Ciuffo biondo, divisa d'ordinanza (anche sotto il sole) formata da giacca scura, camicia bianca e gilet, un'inedita barba, che non spuntava dai tempi di Memento: Christopher Nolan è arrivato a Cannes per presentare la versione restaurata e in 70mm di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, che proprio quest'anno compie 50 anni, di cui ha supervisionato i lavori, e con l'occasione ha tenuto una masterclass per addetti ai lavori e suoi invitati, tra cui il collega Denis Villeneuve.
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Per assistere alla lezione, fuori dalla sala Buñuel del Palais des Festivals giornalisti e appassionati hanno ricreato l'atmosfera del set di Dunkirk: una fila interminabile, spalmata su due piani di scale, per alcuni anche tre ore di fila per avere la certezza di entrare, scene apocalittiche al momento dell'apertura della sala, con alcuni "più uguali degli altri" che hanno scavalcato le transenne infilandosi nelle file con maggiore priorità, moltissimi rimasti fuori.
Tra i registi contemporanei Nolan è uno dei pochi, insieme a Quentin Tarantino, ad aver ottenuto lo status di rock star, nonostante il suo modo di fare sia completamente l'opposto: gesti pacati, voce calma, nessuna voglia di esporsi dal punto di vista personale. Nonostante la sua riservatezza, a inizio incontro il regista non ha potuto evitare di dichiararsi commosso: "La prima volta che ho visto 2001: Odissea nello spazio avevo 7 anni, era l'anno in cui è uscito Guerre stellari, mio padre mi ha portato a vederlo al cinema di Leicester Square. Lo schermo si è acceso e ho vissuto un'esperienza mai provata fino ad allora. È la mia prima volta a Cannes: sono emozionato e felice che le nuove generazioni di cinefili, grazie al restauro, possano provare la stessa emozione che ho provato io da piccolo".
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Ritrovare la luce di 2001: Odissea nello spazio
Nolan non ha mai fatto mistero della sua ammirazione per Stanley Kubrick e di come i suoi film abbiano influenzato il suo cinema, e 2001 occupa un posto speciale nella sua memoria di cinefilo.
"Di quell'esperienza mi sono portato dietro la consapevolezza di quello che i film possono fare, ovvero essere qualsiasi cosa. Ogni regista, o almeno molti, ne sono stati ispirati: 2001 ha allargato i confini delle possibilità del cinema, ci ha fatto capire che non ci sono limiti all'immaginazione".
L'idea del restauro del film e la sua conversione in formato 70mm è nata negli studi della Warner Bros.: "Quando ho finito Dunkirk siamo andati nei laboratori della Warner per trasferire i miei film in 4k: avevamo diversi proiettori da 35mm, abbiamo fatto un confronto con il 4k e a un certo punto mi hanno detto di avere delle copie di 2001 Odissea nello spazio. Le abbiamo viste e sono rimasto sconvolto. Da lì è venuta l'idea di creare un nuovo negativo e realizzare una copia del film in 70mm. Alla Warner Bros. abbiamo recuperato e preservato quasi tutti i proiettori esistenti per il 70 mm durante la lavorazione di Dunkirk. La ragione per cui i film vengono digitalizzati è eliminare i graffi e i difetti delle pellicole originali: in realtà le copie di 2001 erano in perfette condizioni, quindi ci siamo concentrati sulla luce e sul sonoro, cercando di rimanere il più fedeli possibili alla versione originale del 1968. I pianeti si sono quindi allineati e non c'è occasione migliore del Festival di Cannes per presentare questa avventura".
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Pellicola vs digitale
Nolan, insieme a Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson, è uno dei maggiori sostenitori della pellicola, avendo sempre manifestato il suo amore per il nitrato d'argento e rifiutandosi di girare in digitale, ma i due mondi non devono essere necessariamente in contrasto tra loro: "Per fortuna si sta diffondendo l'idea che siano due medium diversi e se un regista vuole usare la pellicola può ancora farlo. Non demonizzo il digitale: negli ultimi 20 anni abbiamo digitalizzato gli archivi in pellicola e il digitale sta diventando uno strumento incredibile per preservarla. Il digitale offre infinite possibilità: una palette di colori incredibile, una maggiore definizione... Ma, quando facciamo un film, la cosa più importante è l'emozione e l'analogico mi trasmette delle sensazioni che il digitale non possiede. Dei miei stessi film ci sono versioni digitali, ma secondo me un film girato in pellicola è in grado di creare un rapporto più profondo con il pubblico".
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L'IMAX: un amore nato nell'adolescenza e culminato con Dunkirk
Una delle caratteristiche distintive del cinema di Christopher Nolan è il suo utilizzo del formato IMAX, che, negli ultimi 10 anni, ha influenzato tutti i blockbuster successivi. L'interesse per l'IMAX del regista nasce presto: "Sono entrato in contatto con l'IMAX durante l'adolescenza, grazie a corti visti nei musei. La chiarezza dell'immagine e la dimensione del fotogramma mi hanno sempre affascinato. Ho cominciato a pensare di introdurre l'IMAX nei miei film dai tempi di Batman Begins. Con Il cavaliere oscuro ho cominciato a sperimentare, l'ho usato, tra le altre, nella scena dell'introduzione del Joker e in quella del camion che si ribalta. Con l'IMAX hai un frame 3 volte più grande di quello che si usa di solito, ma non c'erano le telecamere adatte per girare con una pellicola così grande, quindi abbiamo dovuto lavorare sull'aspetto tecnico. Negli anni abbiamo cominciato a sviluppare nuovi strumenti, a lavorare sulle lenti, e per me Dunkirk rappresenta il coronamento di un percorso che ho cominciato quando avevo 16-17 anni".
