La Festa del Cinema di Roma compie 18 anni e diventa maggiorenne. Parallelamente il film che è stato scelto per aprire quest'edizione è C'è ancora domani, che arriverà in sala dal 26 ottobre con Vision Distribution, diretto da Paola Cortellesi, che dopo tanti anni di esperienza davanti la macchina da presa nei ruoli più disparati, prova a passare dall'altra parte della barricata perché la storia lo richiedeva. Uno spaccato in bianco e nero dell'Italia del dopoguerra e delle tante donne dimenticate dalla Storia con la "s" maiuscola. La Cortellesi è sempre stata anche sceneggiatrice delle opere in cui recitava e questa pellicola non fa eccezione, in cui ha collaborato con gli storici compagni di viaggio Furio Andreotti e Giulia Calenda.
"Questa storia è nata un passo alla volta con Furio e Giulia" - dice la Cortellesi - "con la voglia di raccontare la vita di quelle donne che nessuno ha mai celebrato. Non sono esistite solamente Nilde Iotti e le grandi donne che con coscienza hanno scritto la nostra costituzione e si sono battute per i loro diritti. C'era un'immagine dentro di me: una giornata che inizia con uno schiaffo in faccia dato dal marito alla moglie, che poi si ritrova ad adempiere alle faccende quotidiane come una Cenerentola. Nonne e bisnonne mi hanno raccontato storie incredibili di quell'epoca, storie che accadevano nel cortile di casa, sotto gli occhi di tutti. Sono donne che hanno messo in piedi il costrutto sociale del nostro Paese, crescendo figli e curando mariti che andavano al fronte. Si sono considerate nullità loro stesse, perché così gli era stato insegnato. Mi ricordo mia nonna, non erudita ma per me una persona eccezionale da cui mi rifugiavo sempre per un buon consiglio, che chiudeva sempre con 'però che ne capisco io'". Giulia Calenda e Furio Andreotti confermano come abbiano tutti e tre attinto dalle proprie storie personali per la scrittura, e la sceneggiatrice chiosa: "Questo film è esattamente come l'avevamo pensato, che è raro per degli autori dato che poi arriva la visione del regista a cambiare le carte in tavola. È un film scritto, pensato e dedicato soprattutto alle ragazze di oggi che, a causa delle pressioni della nostra società e di una parola anche fugace detta da un uomo, pensano di non essere mai abbastanza".
Dramma e commedia
Paola Cortellesi ha rassicurato tutti i presenti dicendo che continuerà l'avventura dietro la macchina da presa perché dato che il regista ha molte più responsabilità e aspetti da supervisionare, le ha fatto scoprire e imparare moltissimi nuovi elementi della macchina del set. È stata anche l'opportunità per dirigersi e girare come una trottola davanti e dietro la telecamera ma il trucco sono state tre settimane di prove teatrali insieme al resto del cast: "Di solito non c'è modo e tempo per farlo, perché sul set bisogna correre e rispettare un programma stabilito, ma è servito a tutti noi per suggerimenti preziosi messi poi a copione, aggiornati e stabiliti insieme".
La commedia all'italiana ha una lunga tradizione che nasce dall'incontro fortuito e perfettamente equilibrato di riso e dramma, come la vita. C'è ancora domani si inserisce perfettamente in questo contesto nonostante le tematiche serie raccontate: "Il doppio registro è l'unico linguaggio che io e gli altri due sceneggiatori conosciamo. La violenza domestica oggi è un argomento duro ma all'epoca era semplicemente un dato di fatto, ed è per questo che ho voluto raccontarlo con più sfumature. Ciò che accade nel quotidiano in fondo non ha un solo colore, come al cinema. Le nostre nonne e bisnonne ci narravano in fondo anche delle numerose morti come se fossero la normalità dell'epoca".
