L'America degli anni Settanta ha sempre rappresentato, ben prima di Licorice Pizza, un costante punto di riferimento nel cinema di Paul Thomas Anderson. Ma non si tratta di un richiamo autobiografico, o perlomeno non solo di questo; del resto per Anderson, nato il 26 giugno 1970, l'età della 'formazione' è arrivata nel decennio successivo. È piuttosto una questione di cultura, di atmosfera, di immaginario: in fondo, certi luoghi e certe epoche talvolta sembrano appartenerci ben più di quelli in cui abbiamo vissuto realmente. E quando, sul finire degli anni Novanta, l'enfant prodige hollywoodiano ci dava le prime, fiere dimostrazioni del proprio talento, il suo legame con i Seventies appariva quanto mai evidente, così come l'amore per la New Hollywood e per i suoi maestri. Un amore che, tuttavia, Anderson non ha mai declinato in chiave di mera fedeltà filologica, ma come spunto da rielaborare in maniera personalissima.
Dai codici neo-noir dell'esordio Sydney alla San Fernando Valley di Boogie Nights (ambientato proprio a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta) e di Magnolia, dove si avvertiva più che mai l'influenza del nume tutelare Robert Altman, il cuore di Paul Thomas Anderson non ha mai smesso di battere per la New Hollywood, pur senza restarvi intrappolato. E così Vizio di forma, adattamento semi-impossibile del romanzo di Thomas Pynchon, è un film su quel periodo, ma con l'approccio frammentario tipico del postmodernismo. E nell'arco degli anni Settanta si sviluppa pure la vicenda di Gary Valentine (Cooper Hoffman) e Alana Kane (Alana Haim): lui, adolescente costretto a reinventarsi al precoce tramonto di una carriera d'attore mai davvero decollata; lei, fotografa ultraventenne impegnata a decidere che direzione dare alla propria esistenza.
La loro storia - d'amicizia, d'amore e di tanto altro - scorre in una Los Angeles assolata e bellissima, accompagnata dalle canzoni di Nina Simone, Sonny & Cher, Chuck Berry, Doors, Paul McCartney, David Bowie, Donovan, Gordon Lightfoot e Blood, Sweat & Tears; con quell'andamento ondivago, caotico, avvolgente che pare aderire al ritmo indefinibile della vita reale. Insomma, se anche voi vi siete lasciati conquistare dal fascino anarchico di Licorice Pizza, vi invitiamo a proseguire questa immersione negli anni Settanta con la visione di cinque grandi cult movie della New Hollywood, che per tematiche, spirito e suggestioni richiamano l'ultimo, splendido film di Paul Thomas Anderson...
Licorice Pizza, la recensione: amarsi un po' (di corsa)
1. American Graffiti
In ordine cronologico, il primo 'modello' a cui tornare dopo Licorice Pizza è probabilmente il coming of age per antonomasia del cinema americano degli anni Settanta, nonché un antesignano del filone dei teen-movie dello scorso mezzo secolo: American Graffiti, acclamata opera seconda scritta e diretta nel 1973 da un George Lucas non ancora trentenne. Ambientato in California nel corso di una serata del 1962, American Graffiti propone elementi quali la narrazione corale - i comprimari sono un gruppo di teenager al loro ultimo giorno delle vacanze estive - e la struttura "a blocchi", adottata anche in Licorice Pizza, per dipingere un affresco delle pulsioni giovanili, fra romanticismo e spensieratezza. Fra i nuovi talenti lanciati dal film di Lucas si distinguono future superstar del calibro di Richard Dreyfuss, Ron Howard ed Harrison Ford.
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2. Shampoo
Fra i registi di punta della New Hollywood, e oggi forse non sempre ricordati come meritano, non si può non citare Hal Ashby, i cui film hanno saputo esprimere appieno lo spirito culturale di quel decennio: dal dolce anticonformismo di Harold e Maude, in cui la dinamica dell'innamoramento per una donna più grande (come in Licorice Pizza) viene portato all'estremo, al dramma antimilitarista Tornando a casa. Ma la descrizione satirica di un sottobosco altoborghese e delle sue frenesie, che nel film di Anderson viene elaborata mediante le 'vignette' sui personaggi di Sean Penn (basato su William Holden) e di Bradley Cooper (il produttore Jon Peters), deriva direttamente da Shampoo, fra le commedie di maggior successo del decennio. Diretto da Hasby nel 1975, Shampoo è stato scritto e prodotto da Warren Beatty, protagonista nei panni di un seducente parrucchiere di Beverly Hills che, nella "notte elettorale" del 1968, è testimone (e complice) di crisi, follie e infedeltà delle sue facoltose clienti.
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3. Nashville
Se c'è un regista che ha costituito una costante fonte d'ispirazione per Paul Thomas Anderson, questi è senz'altro il mitico Robert Altman: dagli echi altmaniani di opere corali quali Boogie Nights e Magnolia alla partecipazione sul set di Radio America, fino alla dedica al maestro ne Il petroliere, Anderson può vantare un legame strettissimo con il cineasta di Kansas City. E certe atmosfere di Licorice Pizza, dal sottofondo 'politico' che si intromette nelle storie dei personaggi ad alcune pennellate di ordinaria follia (le file di auto bloccate), riportano alla mente il capolavoro per antonomasia di Altman, Nashville. Uscito nelle sale nel 1975, Nashville racconta le cinque giornate di un festival della musica country nella città eponima intrecciando i percorsi di ben ventiquattro personaggi, attraverso i quali delinea un ritratto composito e inquietante dell'America degli anni Settanta, dei suoi falsi miti e delle sue contraddizioni.
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4. Taxi Driver
Tutta la sezione finale di Licorice Pizza vede Alana partecipare al comitato elettorale di Joel Wachs (interpretato da Benny Safdie), membro del Consiglio Comunale di Los Angeles: un candidato a cui la ragazza guarda come una personificazione di ideali che la coinvolgono profondamente. E non si può non cogliere il parallelismo fra queste scene e la Betsy di una leggiadra Cybill Shepherd in Taxi Driver, anche lei volontaria in una campagna elettorale, della quale si invaghisce il Travis Bickle di Robert De Niro. Come toni e intenti, il capolavoro di Martin Scorsese del 1976 appare molto distante dalla nuova pellicola di Anderson: eppure, la densa sottotrama sull'attivismo politico di Alana pare ricalcata proprio su Taxi Driver, con alcuni singoli momenti che sembrano citare in maniera quasi esplicita il classico di Scorsese.
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5. Io e Annie
Se Licorice Pizza è una spassionata dichiarazione d'amore per Los Angeles, alla città opposta nell'iconografia e nella geografia americane, New York, rendono omaggio molti fra i più grandi film di Woody Allen. Ma se a separare le due metropoli è in pratica un intero continente, ad accomunare Licorice Pizza a Io e Annie è la cronaca di un rapporto ricostruito in alcune delle sue tappe più significative; d'altronde, se si pensa al cinema degli anni Settanta e alle love story, il primo titolo di questo binomio non potrebbe che essere il meraviglioso Io e Annie. Se nel 1977 Allen ricostruiva gli alti e bassi della relazione fra il suo alter ego Alvy Singer e la Annie Hall di Diane Keaton, quel connubio fra sentimento, ironia e malinconia è un tratto che appartiene pure a Licorice Pizza, e all'effervescente precarietà di quella "strana coppia" che non può far altro che restare unita, nonostante tutto.
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