"Un'estate al mare, stile balneare", canta Giuni Russo all'inizio di Sotto il sole di Amalfi, il film scritto da Enrico Vanzina, in streaming su Netflix da questa settimana, sequel e spin-off di Sotto il sole di Riccione, il film di due anni fa scritto dallo stesso team. I due film sono in qualche modo gli eredi di un cinema "balneare" che nel nostro paese ha una certa tradizione. Abbiamo trovato molto gradevoli Sotto il sole di Riccione e Sotto il sole di Amalfi ma, soprattutto, abbiamo trovato interessante vedere l'evoluzione che questo tipo di cinema vacanziero ha avuto negli ultimi anni.
Sapore di mare: l'ingenuità degli anni Sessanta
Il cinema balneare italiano arriva da molto lontano, dagli anni Sessanta, anni in cui, per la stessa natura dell'epoca, viveva di una certa ingenuità. Vogliamo partire dagli anni della sua rinascita, i primi anni Ottanta, in cui i Fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, proprio loro, hanno deciso di riprendere la formula di quel cinema, per riportarlo agli anni in questione e creare allo stesso tempo qualcosa di nostalgico e di legato ai tempi in cui veniva scritto e girato. Parliamo di Sapore di mare, il film dei Vanzina ambientanto negli anni Sessanta che usciva nelle nostre sale nel 1983, un film che è diventato un cult del cinema italiano in breve tempo. Il titolo, non a caso, allude a una famosa canzone di Gino Paoli, Sapore di sale. Era un'operazione nostalgia, che portava negli anni Ottanta una certa ingenuità degli anni Sessanta, ma con l'occhio del presente dell'epoca. Nelle storie c'erano infatti ancora ragazzi e ragazze più timidi e insicuri, accanto a giovani playboy che potevano essere usciti da Il sorpasso. C'erano gli amori e le tentazioni, ma i protagonisti principali erano comunque dei giovani uomini maturi, fatti e finiti. A interpretarli venivano scelti gli attori comici più in voga al momento, che avrebbero segnato un'epoca: Christian De Sica, Gerry Calà, per capirci, quelli che sarebbero diventati gli Yuppies. Accanto a loro, bellezze giovani, acqua e sapone, come Isabella Ferrari e Marina Suma, o la spumeggiante inglesina Karina Huff. Sapore di mare è un film comico, una commedia generazionale e sentimentale. È quello che è, ma ha dentro di sé una certa poesia, una certa nostalgia, una certa innocenza, quella di quegli anni.
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Da Rimini Rimini in poi il cinema estivo diventa più sexy
Ma è stata una stagione breve, continuata con altre vacanze (Vacanze in America, Vacanze di Natale), che avevano più o meno lo stesso mood. Tuttavia il cinema balneare, a metà degli anni Ottanta, è diventato qualcos'altro, prendendo una deriva che, quasi contemporaneamente - forse un po' più tardi - ha preso il cinema delle "vacanze di Natale", diventando ben presto quello dei "cinepanettoni". Il cinema balneare ha cominciato a sfornare titoli su titoli. Il film simbolo di questa nuova tendenza è stato forse Rimini Rimini: uscivano di scena gli attori comici ed entravano i comici. Non ci sono Calà e De Sica, ma Paolo Villaggio e Andrea Roncato. Aumenta la volgarità e le storie sono incentrate quasi tutte sul sesso. Le attrici non sono più le ragazze innocenti come la Selvaggia di Isabella Ferrari, ma donne avvenenti come Serena Grandi, o bellezze più mature come Eleonora Brigliadori. Serena Grandi, che arrivava dal cinema erotico di quegli anni, allora era la tipica "maggiorata", un modello femminile che a metà anni Ottanta era ricercato e promosso dal cinema e della televisione. Eleonora Brigliadori veniva proprio dalla TV, ma era scelta soprattutto per la sua bellezza praticamente senza difetti. Ma il sesso non era solo nei corpi delle attrici, era proprio nelle storie: così, in un episodio, una donna circuiva un integerrimo magistrato propenso alla censura; in un altro, una donna era esplicitamente alla ricerca di esperienze sessuali, finendo per metterle in atto con un dodicenne.
La donna oggetto degli anni Ottanta
Da Rimini Rimini in poi il cinema balneare ha preso una deriva sempre più decisa verso il sexy, il pruriginoso, lo scollacciato. Complice il mare e i costumi da bagno, era sempre più facile scoprire le attrici che venivano ingaggiate quasi sempre per la loro avvenenza, al di là delle qualità attoriali. Mentre arrivavano sullo schermo titoli come Saint Tropez, Saint Tropez, Abbronzatissimi, e cose di questo tipo, le attrici al centro della scena erano Alba Parietti, Demetra Hampton, Sabrina Salerno. Anche le varianti televisive, come Professione Vacanze, più casta vista la prima serata su Italia 1, seguivano comunque quel filone. Al centro c'erano sempre farse, pochade, commedie degli equivoci e storie di corna. Il protagonista era il tipico maschio italiano playboy, o aspirante tale, e le donne delle bellone da conquistare. Inutile dire che la visione del corpo femminile era quella tipica di quegli anni: la classica donna oggetto.
