Se c'è qualche accusa che oggi giustamente si muove alle commedie italiane, è di essere tutte uguali, fatte in serie. Sceneggiature che, con la scusa della coralità, servono a tirare dentro al cast questo e quello, a dare la particina alla vecchia gloria come all'influencer del momento, allo scopo palese di ampliare il target di pubblico. E forse non è un caso che di un paio di eccezioni a questa "regola" sia protagonista Pierfrancesco Favino, attore notoriamente sempre alla ricerca di qualcosa di diverso. Già con Moglie e marito lo abbiamo visto alle prese con quello che forse è lo script più intelligente degli ultimi anni, prendersi in giro e collezionare un'altra grande interpretazione. Qui, nell'opera prima di Alessandro Pondi, porta l'autoironia a livelli ancora più estremi.
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Chi m'ha visto, con il brutto apostrofo nel titolo, è la storia di come Martino Piccione, chitarrista strepitoso, diventa famoso scomparendo. Turnista molto richiesto, Martino suona con tutti i più influenti artisti pop della musica italiana. Svolge magistralmente il suo lavoro, rendendo emozionanti i loro concerti, ma sta sempre nell'ombra. Nessuno conosce il suo nome. Tornato a casa, nel suo paese, viene sbeffeggiato dai compaesani, scopre che la sua fidanzata ha un altro e non vuole più saperne di lui, e comprende, forse per la prima volta fino in fondo, quanto la TV e i reality siano finiti al centro del pensiero collettivo. Quanto la gente sia condizionata solo da ciò che sui media piace a tutti, in uno spaventoso diagramma piatto del gusto omologato.
L'inedito duo Favino/Fiorello
Martino ha un'idea: scomparire perché il programma televisivo Scomparsi (chiarissimo riferimento a Chi l'ha visto) parli di lui, perché il suo nome e il suo viso finiscano finalmente sui giornali e al TG. E per realizzare questo piano infallibile, chiede l'aiuto dell'amico di sempre, quello diversissimo da lui, che però in fondo lo stima e lo comprende. Il protagonista del film è Beppe Fiorello, quello tra i due fratelli con il talento autentico, bello come il sole con il look da rocker italiano. Funziona in questi panni, con le magliette lise e la bandana in testa. Funziona con l'accento pugliese e il sogno negli occhi. Funziona in coppia con Favino, vero mattatore del film, uno showman che mette su una macchietta che diventa presto un carattere, di quelli delle nostre commedie degli anni d'oro. Sue le scene più esilaranti, le battute più guascone, la goliardia. Insieme i due attori fanno il film. Senza di loro non avrebbe avuto questo appeal, senza ombra di dubbio. A corollario, decine di cameo di cantanti italiani, da Jovanotti a Max Pezzali, passando per Giuliano Sangiorgi, Fedez, Elisa, Giorgia.
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Opera prima con superficie liscia
Nel complesso, l'esordio in un suo lungometraggio di Alessandro Pondi è una doppia occasione mancata. Si sarebbe potuto sfruttare molto di più un umorismo nero, una comicità amara per puntare il dito su due forti temi trattati nel film. Il primo, il flagello degli artisti di ogni tipo, che se suoni, canti, dipingi o altro, non stai davvero lavorando ma giocando. Non importa se fatturi più di tuo cugino che ha una piccola impresa, lui suda e quindi lavora, tu no. L'altro è l'influenza dei media sulla gente, soprattutto la TV spazzatura con i suoi reality, i talk show sensazionalisti, i programmi studiati per generare ansie ed emozioni pilotate. E questo secondo punto non fa essere la sceneggiatura datata soltanto perché il film è ambientato al sud, altrimenti tutto avrebbe persino un sapore stantio.
Un tempo si diffidava dei giornali, poi della TV. Oggi l'opinione comune è plasmata dai social, che in Chi m'ha visto non vengono nemmeno nominati. A questo si aggiunga serenamente una regia ben confezionata, ma nulla più, e una fotografia che ricalca la formula Duccio & Biascica in Boris. Ciliegina sulla torta: la prostituta dal cuore d'oro che nasconde anche cultura e saggezza e che fa redimere il vero peccatore, e il cliché è servito. Con una bella spolverata di zucchero a velo, rappresentato da Sabrina Impacciatore, ormai troppo impegnata a dimostrare di essere ancora avvenente per concentrarsi sull'ironia che l'ha sempre contraddistinta. Soffermandosi sui protagonisti, tutto questo può essere dimenticato. Per qualche minuto.
Movieplayer.it
2.0/5