Being a villain
Specchio, specchio delle mie brame chi è il più cattivo del reame? Difficile a dirsi visto che l'universo Disney è popolato da non poche oscure ma fascinose personalità, destinate ad una inevitabile sconfitta. Perché si sa, almeno nel mondo del caro zio Walt, il bene vince sempre sul male. Messo da parte questo piccolo ma significativo elemento, non possiamo negare che il villain sia senza ombra di dubbio l'elemento più interessante di una favola, il cardine stesso della storia senza il quale il tanto agognato "e vissero felici e contenti" perderebbe molto del suo significato.
Perché, alla fine dei conti, Biancaneve sarà anche un'eroina dolce e irreprensibile, ma senza il fascino oscuro di Grimilde ad ostacolare il suo cammino avrebbe continuato a canticchiare e rassettare la casa dei sette nani senza sosta. Lo stesso vale per Cenerentola che, nell'opposizione di matrigna e sorellastre, trova il compimento del suo destino. E non potevamo certo dimenticarci di lei, l'oscura Malefica che maledice Aurora sprofondandola in un sonno dal quale la risveglierà solamente un bacio del vero amore. Credete, forse, che la Bella Addormentata avrebbe mai incontrato il suo valoroso Filippo senza la maledizione e la rabbia di cotanta strega? La risposta è ovviamente negativa. Malefica, come le sue illustri colleghe, è necessaria alla vittoria del sentimento e alla costruzione della drammaturgia. Così, definiti fisicamente e caratterialmente con grande attenzione, attraverso i loro "vizi" diventano i cattivi diventano i creatori stessi di una storia che, senza di loro, non avrebbe senso di esistere. Non pensate sia possibile? Bene, leggete per credere.
Grimilde - Invidia e vanità
Superba, vanitosa e ossessionata dalla bellezza, tanto da interrogare continuamente uno specchio parlante, Grimilde fa la sua apparizione sul grande schermo nel 1938 e si aggiudica il primato di prima Strega e Matrigna dell'universo Disney. Co -protagonista insieme alla fin troppo eterea Biancaneve del primo film animato realizzato da Walt Disney Biancaneve e i sette nani, aprirà la strada ad un numero infinito di streghe e affini, le quali si produrranno in variazioni sul tema con caratteristiche più o meno oscure. La storia, ispirata ad una fiaba dei fratelli Grimm, la vuole vedova del Re, anche padre di Biancaneve, e sovrana assoluta dopo la morte del marito. Il potere, però, non le basta. Minacciata dalla bellezza della figliastra, ordina ad un cacciatore di portarla nel bosco e di ucciderla, riportando il suo cuore come prova del delitto compiuto. Ma la vicenda, che per altro è nota a tutti, per una volta non ha alcuna importanza.
L'unico elemento fondamentale è la trasformazione, o la rivelazione, della natura occulta di Grimilde di fronte al fallimento del suo piano. Rosa dall'invidia e dal desiderio di sconfiggere un'avversaria inerme eppure difficile da battere, accetta di perdere la sua preziosa bellezza per vestire le fattezze di una vecchia megera. Ma com'è il volto di Grimilde e a chi si ispira? Il suo non è certo un fascino rassicurante. Tutt'altro. Se dovessimo paragonarla alla protagonista di un film sarebbe senza dubbio una dark lady dal viso spigoloso ma capace di una seduzione sottile. Ed è quello che deve aver pensato anche Walt Disney nel momento in cui ha dato corpo alla sua prima strega, visto che si lasciò ispirare dal volto particolare di Joan Crawford e dalla statua che ritrae la margravia Uta degli Askani di Ballenstedt all'interno del Duomo di Maumburg in Sassonia. Il suo look regale, invece, lo deve all'attrice Helen Gahagan e, in particolare, ai costumi da lei indossati nel lungometraggio La donna eterna.
Malefica - Il fascino del male
Il mento appuntito, gli occhi gialli e il fisico più longilineo, Malefica rappresenta l'evoluzione di Grimilde verso il lato oscuro della conoscenza. Laddove la sua antesignana veniva mossa fondamentalmente da capricci e invidie femminili, lei agisce per un'offesa ricevuta all'orgoglio personale e ad un potere che, dal suo punto di vista, non è stato riconosciuto da Re Stefano durante il battesimo della primogenita. A quest'onta risponde con la storica maledizione "Prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morrà ". E proprio per mano della signora di ogni male, come viene chiamata dalle creature a lei assoggettate, prende il via la leggenda de La bella addormentata nel bosco, portata sullo schermo da Disney nel 1959. Per lei l'animatore Marc Davis optò per un look elegante e luciferino.
