Tra tante pellicole italiane che non sfondano al botteghino, Beppe Fiorello ha di che festeggiare. Al suo arrivo al Wired Next Fest di Firenze l'attore confessa eccitato di aver appena ricevuto una buona notizia: "Chi m'ha visto è nella top ten (primo titolo italiano, sesto assoluto) degli incassi". A quanto pare la commedia interpretata a fianco di Pierfrancesco Favino, uno dei pochi attori italiani da esportazione, piace al pubblico. Sarà per la presenza di tante star della musica italiana, da Jovanotti a Emma, da Elisa a J-Ax, da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro fino al mitico Gianni Morandi, veterano delle sette note riciclatosi in super influencer da social. "Sono brevi apparizioni, ma il film è da Guinness dei Primati. Avremo 40 star italiane in tutto" commenta Fiorello.
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O forse il merito dell'amore del pubblico per Chi m'ha visto è proprio suo. Dopo essersi affrancato dall'ombra dell'istrionico fratello maggiore, Beppe Fiorello si è costruito una carriera cinematografica e televisiva di tutto rispetto sfoderando un talento per la recitazione che va ben oltre la naturale simpatia da anchorman. Il pubblico ama Fiorello e lui ricambia, unico tra gli ospiti del Wired a scendere le scale del palco per concedersi al pubblico che subito lo stringe in un abbraccio fatto di selfie, sorrisi e battute.
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Essere o essere famosi?
Assente Pierfrancesco Favino, impegnato a Ischia sul set del nuovo film di Gabriele Muccino, a Firenze Beppe Fiorello è accompagnato dal regista di Chi m'ha visto Alessandro Pondi. Il film, gradevole e divertente, parte da un tema che proprio leggerissimo non è: la distinzione tra essere e apparire. Fiorello interpreta Martino Piccione, talentuoso chitarrista che ha suonato da turnista per i più grandi cantanti italiani, ma è sconosciuto ai più. Finché un giorno Martino non decide di scomparire nella speranza di creare il caso mediatico e conquistare l'agognata notorietà. Parlando dell'idea alla base del film, il regista Alessandro Pondi racconta: "Ci piaceva affrontare il tema dell'identità. Essere o apparire? La sovraesposizione ci porta a farci delle domande, oggi le persone vendono se stesse come un prodotto. Io ho scelto di raccontare questa storia attraverso agli occhi di un chitarrista che vive in una nicchia musicale invidiando la fama altrui". "Volevo chiarire che il film è più divertente di così" mette le mani avanti scherzosamente Fiorello.
Chi m'ha visto è stato girato a Ginosa, in Puglia, "un posto stupendo. Uno di quei paesini in cui regna la noia, ma quando Martino scompare si crea la notizia e scatta quello che chiamo l'indotto del dolore. Parte la macchina degli ascolti e i media arrivano nel paese" spiega Beppe Fiorello, specificando che, a differenza del suo personaggio, finora non si è mai sentito scavalcato da persone con meno talento. "Il talento dura nel tempo, è nel DNA. Chi non ce l'ha ha la miccia corta. In questo momento a casa c'è qualcuno che mi guarda e pensa 'Ma guarda questo incapace che è famoso, mentre io sto a casa'. Io non giudico gli altri, ma provo a lavorare su me stesso per migliorare. Altrimenti si fa come in politica dove tutti criticano i difetti degli altri e non parlano mai di cosa vogliono fare loro. Non si va avanti col meno peggio, io cerco il migliore".
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"Se vuoi criticarmi devo sapere chi sei, come ti chiami e dove abiti. E poi ti vengo a cercare"
"Sogno di sparire ogni giorno!"
Fiorello e Alessandro Pondi sono concordi nel ritenere la coerenza l'anello di congiunzione tra tra l'identità artistica e la volontà di piacere a tutti. "Io so di vendere un film onesto, può piacere o non piacere, ma non riesco a bluffare. Le storie che racconto le vorrei vedere io per primo al cinema" ammette Fiorello. Poi si toglie un sassolino dalla scarpa: "Qualcuno mi ha scritto lamentandosi che in questi giorni sono dappertutto. Tutti vendiamo qualcosa, fare promozione è un dovere. Non è che me ne posso stare a casa. Quando non avrò più nulla da dire, non mi vedrete più. Anzi, io sogno di sparire quotidianamente, quando litigo coi collaboratori, quando ho un problema...".
Riflettendo sulla libertà di critica e sulla violenza verbale che imperversa sui social, l'attore prosegue: "Il rischio che corriamo tutti oggi, in era social, è quello di distaccarsi dalla realtà. Viviamo in un'epoca in cui tutti possono fare e dire tutto, siamo liberi di dire la nostra, siamo tutti esperti, siamo tutti critici, tutti bravi a dire tutto. Questo è l'effetto social e va bene così. Non è facile analizzare quest'epoca, una volta c'era la piazza del paese, ora la piazza è diventata Twitter o Instagram. Io trovo tutto ciò divertente". Sorrisi a parte, Beppe Fiorello è uno che non le manda a dire e quando gli viene chiesto come reagisce di fronte alle critiche via social, ammette lapidario: "Le blocco. Perché le devo leggere? Io voglio vivere nella positività. Cerco di analizzare le parole, ma se è pura cattiveria blocco il contatto. Ognuno di noi si deve proteggere. Di solito chi critica si nasconde dietro un profilo tipo Zorro74 e come foto ha un gattino. Io ci metto la faccia. Se vuoi criticarmi devo sapere chi sei, come ti chiami e dove abiti. E poi ti vengo a cercare".