La prima stagione di Castlevania ha riscosso un grande successo: pubblicata su Netflix nel luglio del 2017, è stata rinnovata pressoché immediatamente per una seconda tranche di episodi che proseguiranno il racconto rimasto in sospeso un anno fa. E il riscontro è stato talmente positivo che Netflix ha autorizzato Frederator Studios e Powerhouse Animation Studios a produrre il doppio degli episodi rispetto alla prima stagione, otto invece di quattro. È chiaro, insomma, che Netflix e il produttore Konami contano molto su questa seconda stagione della serie, specialmente ora che la storia ha imbastito le premesse e si appresta a catapultarci in un vortice di avventure, sangue e orrori a cartoni animati. Perché Castlevania, in effetti, è proprio questo: una serie animata per adulti che adatta uno dei videogiochi più popolari e iconici di sempre.
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Castlevania, il videogioco
Il primo titolo della serie - che oggi conta tipo una trentina di iterazioni, escludendo remake e conversioni - risale addirittura al 1986: Konami lo sviluppò originariamente per Family Computer Disk System, una periferica giapponese del vecchio NES a 8-bit di Nintendo. In seguito, la società nipponica decise di pubblicarlo anche in occidente con un titolo diverso perché il vicepresidente di Konami of America, Emil Heidkamp, temeva che la traduzione letterale di Akumajo Dracula fosse troppo inquietante. Così nacque effettivamente Castlevania, un platform rivoluzionario, per l'epoca, in cui il giocatore indossava i panni di Simon Belmont, un cacciatore di vampiri alle prese coi pericoli mortali del castello di Dracula. Il concept originale ha subito numerose trasformazioni, nel corso dei decenni, e ogni sequel o spin-off ha apportato cambiamenti significativi alla formula basilare. Elencarli tutti è praticamente impossibile, perciò vale la pena menzionare i titoli più significativi.
Il più importante e famoso di tutti è sicuramente Castlevania: Symphony of the Night, titolo del 1997 che ha rivoluzionato la serie e avviato un sottogenere, spesso chiamato "metroidvania", che ha lanciato il director Koji Igarashi e influenzato enormemente il mercato. Symphony of the Night, infatti, adottava una struttura non lineare e integrava nel gameplay alcuni elementi più consoni ai giochi di ruolo. Un altro momento eclatante nella storia del franchise che vale la pena ricordare su queste pagine è il recente reboot in due episodi, sottotitolato Lords of Shadow e sviluppato dalla compagnia spagnola Mercury Steam, che si ispirava fortemente a Symphony of the Night ma impiegava una struttura più lineare per raccontare una storia decisamente cinematografica. In questo senso, contava infatti sulle voci di alcuni attori famosissimi come Patrick Stewart, Jason Isaacs, Robert Carlyle e Natasha McElhone.
L'episodio della serie che ci interessa più precisamente ricordare è però Castlevania III: Dracula's Curse, dato che ha ispirato concretamente la serie televisiva targata Netflix. Castlevania III è stato pubblicato nel 1989 per NES e poi convertito in seguito per svariate piattaforme. Già ai tempi si trattava di un titolo importante perché faceva da prequel alla saga - essendo ambientato secoli prima dell'episodio iniziale - e introduceva alcune novità strutturali, come la possibilità di scegliere un compagno di battaglia tra tre diversi (la maga Sypha, il pirata Grant e il figlio di Dracula, Alucard) e di inforcare percorsi alternativi che conducevano a finali multipli. Essendo la prima avventura dei Belmont, in ordine cronologico, e avendo un cast di pittoreschi protagonisti, Castlevania III è stato probabilmente il capitolo più indicato a ispirare una serie animata che, all'inizio, avrebbe dovuto essere un film.