La sua ricerca lo portò verso le opere d'arte del Medioevo facendolo imbattere nell'immagine religiosa di una donna vestita in modo diabolico con mantelle fluide e abiti simili a fiamme. Con questa immagine nella sua testa si incentrò sulla comparsa del fuoco, incoronando infine l'antagonista con "le corna del diavolo" e facendole dono di ali di pipistrello per il suo collare. Non tutti sanno, però, che prima di iniziare la produzione de La bella addormentata nel bosco, Disney realizzò una versione in live action di ogni scena con attori in costume per fare da riferimento agli animatori. A vestire i panni di Malefica furono la ballerina Jane Fowler e Eleanor Audley, che fu anche la doppiatrice del personaggio.
Crudelia Demon e Lady Tremaine : Avidità e Ambizione
"Crudelia fa l'effetto di un demonio e dopo il primo istante di terror ti senti in suo poter e tremi al sol veder gli occhi di felino predator. Quel mostro inuman, crudele vampir dovrebbe per sempre dal mondo sparir. Che gioia allora, che soddisfazion, Crudelia, Crudelia Demon". Ecco, con una semplice canzone non solo Disney è riuscito a definire perfettamente le caratteristiche fisiche e caratteriali di un personaggio, ma mette in primo piano la cattiva in questione, direzionando l'attenzione dello spettatore sulla sua presenza. Stiamo parlando di lei, Crudelia, probabilmente la più detestata tra tutti i villan per il semplice fatto di voler trasformare degli inermi cuccioli di dalmata in pellicce. Fa la sua prima apparizione nel racconto di Dodie Smith I cento e una dalmata, ma è grazie a La carica dei 101, diciassettesimo titolo animato di Walt Disney, che entra di diritto nel pantheon dei malvagi. Il suo nome originale è Crudelia De Vil che, abbastanza chiaramente, richiama l'inglese devil, ossia diavolo. Nella versione italiana, per motivi di assonanza linguistica, invece, diventa Demon, tanto per continuare a mettere chiaramente l'accento sulla sua natura fatta di perfidia e pura cattiveria. Traduzioni a parte, però, la forza di questo personaggio è tutta in una fisicità che, a prima vista, deve presentarlo al pubblico senza alcun tentennamento. E' così che nasce questa donna scheletrica, con una capigliatura in black and white, consumata dalle molte sigarette fumate e praticamente sommersa dalle lussuose pellicce, unico amore della sua vita. A sostenere la sua malvagità non ha nessun potere straordinario ma è mossa unicamente dal desiderio di possedere. E proprio questa caratteristica, probabilmente, ne fa uno dei cattivi più temibili dell'universo Disney, se non fosse per una copro destinato alla comicità.
Per trovare un'altra antagonista come lei priva di conoscenze occulte ma mossa da una natura discutibile, bisogna cercare tra le pagine di Charles Perrault. E' chiaro che stiamo parlando di Cenerentola e, almeno in questo caso, di Lady Tremaine, meglio conosciuta come la Matrigna che schiavizza l'unica figlia del defunto marito. L'animatore Frank Thomas nel 1950, anno di uscita dell'animazione, studiò per lei un aspetto aristocratico con tanto di naso aquilino e capelli raccolti in una acconciatura gonfia che fa pensare ad un modello di fine ottocento. L'abito con bustino a collo alto e la gonna ampia, poi, contribuiscono a rimandare un'idea di rigidità unita ad una perfidia veicolata attraverso una fredda educazione. Così,tanto sono scoordinate e comiche nelle loro bruttezza le sorellastre, tanto lei è sicura e inarrestabile nella sua volontà di manipolare gli eventi, per accaparrarsi un genero coronato e ambire ad un maggior prestigio. Anche e soprattutto di fronte ad una scarpetta di cristallo che proprio non ne vuol sapere di calzare il piede poco elegante di una figlia altrettanto carente di grazia.
Capitan Uncino, Jafar e Gaston: La cattiveria diventa uomo
Secondo alcuni Walt Disney fu un misogino mal celato e per questo affidò alla figura femminile la rappresentazione del male. Che sia vero o meno, sta di fatto che effettivamente sono pochi e anche scarsamente incisivi i personaggi maschili capaci di diventare il motore "negativo" di una vicenda. Perché, che sia chiaro, anche per essere una strega ci vuole del gran talento. Scherzi a parte, tra tutti probabilmente spicca la personalità di Capitan Uncino che, alla sua fama di pirata e antagonista perenne di Peter Pan, però unisce anche una sfortuna dai risvolti grotteschi. Una caratteristica che ritornerà frequentemente in quasi tutti i suoi colleghi, contribuendo a renderli meno credibili. Tornando a Capitan Uncino, il personaggio fa la sua apparizione sullo schermo nel 1953 con Le avventure di Peter Pan, portato anche al Festival di Cannes lo stesso anno. Così Giacomo Uncino, anche detto Artiglio, si presenta alla platea internazionale della manifestazione con il suo ampio cappello, la capigliatura scura e la giacca rosso fiammante, senza dimenticare, ovviamente, il famoso uncino messo in sostituzione della mano tagliata in combattimento da Peter Pan e mangiata dall'ormai inseparabile coccodrillo. Particolari estetici a parte, il suo personaggio è un manipolatore nascosto sotto un'apparenza rispettabile. La sua maggiore abilità è approfittarsi dell'ingenuità altrui ma è anche crudele e inetto. In definitiva, destinato ad una fine ingloriosa.