Girare Dunkirk ha richiesto un ripensamento di tutti i dipartimenti: "Se sei abituato a lavorare con un mezzo analogico, nel momento in cui lo digitalizzi ti rendi conto di tutte le cose che perdi per strada. Per girare Dunkirk senza utilizzare il digitale ci siamo preoccupati quindi di come costruire i set: abbiamo lavorato su come moltiplicare le comparse e costruire i set senza usare effetti digitali, utilizzando degli sfondi dipinti, sono trucchi che abbiamo imparato dai pittori. Abbiamo scoperto così che alcune tecniche sono anche meno care degli effetti speciali. Gli attori in questo modo non devono creare l'illusione di una cosa che sta accadendo, ma reagiscono realmente a uno stimolo e questo crea un legame più forte tra la loro arte e quello che cerco di fare".
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Diventare registi: la lezione di Nolan
Da Stanley Kubrick Nolan ha preso anche l'ossessione per i dettagli, che cura in modo quasi maniacale: "Quando ho cominciato a fare film con gli Studios, non riuscivo a staccarmi dall'idea, maturata durante i miei anni da filmaker indipendente, che ogni scena, per quanto piccola, sia importante ai fini della narrazione, come il dettaglio di una mano che compie un'azione. Quindi, quando mi dicevano che non c'era bisogno che girassi ogni singolo frame del mio film, non riuscivo a capire: per me è fondamentale. Kubrick ha detto che il modo migliore per fare un film è farne uno: sono d'accordo con lui. Non sono andato a scuola di cinema, ho cominciato a fare film con degli amici, giravamo di sabato, quando non lavoravamo, a volte qualcuno non si presentava, ed è stato un modo fantastico per imparare a fare film. Se mancava qualcuno della troupe dovevi capire come arrangiarti: questo ti dà sicurezza. Bisogna provare a fare tutto, sound design, montaggio, fotografia. Tutto tranne recitare. Sul set le varie maestranze vogliono che tu apprezzi il loro lavoro e il modo migliore per dimostrare che riconosci l'importanza del loro lavoro è essere in grado di discuterne e rendersi conto delle difficoltà che comporta".
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La letteratura: un'arma segreta
Nolan non ha studiato cinema, ma il suo percorso universitario si è rivelato molto utile: "Non ho fatto la scuola di cinema perché non sono riuscito a entrarci: mio padre sapeva che volevo fare il regista, ma mi ha consigliato di prendere una laurea canonica e magari di riprovarci in seguito. Ho studiato quindi letteratura e questo ha aiutato il mio processo di scrittura: da autore devi confrontarti sempre con il tuo desiderio di raccontare una certa storia e con il fatto che chi poi la riceverà la interpreterà a modo suo. Una storia ha diversi strati, che risuonano a livello inconscio: è fatta di simboli. Mi sono quindi laureato e ho cominciato a fare i miei film in 16 mm. Credo che per me sia stato meglio così: ho imparato a raccontare delle storie a modo mio, senza essere indottrinato da una scuola. Nessun regista può pianificare la propria carriera e prevedere come andrà".
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Following: l'inizio di tutto
"In Following, il mio primo film, ho usato il bianco e nero, luce naturale: seguivo gli attori con la telecamera, potevamo permetterci sono un paio di ciak per ogni scena e provavamo con gli attori in modo naturale. Quel film mi ha insegnato a ragionare in tre dimensioni, a capire dove deve trovarsi la telecamera. Non uso monitor sul set: cerco di mostrare il punto di vista dei personaggi al pubblico. Non voglio guardare dall'alto i personaggi, vederli muoversi in un labirinto e prendere la svolta sbagliata, ma stare nel labirinto con loro".
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Il montaggio: il momento in cui si può riscrivere un film
"Scrivere, dirigere e montare un film è come riscrivere la storia tre volte: hai tre possibilità di migliorare la storia, spostandoti dall'idea iniziale che avevi. Mi stupisco sempre del fatto che, quando rivedo cosa ho girato, mi rendo conto di aver fatto qualcosa di molto simile all'idea che avevo: per ogni film ci sono variabili indipendenti da te, come il clima, ma se sei in contatto con la tua vitalità creativa puoi veramente creare la storia che vuoi".
