Vorremmo cominciare questa recensione di Cena con delitto - Knives Out con una precisazione: no, l'assassino non è il maggiordomo. A dirla tutta nemmeno c'è un maggiordomo, e in fondo anche l'omicidio non è che sia così palese e banale quanto vorrebbe farci credere il titolo italiano. Nonostante questo, il nuovo bellissimo film di Rian Johnson è un giallo a tutti gli effetti: ma se da una parte è comunque ricchissimo di cliché del genere, citazioni e rimandi ai grandi classici di Agatha Christie e altri grandi giallisti, di contro nasconde un'anima sovversiva e innovativa.
È proprio questa doppia anima a rendere questo Cena con delitto - Knives Out non solo uno dei pochi whodunnit completamente originali (nel senso di soggetto scritto ex novo, e non tratto da nessun'opera antecedente) degli ultimi decenni, ma anche una delle più interessanti e sagaci riflessioni sul genere che si sia mai vista al cinema. E se ai cinefili più attenti non potrà che venire subito in mente un film cult quale Invito a cena con delitto, sappiate che qui non siamo mai dalle parti della mera parodia, ma ci troviamo davanti ad un film in cui divertimento e indagini vanno sempre di pari passo.
Una trama che strizza l'occhio ad Agatha Christie
L'incipit del film non potrebbe essere più classico di così: il giallista, e milionario, Harlan Thrombey viene trovato morto la notte del suo 85esimo compleanno, subito dopo la festa in cui si sono ritrovati, nella sua magione, tutti i membri della sua famiglia. Per la polizia si tratta di un banale caso di suicidio, ma non la pensa così il celebre investigatore privato Benoit Blanc che comincia ad indagare su ciascuno dei familiari. Tutti sembrerebbero avere qualcosa da guadagnare dalla morte del capofamiglia, ma si tratta davvero di un delitto?
Se di primo impatto si ha davvero l'impressione di trovarsi proiettati all'interno di un giallo di Agatha Christie, non è certo un caso: la sceneggiatura assolutamente perfetta di Johnson ha tutta l'interesse l'intenzione di farci pensare immediatamente ai grandi classici del genere (in primis Poirot a Styles Court e Assassinio sull'Oriente Express), ma è pronta a stupirci, già nella prima ora del film, con un paio di twist davvero inaspettati. Tanto che, arrivati a metà pellicola, viene spontaneo chiedersi se sia davvero tutto qui, se il giallo e il delitto del titolo fossero solo una scusa per raccontarci tutt'altro, magari la storia di una famiglia disfunzionale.
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La rinascita del cinema giallo passa attraverso il divertimento
La caratteristica principale del cinema di Rian Johnson è sempre stata quella di giocare con i cliché del genere e sovvertirli, così come quella di riuscire a trovare sempre il giusto equilibro tra il registro drammatico e quello più propriamente comico. Se con Star Wars: Gli ultimi Jedi ha funzionato solo in parte, e soprattutto è stato capito e accettato troppo poco, non è tanto per i limiti del regista, ma più per quelli di un fandom fin troppo chiuso a sperimentazioni e novità. Qui Johnson non ha nulla di cui preoccuparsi, anche perché il genere giallo, al cinema almeno, è stantio da decenni e sembra non avere più nulla di nuovo da dire. È facile quindi per un autore di talento come lui riuscire a scardinare le aspettative degli spettatori e ribaltarle non una una, ma più e più volte all'interno dello stesso film.
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La parola chiave però, nel caso di Knives Out, è soprattutto il divertimento. Perché il giallo e le indagini ci sono, ma noi spettatori non siamo tanto chiamati ad indovinare il colpevole o quanto è realmente accaduto, ma quanto ancora possa succedere in un film che, paradossalmente, sembra essere già "concluso" dopo nemmeno mezz'ora. Scoprire poco a poco i vari personaggi e le loro motivazioni e azioni è solo una piccola parte del gioco, la novità sta nel seguire il goffo detective e la sua improvvisata assistente/protagonista attraverso le più bizzarre e inaspettate peripezie. E accorgerci insieme a loro di come le diverse prospettive possano conferire alla stessa storia un significato e un tono sempre diverso.
