Il cinema per ragazzi, l'animazione, il target family in senso più ampio sono stati croce e delizia delle sale nel periodo di difficoltà che sembra avviarsi a una conclusione: grandi risultati come Super Mario Bros: il film alternati ad altri più deludenti, come quel Prendi il volo che viene dallo stesso studio e da cui ci saremmo aspettati molto di più. Ma non è solo di questo che abbiamo discusso con Marino Guarnieri, llustratore, regista e attuale presidente dell'Associazione Italiana Film di Animazione, curatore della sezione Kids del Sudestival di Monopoli, giunto alla sua 24° edizione.
Una sezione inaugurata il 9 febbraio con un laboratorio dello stesso Guarnieri per poter parlare di cinema al pubblico più giovane, per proseguire il 16 febbraio con il bellissimo Mary e lo spirito di mezzanotte, l'1 marzo con _Manodopera, l'8 con Argonuts e infine il 13 marzo con Titina. Con Marino Guarnieri non ci siamo limitati a parlare di questa selezione e delle scelte fatte, ma in generale dell'importanza del settore, dell'approccio all'animazione e del futuro che vede in questo bellissimo media che amiamo e seguiamo con passione ed entusiasmo.
Uno spazio per l'animazione e il pubblico Kids
Uno scopo, o forse LO scopo, del Sudestival KIDS è far conoscere il cinema d'animazione al pubblico più giovane. Quanto è importante farlo e che tipo di messaggio cercate di far passare con la vostro rassegna?
Il cinema in tutti i suoi linguaggi ed espressioni è un'arte che può interessare ed intrattenere a tutti i livelli. Il cinema di animazione fatica un po' a trovare un pubblico preciso nel nostro paese, probabilmente perché non c'è un'educazione a questo linguaggio meraviglioso, che oltre a veicolare intrattenimento per i più giovani, ha la capacità di raccontare storie molto complesse ed emotivamente variegate, ma con una insolita leggerezza rendendole accessibili a chiunque. Abituando i più piccoli a comprendere le storie complesse nei film d'animazione, possiamo sperare di formare un pubblico che crescendo apprezzerà la cultura dietro la narrazione, oltre all'intrattenimento.
Il cammino di questa edizione inizia con un laboratorio tenuto direttamente da te. Come è impostato questo incontro e in generale come ti approcci a questi laboratori per coinvolgere il tuo pubblico?
Molto semplicemente provo ad aprire una finestra su un mondo completamente nuovo, dove racconto quanto sia faticoso e lungo fare un film di animazione, ma quanto sia soddisfacente e magico dare vita ad un mondo che non esiste. Sono anni che provo a divulgare l'animazione, che piano piano è diventata il mio lavoro e la mia vita. Insegnare mi ha aiutato a razionalizzare le mie conoscenze per trasmetterle. Per farlo con i più giovani, le ho dovuto capire ancora meglio!
Cosa puoi dirci della selezione di quest'anno? C'è il nuovo bellissimo film di Enzo D'Alò, Titina e Argonauts, ma anche Manodopera che ha un approccio all'animazione diverso e con una tematica complessa. Quali sono state le scelte fatte?
Ogni anno scegliamo sempre delle proposte con tecniche diverse per avere una visione molto vasta sui linguaggi, cercando anche di dare visibilità a prodotti che non sono riusciti ad avere l'attenzione che meritavano. Molti film hanno una distribuzione limitante, quindi far scoprire ai ragazzi film con forti contenuti, o che affrontano temi presenti nei programmi scolastici è un modo per far vivere un'opera più a lungo dei pochi giorni in cui passa per le sale.
Il family e la sala in un periodo di difficoltà
Il film di Enzo D'Alò ha avuto al box office meno attenzione di quella che avrebbe meritato, ma anche altri film family hanno avuto difficoltà. Penso all'ultimo di Illumination, Prendi il volo, dal quale mi sarei aspettato un risultato maggiore. Qual è secondo te la discriminante per riuscire o meno a raggiungere il pubblico?