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I Vanzina provano a cambiare
Il cinema balneare è stato questo, ed è un filone che è continuato fino alla metà degli anni Novanta in modo quasi univoco, in fondo un'evoluzione della commedia sexy degli anni Settanta. Mentre il filone stava per esaurirsi, nel 1993, proprio i Vanzina provavano a cambiare di nuovo le carte e a portare quel cinema verso quella che era stata la loro idea iniziale, quella di Sapore di mare: con Piccolo grande amore tornavano agli amori ingenui e alle differenze di classe, ai "poveri ma belli", per quello che era in fondo un remake del loro Amarsi un po' del 1984. Stranamente, proprio quando il filone balneare si stava esaurendo, quello delle "Vacanze di Natale" prendeva sempre più piede, inanellando una serie di film che riprendevano la formula di cui abbiamo parlato, ma portandola in montagna. È probabile che la fortuna di questo filone a scapito dell'altro sia dovuta al fatto che Natale in Italia è il momento in cui la gente va (o andava?) al cinema, mentre l'estate solitamente da noi non è una stagione per le sale.
Arriva il teen drama
Così quel filone si è lentamente spento, se non per ricomparire sporadicamente, e ha ritrovato nuova linfa di recente. Con i film come Sotto il sole di Riccione e Sotto il Sole di Amalfi, certo, ma anche con serie TV come Summertime. Del cinema balneare c'è solo l'ambientazione, qualche citazione di fondo (il playboy Andrea Roncato, che viene proprio da quel cinema, ma è trattato in tutt'altro modo), ma di fatto, quel genere è stato svuotato e riempito dal teen drama, dai suoi temi e dalla sua sensibilità. Così non ci sono più i personaggi adulti e più o meno sicuri di sé di tutti i film del genere, ma giovanissimi tutti alle prese con i propri personali romanzi di formazione. Il loro obiettivo è il primo amore, la prima volta, è l'accettarsi, è trovare il proprio posto. Nel cinema balneare di un tempo l'obiettivo era portarsi a letto la bella o il bello di turno, era l'avventura, era il rimorchio. I tempi erano quelli.
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Una nuova sensibilità
E allora non è solo lo spostare i riflettori verso personaggi molto più giovani, e scritti molto meglio, a tre dimensioni, verso un mondo più tenero e ingenuo a caratterizzare il nuovo cinema balneare. È anche una nuova sensibilità che è figlia dei tempi che stiamo vivendo. Pensiamo ai prodotti più recenti di cui stiamo parlando. In tutti questi, ma soprattutto nel recente Sotto il sole di Amalfi, non a caso diretto da una donna, l'esordiente Martina Pastori, si nota una nuova sensibilità. C'è un modo nuovo, diverso, di rappresentare i corpi femminili, un pudore e un'empatia con queste giovani donne. Non ci sono mai corpi troppo scoperti, nudi gratuiti, inquadrature maliziose. I corpi femminili sono in qualche modo protetti, tutelati, mostrati nella naturalezza di una vacanza al mare, con costumi da bagno normali e non troppo succinti, a volte anche molto casti.
Il rapporto con il proprio corpo
La sensibilità è rappresentata anche nei temi. Perché il fatto di scoprire o meno il proprio corpo è sì un fatto di pudore, ma è anche insito nelle storie che vengono raccontate. Il non volersi scoprire di Nathalie denota un rapporto complesso con il proprio corpo: quello di una ragazza che è stata in sovrappeso e che ora è sì dimagrita, ma porta ancora i segni di tutto questo, dalle smagliature all'insicurezza emotiva, e comunque nel suo nuovo corpo ancora non si sente a proprio agio. Quanto a Camilla, il suo è un corpo che non viene mai ostentato perché viviamo la storia attraverso il punto di vista del suo innamorato, Vincenzo, che è un non vedente, e quindi per lui non è importante la bellezza, l'aspetto fisico, ma il carattere e la sintonia.
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Non vedenti: davvero e per finta
È interessante anche che in questo tipo di cinema si introduca e si dia il ruolo di uno dei protagonisti a un personaggio non vedente, a un disabile, e che la sua storia non sia vista né con buonismo e né con l'eccesso opposto, ma con estrema naturalezza e realismo. Fino a qualche anno fa la cosa non sembrava possibile. Ci viene in mente, ad esempio, che il cinema balneare di un tempo un personaggio non vedente lo potesse raffigurare solo come macchietta e imbroglione, come il portiere d'albergo di Franco Oppini in Abbronzatissimi, che si fingeva cieco per conquistare una donna, secondo uno schema tipico del maschio italiano truffaldino di quei tempi. Sì, le cose sono decisamente cambiate.