Lo script di Johnson è pieno zeppo di rimandi alla letteratura e al cinema di genere: oltre ad Agatha Christie, vengono citati più o meno direttamente anche autori come Arthur Conan Doyle o i più recenti Dennis Lehane o Harlan Coben, o personaggi televisivi come la Jessica Fletcher de La signora in giallo, il Tenente Colombo o i membri delle squadre di CSI. Nessuno di questi omaggi però è messo lì per caso e, soprattutto, mai il mero omaggio si trasforma in plagio o scopiazzatura. La storia di Cena con delitto riesce a rimanere fresca e originale perfino nel finale, quando ritorna sui binari più classici con la ricostruzione del caso e le rivelazioni a sorpresa. E ci riesce grazie ad un'ironia irresistibile (vedi monologo sulla ciambella) ma perfettamente dosata, tanto che l'elemento investigativo/deduttivo non viene mai sovrastato dal resto.
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Un cast talmente in forma che il vero delitto sarebbe dimenticare qualcuno
Che Rian Johnson sapesse dirigere in modo esemplare lo sappiamo già da tempo, d'altronde suoi sono alcuni dei migliori episodi di Breaking Bad (qualcuno ha detto Ozymandias?). Con questo Cena con delitto non solo scopriamo che è in grado di scrivere una sceneggiatura assolutamente perfetta, ma anche che è in grado di gestire al meglio un cast all star. A brillare più di tutti sono forse i due protagonisti, ovvero Ana de Armas e Daniel Craig: li rivedremo insieme nel prossimo No Time to Die come 007 e bond girl a seguito, ma dubitiamo che potranno mai eguagliare la coppia presente in questo film.
Craig è un buffo detective privato dall'accento e dal nome improbabile, un po' Poirot, un po' Colombo, ma con molto più fascino e un'aria di completa imperscrutabilità che lo fanno sembrare molto meno geniale di quel che è in realtà; la splendida cubana, invece, dimostra di essere un'attrice di talento e non solo di grande sensualità, interpretando con il giusto piglio una ragazza fragile ma decisa, immischiata suo malgrado in una faccenda molto più grande di lei. È a loro due che Johnson affida molti dei rovesciamenti di trama e di tono del suo film, e il risultato è assolutamente perfetto.
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Ma, come dicevamo, nessuno nel cast è assolutamente da meno: Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Michael Shannon, Toni Collette e Don Johnson sono tutti chiamati ad interpretare personaggi sopra le righe, ma nonostante il grande divertimento che emerge dalle loro interpretazioni non c'è nessuno che sia meno che perfetto. Come d'altronde è, da sempre, il magnifico Christopher Plummer, presenza carismatica che dà il via a questa danza fatta di menzogne e capovolgimenti di scena, come non ne vedevamo da un pezzo. Tanto che arrivati alla fine di questo Cena con delitto - Knives Out, non solo viene voglia di rivedere subito il film da capo, ma viene spontaneo anche desiderare un nuovo capitolo, un sequel ideale. Magari con protagonisti nuovi di zecca (e la conferma del solo Daniel Craig): ma uno script così originale e dirompente come questo di Johnson non può rimanere un caso isolato, deve per forza far ripartire l'intero genere.
Conclusioni
In questa recensione di Cena con delitto - Knives Out abbiamo provato ad essere il più vaghi possibile, ma avrete comunque capito che abbiamo adorato i tanti twist e ribaltamenti presenti nella sceneggiatura assolutamente perfetta di Rian Johnson. Così come abbiamo amato il tono, sempre perfettamente in equilibrio tra il serio e il faceto, che è riuscito a donare al suo film. Aggiungiamoci un cast assolutamente fantastico, ed è chiaro perché Knives Out sia una delle più belle sorprese di questo 2019.
Perché ci piace
- Sceneggiatura perfetta: ottimo plot e grandi personaggi, anche secondari; tante battute e situazioni divertentissime e già cult; molte citazioni e omaggi.
- Rian Johnson è abilissimo dietro la macchina da presa e riesce a rendere al meglio ogni singolo aspetto del suo film.
- Daniel Craig e Ana de Armas guidano un cast eccezionale e in grande forma: un inedito Chris Evans farà impazzire i fan.
- Scenografia, fotografia, musiche: in questo film non c'è nulla che sia meno che esaltante.
Cosa non va
- Probabile che con l'adattamento italiano molte meraviglie dialettiche (tra cui molte citazioni e riferimenti) dello script vengano perse.