Il cinema sta vivendo un momento complicato, quello di animazione è in piena rivoluzione secondo me. Il film di Miyazaki Il ragazzo e l'airone ha avuto un'accoglienza incredibile, il film Elemental della Pixar ha davvero faticato per arrivare ad un incasso accettabile per gli studios e addirittura la Disney è in forte calo, per altro non è entrata neanche in nomination agli Oscar con Wish. Dagli anni '90 le classi dirigenti dei grandi studi americani si sono man mano convinte che la computer grafica fosse il motivo dei grandi incassi, quindi tutti hanno investito su quella tecnica, allora moderna e all'avanguardia. Sono passati 30 anni, quella modernità scricchiola un po', quindi è arrivato il momento che tutti quanti si accorgano che un film di animazione è comunque un film. Servono grandi storie, capaci di emozionare e restare nel cuore del pubblico.
L'Oscar al miglior film animato? Non è più (solo) una questione Disney
In ogni caso il pubblico family rappresenta un bacino d'utenza importante, dal grande potenziale. Come si riportano le famiglia al cinema in massa? Serve necessariamente un brand forte come Super Mario o si può raggiungere questo risultato in altro modo?
Certamente avere dei grandi franchise è un ottimo paracadute per le aziende, soprattutto per i costi eccessivi che l'animazione comporta. I film di animazione di alto budget hanno un costo che si aggira attorno ad 1 milione di dollari per ogni minuto di film, ma anche di più. Se un film viene a costare 150 milioni di dollari probabilmente non si vuole correre rischi e il target family, grazie a merchandising prodotti crossmediali è quello che più favorisce questo genere di introiti. Io credo che la forza di questo linguaggio stia nel fatto che invecchia bene, quindi un film come Biancaneve a distanza di 90 anni circa è ancora bellissimo da vedere. Un prodotto di animazione può vivere davvero molto a lungo e la sua grandezza risiede proprio nella capacità di veicolare messaggi in modo universale. Mi spiace ripetermi, ma abbiamo bisogno di avere grandi storie, dare fiducia ad autori capaci di far sognare e non solo cercare l'incasso. Purtroppo mettere i nomi di attori famosi sui manifesti non fa più correre la gente al cinema urlando.
Il settore del cinema per ragazzi ha ottime rappresentanze in Italia con il festival di Giffoni e Alice nella città a Roma, ma quanto pensi che sia importante che si ritaglino altri spazi come il Sudestival KIDS e sezioni dedicate in altri grandi festival?
Di animazione più se ne parla, meglio è. Chiaramente ci vuole un pensiero di fondo, come quello che ogni festival porta con sé. Nel mondo esistono festival molto particolari, tematici e a volte molto specifici. Essendo l'animazione un linguaggio, si trovano anche film di genere, che è giusto far competere anche con prodotti di finzione. Ma se si fa un discorso di target è diverso, lì si deve trovare una motivazione che si adatti alle esigenze di un pubblico specifico. Parlare di cinema ai ragazzi può diventare più facile se si approccia con i film animati. Credo che nei festival con una grande risonanza mediatica inserire nelle competizioni prodotti di animazione senza categorizzarli, ma lasciandoli nelle categorie già presenti. Sarebbe un segno di grande apprezzamento verso le potenzialità di questo linguaggio.
Il futuro dell'animazione
Parlando di animazione in generale, una delle evoluzioni che mi sembra di scorgere nel media è la fusione di tecniche diverse per creare qualcosa di nuovo. Sei d'accordo? Che cosa vedi nel prossimo futuro dell'animazione?
Non so se evoluzione è la cosa che mi aspetto. Se guardate i film degli studenti delle scuole di cinema di animazione, scoprirete che nella gran parte sono in animazione disegnata a mano, o in stop motion con pupazzi o plastilina, in totale controtendenza di mercato. Incredibile eh? Posso immaginare che un po' tutti gli appassionati vorrebbero rivedere qualche bel film in tecnica tradizionale anche se digitale, giusto per apprezzare uno stile diverso da quello imposto negli ultimi decenni. Secondo me, nel prossimo futuro dell'animazione c'è tanta voglia di sperimentare cose nuove da parte degli autori. Bisognerà vedere come i produttori si cosa immagineranno per poter sostenere i nuovi prodotti, perché mi pare che ad oggi ci sia un po' di confusione.