Quentin Tarantino è un uomo felice. Il sorriso stampato in faccia, le effusioni alla moglie Daniella Pick durante il red carpet di C'era una volta a Hollywood lo dimostrano chiaramente. Il film appena presentato a Cannes 2019 è un'opera della memoria, la ricostruzione di un'epoca d'oro che riporta il regista alla sua infanzia a Los Angeles, all'ombra della settima arte. Tarantino stesso ha paragonato C'era una volta a Hollywood a Roma di Alfonso Cuaron, altro memoir indiretto, così quando a Cannes 2019 gli viene chiesto cosa è cambiato nella sua vita dai tempi di Pulp Fiction, presentato a Cannes 25 anni fa, risponde: "Oggi il mio cinema è diverso da quello di tre anni fa o cinque fa. Mi sono sposato 6 mesi fa. Non lo avevo mai fatto prima, ora so il perché: aspettavo la ragazza perfetta".
C'era una volta a... Hollywood racconta il passaggio dalla vecchia alla nuova Hollywood, ma anche dall'innocenza alla disperazione. Il 1969, anno di ambientazione del film, è anche l'anno della morte di Sharon Tate, uccisa dai membri della Manson Family. Perché questa storia nera continua ad affascinare il pubblico? Secondo Tarantino la ragione sta nel suo essere "incomprensibile. Negli anni ho fatto ricerca, ho letto libri, visto speciali tv su Charles Manson. Come ha fatto a convincere queste persone? Non si spiega, più informazioni si raccolgono sul personaggio, più diventa oscura la faccenda. L'impossibilità di spiegare questi fatti rende questa storia così affascinante". In C'era una volta a Hollywood, Charles Manson non viene dipinto come un mostro anche se "ha una componente sinistra. Volevo rappresentarlo come una persona dotata di fascino, con lui e i suoi accoliti lo Spahn Ranch funzionava bene, prima dei delitti allevavano cavalli, offrivano lezioni di equitazione, collaboravano con le troupe che venivano a girare lì. Quando avevo sei anni i miei genitori mi portavano a equitazione, mi piace pensare di essere stato anche allo Spahn Ranch".
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Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, coppia d'oro di Hollywood
In C'era una volta a Hollywood, Quentin Tarantino è tornato a circondarsi di un cast eccezionale richiamando i fidati Leonardo DiCaprio e Brad Pitt nel ruolo dell'attore di B-movie western Rick Dalton e dello double stunt Cliff Booth. Con loro la solare Margot Robbie interpreta Sharon Tate, l'attrice moglie di Roman Polanski uccisa nell'agosto '69, incinta di otto mesi, dal alcuni membri della Manson Family mentre si trovava nella sua villa. "Mi sono subito identificato nel personaggio di Rick Dalton" spiega Leonardo DiCaprio "perché sono cresciuto nell'industria. Rick vede i tempi che cambiano e lui viene lasciato indietro. Io sono fortunato per la mia posizione mentre lui lotta per trovare un altro ingaggio, ma ho un sacco di amici che vivono le sue stesse difficoltà".
Per Brad Pitt, la storia di C'era una volta a Hollywood ha a che fare con "l'accettazione di sé, del proprio posto, della propria situazione e dei propri problemi. Rick non si sente bravo abbastanza, lotta per cambiare le cose, Cliff, invece, ha accettato se stesso e i propri limiti". Una cosa è certa, avere a disposizione Leonardo DiCaprio e Brad Pitt su un set renderebbe felice qualsiasi regista. I due attori, insieme per la prima volta, ammettono di aver lavorato alla perfezione con l'altro come compagno. Per Leonardo DiCaprio lavorare con Pitt è stato "incredibilmente confortevole. Apparteniamo alla stessa generazione, Quentin ha creato questa incredibile backstory per i nostri personaggi, amici da anni. Brad non è solo un grande attore, ma è un professionista, quindi è stato tutto facile". Brad Pitt concorda: "Era la prima volta, ma ci siamo divertiti un sacco, abbiamo riso molto. Sapere che hai il meglio del meglio di fronte a te è un grande sollievo. Spero di ripetere l'esperienza".
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1969: la perdita dell'innocenza
I personaggi affidati a Leonardo DiCaprio e Brad Pitt sono fictional, ma in C'era una volta a Hollywood vi sono un sacco di persone realmente esistite, da Bruce Lee a Sharon Tate. Se per Quentin Tarantino questo non ha comportato maggiori responsabilità, Margot Robbie ha dovuto fare i conti con una figura reale, ben presente nella memoria collettiva, come la moglie di Polanski: "Per preparami ho fatto ricerca, ho letto molto, ma il lavoro di un attore è comprendere lo scopo del personaggio nella storia. Perché Sharon Tate è nel film? Per me lei è un raggio di luce, una persona che ha illuminato il mondo con la sua presenza, il mio lavoro era quello. Ho cercato di farlo nel rispetto della vera Sharon Tate". Brad Pitt interviene a sottolineare come la morte della Tate sia diventato il simbolo della perdita dell'innocenza di Hollywood: "La rabbia che traspare non è contro gli individui, ma contro la perdita dell'innocenza. Il 1969 era l'anno dei movimenti pacifisti, dell'amore libero, l'anno della speranza, della circolazione di nuove idee. La tragica perdita ha mostrato il lato oscuro della natura umana ed è di questo che parla il film".
La lettera d'amore di Quentin Tarantino al cinema
Considerate l'ambientazione di C'era una volta a Hollywood e la passione cinefila di Quentin Tarantino, è superfluo sottolineare quanto il film trabocchi di omaggi, citazioni e autocitazioni. Avendo mano libera, Tarantino si è divertito a riscrivere la storia del cinema a suo modo. Tra i tanti riferimenti vi è un rimando a Sergio Corbucci, che Quentin definisce "uno dei grandi maestri di tutti i tempi. Django Unchained è basato sul suo lavoro. Rick Dalton va a Roma per fare un western, ma non apprezza l'esperienza, considera il film spazzatura italiana. Se potessi parlargli oggi, sarei emozionato, gli chiederei 'Davvero hai lavorato con Corbucci?!!'. In un altro momento a Rick Dalton viene offerto di girare La grande fuga, Steve McQueen non è sicuro di accettare e Rick è sulla lista dei possibili rimpiazzi. Lui non ama la storia, ma cercano di convincerlo. Lo abbiamo visto girare una scena e funziona, vedendola pensi che sarebbe stato ottimo nel ruolo".
I riferimenti cinefili non si riferiscono solo alle opere altrui. Tarantino stesso ammette di poter definire C'era una volta a Hollywood "una summa del mio lavoro. Non era necessario farlo, mi è venuto naturale. Le persone venivano a leggere lo script a casa mia, perché avevo fatto una sola copia, uno ha detto 'Questo numero 9 è come tutti gli altri film messi insieme'". Per proteggere la sua lettera d'amore alla settima arte, Tarantino a Cannes ha più volte ribadito la necessità di evitare spoiler. Sarà questo il motivo per cui, quando gli viene chiesto in quale epoca gli piacerebbe lavorare, risponde: "In qualsiasi epoca prima della nascita dei cellulari".