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Castlevania dal videogioco alla TV
Nonostante sia in circolazione da oltre trent'anni, Castlevania non è mai diventato un anime come succede spesso con questo genere di produzioni. Ci sono stati concerti, svariati manga, romanzi e gadget a profusione, ma i progetti per il grande o il piccolo schermo sono stati tormentati e inconcludenti. Nel 2005 la Crystal Sky Pictures acquisì i diritti per la produzione di un film ispirato alla serie e diretto da Paul W.S. Anderson con un budget di oltre cinquanta milioni di dollari. Ovviamente non se ne fece niente: varie case di produzione si palleggiarono la licenza per anni, arrivando persino a scegliere le location per le riprese senza mai riuscire a cominciarle. Anderson abbandonò il progetto per dedicarsi ad altro e passò le redini a Sylvain White ma il susseguirsi di svariati problemi - tra gli altri, lo sciopero degli sceneggiatori nel 2007 - condusse alla cancellazione di ogni piano nel 2009.
Anche la lavorazione della serie animata è stata tutt'altro che facile. Frederator Studios aveva acquisito i diritti per la trasposizione di Castlevania III nel 2007, reclutando il famoso Warren Ellis perché ne scrivesse la storia. Ellis non conosceva minimamente il franchise e si ritrovò a lavorare con Koji Igarashi a una sceneggiatura che avrebbe dovuto integrarsi nella cronologia della serie videoludica. Sfortunatamente Igarashi era un tipo difficile da compiacere ed Ellis dovette scrivere qualcosa come otto bozze, incontrando sempre maggiori difficoltà nella stesura di una storia adulta e grottesca per un medium con un target molto più ampio. Intuendo che gli 80 minuti della durata non sarebbero bastati a presentare una storia di ampio respiro, Ellis valutò persino la possibilità di una trilogia composta quantomeno da un primo film autoconclusivo, e apportò alcune importanti modifiche alla storia per renderla più fluida, rimuovendo per esempio il personaggio di Grant Danasty, a suo avviso fuori luogo sia come nome, sia come retroscena.
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Nel 2008 la produzione rallentò fino a fermarsi del tutto. Solo qualche anno dopo, Konami contattò Adi Shankar perché dirigesse un film con attorni in carne e ossa basato sulla sceneggiatura di Ellis: Shankar, che all'epoca aveva finito da poco di lavorare a Dredd e conosceva molto bene Castlevania come serie, avrebbe dovuto sfruttare un budget limitato per produrre quello che essenzialmente voleva essere un film di poche pretese, così rifiutò e il progetto piombò di nuovo nell'ombra. Soltanto parecchi anni dopo, Powerhouse Animation Studios riuscì a riesumarlo e a girare le sceneggiature di Ellis ai capoccia di Netflix che approvarono quasi immediatamente i testi originali, cosa che velocizzò parecchio la produzione della serie. Sam Deats e Ryoichi Uchikoshi si sono occupati della regia a quattro mani, ispirandosi fortemente alle opere di Satoshi Kon e ad altri manga popolari come Berserk.
La prima stagione di Castlevania, composta da quattro puntate lunghe circa trenta minuti ciascuna, copriva essenzialmente quello che avrebbe dovuto essere l'inizio della trilogia per come l'aveva pensata Ellis anni prima: deciso a vendicarsi dell'umanità che ha tradito la sua fiducia, facendogli perdere l'unica donna che avesse mai amato, il conte Dracula invade la Valacchia con un esercito di mostri. L'unico in grado di fermarlo potrebbe essere Trevor Belmont, ultimo discendente di una stirpe di cacciatori di vampiri: a lui si unisce ben presto Sypha Belnades, una maga, e il figlio di Dracula, il vampiro Alucard. Nell'ultima puntata della stagione, Trevor affrontava proprio Alucard in un duello, convincendolo a unire le forze in previsione dello scontro finale con Dracula. La seconda stagione di Castlevania racconterà proprio il viaggio di questo eroico terzetto: i nuovi otto episodi racconteranno le disavventure del terzetto nel castello di Dracula e chiuderanno la trilogia originariamente ideata da Ellis, divergendo sensibilmente dalla storia del gioco. Se questo significa che un'eventuale terza stagione si concentrerà su un'epoca e dei protagonisti completamente diversi, è ancora presto per saperlo: come abbiamo detto, con oltre trenta giochi all'attivo e numerosi protagonisti che si sono passati il testimone, Castlevania potrebbe tranquillamente diventare una serie antologica. Chi vivrà vedrà.