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Memento: il film che ha fatto scoprire Nolan al mondo
"La struttura di Memento è lineare, ma va al contrario: al montaggio abbiamo dato ritmo alle scene facendole risuonare l'una con l'altra. Alcune cose in sceneggiatura funzionano molto bene, ma su un grande schermo non puoi dare troppe informazioni tutte insieme, devi lasciarle sedimentare nello spettatore. Quindi abbiamo dilatato i tempi dei vari blocchi di scene. Abbiamo inoltre usato il bianco e nero per rendere il pubblico consapevole di trovarsi in un'altra sezione della storia, ma il rischio è di diventare troppo consapevoli del processo narrativo e distaccarsi dal racconto. In Inception, per dare l'idea di diversi livelli dei sogni, abbiamo usato delle tecniche subliminali per dare l'idea di un'emozione, come un clima diverso, la pioggia o altro per distinguere, in modo da non razionalizzare troppo".
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Jonathan Nolan ed Emma Thomas: le colonne di Nolan
Il cinema di Christopher Nolan non sarebbe lo stesso senza l'apporto fondamentale di suo fratello Jonathan e della moglie Emma Thomas: "Scrivere con mio fratello è stato diverso a ogni progetto: Memento veniva da una mia storia e lui mi ha aiutato, abbiamo scritto separatamente, mentre The Prestige è stato il primo film in cui abbiamo lavorato davvero insieme. Abbiamo scritto dappertutto: in macchina, in aereo, ovunque ci trovassimo. La trilogia di Batman è stato davvero un lavoro a quattro mani. Negli anni il nostro metodo è cambiato sempre, non abbiamo mai rispettato lo stesso metodo".
Sulla moglie invece: "Mia moglie non è qui, quindi posso essere onesto. È la mia più vecchia collaboratrice, ha prodotto tutti i miei film, mi ha aiutato in ogni modo possibile per fare i film che voglio ed è sicuramente difficile conciliare il lavoro e una relazione. Lavorare con persone che conosci semplifica il processo, perché c'è più comunicazione, inoltre la confidenza è tale che sono in grado di dirti quando stai facendo qualcosa di stupido o dovresti abbassare la voce".
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Nolan e il noir
Nolan ama realizzare film di genere, a partire dal noir: "Ho cominciato con il noir: è un genere in cui i personaggi sono definiti dalle loro azioni e penso che sia la forma di caratterizzazione più forte. Un personaggio può parlare di come è, ma sono le sue azioni ci mostrano davvero chi è. A me piace questo tipo di costruzione dei personaggi: le azioni sono molto più esaustive delle parole, bisogna prestare attenzione a quelle. Ho avuto una vita molto tranquilla, quindi non posso basarmi sulla mia esperienza per creare una storia drammatica: devo creare una storia basandomi sulla comprensione della condizione umana, portando all'estremo delle situazioni quotidiane grazie al genere. Devi sempre pensare all'approccio che il pubblico avrà con un certo genere, che cosa potrebbe aspettarsi. In Inception ad esempio ho utilizzato i film di rapina per raccontare tutt'altro".
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Batman: un eroe definito dai suoi antagonisti
Il noir è alla base anche del suo Batman, anzi, del suo Bruce Wayne: "Per quanto riguarda Batman sentivo di essere in grado di raccontare la sua storia, ciò che lo guida, qualcosa che nei film non era mai stato esplorato prima. Per me risiede nel senso di colpa, nella paura: non ha superpoteri e per me la sua storia è noir, thriller. Credo che Bruce Wayne, sia una figura molto affascinante, un essere umano a cui ci si può relazionare".
"I miei 3 film su Batman sono tre generi diversi e sono definiti dal villain: Batman Begins è una origin story, quindi Ra's al Ghul è un mentore; Il Cavaliere Oscuro è un crime drama, e abbiamo reso Joker un terrorista, un emissario del caos; Il cavaliere oscuro - Il ritorno è quasi un film storico ed epico e Bane incarna questo, amplia gli orizzonti del conflitto. Quando abbiamo fatto Batman Begins non sapevamo di dover fare un sequel. Per i successivi cambiare l'antagonista sembrava quindi il modo migliore per sfidare il pubblico e definire il personaggio di Bruce Wayne. Per Il Cavaliere Oscuro ci siamo ispirati a James Bond per costruire Bruce Wayne, soprattutto grazie al suo rapporto con Lucius che gli fornisce i gadget, ma credo di aver creato una mia versione di Bond".
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L'importanza del sound design e della musica
Nolan non affida nulla al caso e l'accompagnamento musicale è uno degli aspetti che lo stimola di più: "Nel corso degli anni ho sperimentato modi diversi di combinare sound design e musica: per quanto riguarda Dunkirk abbiamo basato tutto sulla tecnica dello Shepard tone, sull'aumento di scala del volume: ho scritto il film basandomi su questo. Durante il film c'è un continuo cambio d'intensità di volume da una scena all'altra. Abbiamo usato il ticchettio di un orologio come base, è ciò da cui siamo partiti. L'idea era di far sposare sound e musica in un modo mai fatto prima: unendo la musica al motore delle barche, alla marcia dei soldati o al loro respiro. Dunkirk ha vinto l'Oscar per il miglior sonoro e montaggio sonoro, ma i premi purtroppo non comprendono la musica, perché abbiamo lavorato in un modo mai fatto prima. Con Dunkirk ci siamo spinti più in là che potevamo".
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