Dai pirati si passa al Gran Visir Jafar di Aladdin, personaggio basato su una iniziale intelligenza che, in realtà, nasconde crudeltà e rozzezza. Al suo attivo ha dei poteri magici come un bastone ipnotizzatore che utilizza per assoggettare il già bonario sultano di Agrabah. Il suo scopo, però, è di venire in possesso di una lampada magica racchiusa nella Caverna delle Meraviglie, che permette l'ingresso solo ad una persona, ossia il Diamante allo stato grezzo identificato proprio in Aladdin. Presentato inizialmente come una personalità colta, in realtà si lancia in numeri da duo comico con il fedele pappagallo sempre appollaiato sulla sua spalla, dando così un po' di respiro alla sua spigolosa personalità. Chiude il trio Gaston de La bella e la bestia, con un compendio di difetti maschili senza precedenti. Corteggiatore dell'acuta Bella, il ragazzotto in realtà non ha proprio la stoffa dell'antagonista, visto che dietro la possente muscolatura nasconde solo vanità, stupidità e arroganza. Indubbiamente la sua decisione di sposare una donna che lo disprezza mette in moto l'intera vicenda, ma è lontano anni luce dall'essere un villain di prim'ordine, scomparendo facilmente dal ricordo dello spettatore.
Dalla Sirenetta a Frozen : Evoluzione del villain
Dopo molti decenni di successi la Disney ha subito una battuta d'arresto, in modo particolar tra gli anni settanta e ottanta. Probabilmente le principesse stavano mutando, soprattutto nella vita reale, e la visione idilliaca proposta sul grande schermo non trovava più il favore del pubblico. La situazione cambia completamente, però, nel 1989, considerato l'anno del Rinascimento Disney e rappresentato dall'uscita de La sirenetta. In questo caso, oltre ad una maggiore attenzione tecnica per il movimento dei personaggi, soprattutto quelli marini, lo Studio prende ispirazione dalla tradizione narrativa di Hans Christian Andersen per proporre un personaggio femminile sempre alla ricerca del romanticismo ma, questa volta, più consapevole e autonoma. Anzi, tanto ribelle, da andare a interpellare Ursula, la temuta strega del mare, per conquistare il cuore del principe Eric. E proprio con questo "mostro marino, si può dire che la Disney ha salutato, almeno fino a prova contraria, la malvagità femminile racchiudendo in lei tutte le caratteristiche delle sue illustri colleghe. Realizzata esteticamente come un polipo desideroso di posare i suoi tentacoli sul trono di Tritone e il regno di Atlantica, rappresenta la sete di potere nutrita da una conoscenza dell' occulto capace di sedurre e ingannare. Questa è la sua ragione di vita. Questa è l'essenza della sua natura e la funzione che ha nella storia.
Rivoluzionario in modo del tutto diverso è stato Il re leone. A rendere nuova questa animazione fu sicuramente la scelta di ambientare la vicenda nel regno animale, rinunciando così a sortilegi e principesse in abiti danzanti, ma, soprattutto, la decisione di rendere più adulto il prodotto inserendo per la prima volta il senso di colpa in un film dedicato ai giovanissimi. E a questa necessità di profondità risponde anche la figura di Scar, fratello malvagio del Re Mufasa e usurpatore del trono, portando sul suo "manto" ben impressi dei riferimenti shakespeariani. Durante la lavorazione, infatti, gli sceneggiatori attinsero a varie opere letterarie per strutturare i personaggi e tra queste ci fu senza dubbio l'Amleto. E, in effetti, Scar sembra avere molte cose in comune con il Re di Danimarca Claudio. Entrambi uccidono i fratelli, sono gli zii dei protagonisti e, alla fine della vicenda, sono destinati ad una fine drammatica. Con questo riferimento alto si può dire che la Disney abbia cambiato completamente la sua visione dei cattivi. A farsi partecipe della mutazione è soprattutto l'avvento della Pixar e di un approccio più moderno alla narrazione. I protagonisti, principesse o animali che siano, sembrano destinati a confrontarsi più con loro stessi che con una forza malvagia esterna costruendo un viaggio personale e autonomo. E un esempio chiaro è proprio l'ultimo Frozen - Il regno di ghiaccio che, non solo affida a due figure femminili la conduzione completa della storia, ma considera l'inganno d'amore momentaneo e superabile attraverso le proprie risorse. Perché le principesse moderne, invece che aspettare il bacio del vero amore, preferiscono di gran lunga l'avventura.