande impatto visivo. Pensiamo all'immagine già iconica del Duomo distrutto, ai capelli così caratterizzanti della Diana di Matilda De Angelis, la posa evocativa del personaggio di Maurizio Lombardo: è stata una ricerca consapevole e voluta? "Sì, assolutamente" ha specificato Catinari, "volevamo fare qualcosa che si facesse notare e ricordare. Creare un mondo che sotto tutti i punti di vista fosse iconico. La parrucca di Matilda doveva diventare la corazza di questo personaggio e allo stesso tempo evocare la sua storia; il portamento di Maurizio doveva essere evocativo della sua storia e iconico per la figura che rappresenta. Bisogna rompere la quarta parete e avere qualcosa che il pubblico può riconoscere dopo due seconda che guarda la serie."
Citadel: Diana e l'iconografia delle spie
La Citadel italiana riprende quindi l'immaginario delle spie e lo traspone nel nostro paese con un'operazione intelligente e riuscita. Ma cosa la fa emergere nel ricco panorama di progetti spionistici che hanno accompagnato la storia del cinema e della televisione? "Il tratto distintivo può essere che l'action è prominente, ma è soprattutto guidata dai personaggi: sono le loro storie e l'emotività che hanno portato gli interpreti a fare la differenze. Vai a vedere qualcosa che non è solo intrattenimento e azione, ma ti aggancia perché è una storia fatta di personaggi ed emozioni". D'altra parte, da sempre, il pubblico seriale si affeziona ai protagonisti degli show che segue e curarli è la chiave per creare un'affezione fuori dal comune.