Che sia il penultimo, l'ultimo, o semplicemente un tassello in un'ancora lunga serie di film, c'è una sola certezza: il nono film di Quentin Tarantino è finalmente nelle sale. Sì, dal 18 settembre, anche quelle italiane. Presentato in concorso al 72esimo Festival di Cannes, dove il regista ha festeggiato i 25 anni di Pulp Fiction, che vinse la Palma d'oro, C'era una volta a... Hollywood ha diviso la critica, suscitato polemiche, e, come al solito per Tarantino, dato grande spettacolo.
È questo il destino del regista nato a Knoxville, nel Tennessee, cresciuto a pane e videocassette, che vive, mangia, respira cinema da sempre. Chissà come deve essersi sentito quando, per la prima volta, ha visto dal vivo la scritta Hollywood sulle colline di Los Angeles. Come potete leggere nella nostra recensione di C'era una volta a... Hollywood, in questo film quel tipo di stupore rimane, ma c'è anche tanta nostalgia e malinconia: questo è forse il film più crepuscolare di Tarantino, ormai arrivato a una svolta nella sua vita professionale e privata.
Scapolo incallito, il regista si è sposato e, per sua stessa ammissione, la sua visione della vita e del lavoro è cambiata: adesso non c'è più solo il set, ma la voglia di condividere le giornate con qualcuno che non sia fatto di celluloide. E magari anche avere dei figli. Impossibile quindi che questo non abbia influito anche sul suo cinema: e in C'era una volta a... Hollywood c'è proprio un tirare le somme, interrogarsi sul futuro, rendersi conto che il quotidiano e il grande schermo non sono, e non devono essere, la stessa cosa.
C'era una volta a... Hollywood: il finale del film di Tarantino, tra fiaba e violenza
La video intervista a Quentin Tarantino
Il potere dei film secondo Quentin Tarantino
Tutto questo è raccontato attraverso gli occhi di tre personaggi, nella Los Angeles del 1969: abbiamo Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), attore televisivo di successo che si trova in crisi una volta passato al cinema, la sua controfigura, Cliff Booth (Brad Pitt), dal passato misterioso e che gli fa praticamente da psicologo, e la loro nuova, splendida vicina di casa, Sharon Tate (Margot Robbie), che ha appena sposato il regista Roman Polanski e si appresta a diventare una delle stelle più luminose di Hollywood. Almeno fino a quando non incontra la famiglia di Charles Manson.
La musica di fine anni '60, la cultura hippie, la nascita della New Hollywood e la perdita dell'innocenza, simboleggiata dal terribile omicidio di Sharon Tate: Quentin Tarantino racchiude in un solo film molti dei temi a lui cari, celebrando, in modo divertito e assolutamente libero (chi se ne frega se molte scene sono troppo lunghe, o se la mia versione di Bruce Lee farà arrabbiare qualcuno, deve aver pensato), ciò che ama di più, il cinema. Un sogno bellissimo, da cui bisogna svegliarsi una volta usciti dalla sala, ma, fino a che siamo al buio, catturati dal grande schermo, è vero, è vivo, è tutto il nostro mondo.
C'era una volta a... Hollywood, Quentin Tarantino: "Il mio sguardo è diverso, ora sono sposato"
Ecco perché, quando l'abbiamo incontrato per questa intervista a Roma, dove è arrivato insieme a due dei suoi magnifici protagonisti, il premio Oscar Leonardo DiCaprio e Margot Robbie, gli abbiamo chiesto se pensa davvero che un film possa salvare la nostra vita: "Non so se un film possa davvero salvare delle vite, ma credo che i film possano avere un'influenza" ci ha detto, proseguendo: "Un film può cambiare qualcosa da bianco a nero? No, ma può influenzare un cambiamento da bianco a nero."
Tarantino ci svela il segreto per 'restare nel business'
Gli anni che passano, le occasioni che non arrivano, il doversi "accontentare" di film di ripiego come gli Spaghetti Western (quanto si sarà divertito Tarantino a far dire questo a DiCaprio?!): Rick Dalton soffre per l'incertezza della sua carriera. E anche di questo parla C'era una volta a... Hollywood, di come riuscire a "restare nel business", che molto spesso è molto più difficile dell'entrarci. Qual è il segreto per riuscirci secondo Quentin Tarantino?
C'era una volta Tarantino: gli omaggi e le citazioni cult e western nei suoi film
"Non ne avevo ancora parlato con nessuno, ma è uno dei temi centrali del film: specialmente per un attore come Rick, la difficoltà è continuare a lavorare. È non uscire dal giro, ma restarci e lavorare. Anche se la tua carriera è in fase discendente, hai sempre quell'idea che potresti vincere all'ultimo inning, devi tenere duro e continuare a giocare. Lui ne parla nel film, dice: se le cose non vanno torno in Missouri, ma il modo per rimanere nel giro è continuare a lavorare. Le carriere sono una cosa interessante: un solo ingaggio, quello giusto, può cambiare tutto. Robert Forster, con cui ho lavorato in Jackie Brown, aveva avuto un lungo periodo discendente nella sua carriera, ma ha continuato a sperare. Ha avuto un gran primo atto, un secondo atto non esaltante, che è durato molto tempo, ma, come diceva, è come nel baseball: è un gioco che puoi vincere ai tempi supplementari. Quindi devi continuare a giocare."