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Violenza domestica
Il film oltre che di emancipazione femminile parla anche di violenza domestica, un argomento estremamente attuale anche oggi. Una tematica che non viene però messa in scena eccessivo ma delicato e con delle trovate registiche funzionali, come dice l'attrice ora anche regista: "Nonostante sia un film realistico, non volevo che quelle sequenze fossero esasperate. Siamo oramai tanto così abituati a vedere la violenza nell'audiovisivo. Non volevo che risultasse né splatter né iper realistica, spesso scavalcata dal vojeuerismo, mi piaceva raccontarla come un rituale, perché è così che lei se la racconta accadendo spesso. Vale anche per i segni sul corpo, c'è un livido che appare e scompare, a seconda della sua consapevolezza o meno. 'Come niente fosse' è l'idea più violenta da mettere in scena". Un argomento tristemente attuale, dicevamo, tanto che gli sceneggiatori si sono ritrovati a sbobinare atti processuali dei femminicidi, notando come la dinamica sia sempre la stessa: Svilire una persona e farle terra bruciata intorno, sono state istituite delle leggi ma nella realtà il divario c'è ancora. Non c'è niente di casuale in questa storia quando si tratta di rimandi al mondo contemporaneo. Abbiamo voluto parlare di quanto queste cose apparentemente così lontane siano in realtà così radicate nella società".
Tre generazioni di uomini
Accanto alla Cortellesi nel film ci sono tre generazioni di uomini che fanno parte della sua cerchia. Valerio Mastandrea interpreta il marito Ivano, un uomo sempre scontroso "perché ha fatto due guerre". Come dice Mastandrea: "Sono tre generazioni che continuano a perpetrano la violenza, da questo film si possono tirare fuori molte opinioni e convinzioni. Secondo me l'unica differenza tra ieri e oggi è che le donne hanno molta più consapevolezza e coraggio, ciò che invece purtroppo non è cambiato è quello che trovano fuori, le leggi non bastano, bisogna affrontarlo a livello generazionale, culturale. Nell'uomo non vedo differenza tra ieri e oggi, si continuano ad usare alibi che lasciano il tempo che trovano".
A quel punto interviene Giorgio Colangeli, il tremendo suocero Ottorino: "Di questa favola reale, come mi piace definire il film, sono proprio l'orco, qualcuno che ci si chiede se sia mai esistito veramente, c'è un'enfasi voluta nel personaggio e io stesso ho purtroppo dei ricordi da bambino in cui mamma e papà si chiudevano in camera da letto e si sentiva la violenza dei rumori ovattati che rendevano ancora più misterioso e drammatico ciò che succedeva lì dentro. Anche Ivano e Delia all'inizio erano innamorati come Giulio e Marcella ma poi si ricade nello schema perpetrato dalla società". Chiude il discorso Francesco Centorame che è Giulio, l'apparentemente dolce promesso sposo alla figlia maggiore della coppia, Marcella: "Credo ci sia un problema grave oggi, le leggi tutelano qualcosa che vive e persiste da quando esiste l'uomo, bisognerebbe fare proprio un discorso di identità sociale, non vedo un reale interesse nell'educare al sentimento e al rispetto gli uomini. Ho un figlio piccolo e frequentando gli asili sento spesso la frase 'non piangere come le femminucce'. Parliamo troppo spesso senza una consapevolezza di educazione sentimentale. Chi è che pensa all'uomo oggi?".
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Gli anticorpi di Delia
Delia, la protagonista interpretata da Cortellesi, ha due frecce nel proprio arco che portano speranza e leggerezza nella sua vita e nel racconto storico. Vinicio Marchioni è Nino: "Mi sono affidato completamente nelle mani di Paola, che mi ha spiegato subito la funzione del personaggio e sono stato molto contento abbia chiamato me per interpretarlo, perché siamo entrambi innamoratissimi. Lui è uno di quei tantissimi uomini che purtroppo non vengono raccontati perché fa più rumore un albero che cade per terra che cento che crescono. Nino è praticamente un MacGuffin meraviglioso".
Infine c'è Emanuela Fanelli che è Marisa, l'amica del cuore: "Mia nonna era molto simile a Marisa quindi mi sono ispirata a lei per il personaggio. Le loro scene insieme sono momenti di leggerezza, trascorsi con una persona che la guarda con amore e vorrebbe la sua felicità e per lei non è la normalità. La spingono a guardarsi in un altro modo, in fondo la Resistenza aveva solo tre anni e forse fu il primo momento in cui le donne si videro come qualcos'altro che madri e mogli. Tutto stava sbocciando e si poteva vivere in modo diverso. La pellicola finisce non a caso con l'eredità lasciata alla figlia Marcella, che rappresenta come decidiamo di stare al mondo".