Caracas, la recensione: la Napoli di Marco D'Amore per un film sfuggente e suggestivo

La recensione di Caracas: Marco D'Amore regista torna a Napoli (magica e oscura) per un film che ricalca una conflittualità tanto sociale quanto geografica, portando con sé Toni Servillo. Grande colonna sonora di Rodrigo D'Erasmo. Al cinema dal 28 febbraio.

Caracas, la recensione: la Napoli di Marco D'Amore per un film sfuggente e suggestivo

Caracas di Marco D'Amore è un film che vive secondo la sua tecnica, i suoi istinti, e i suoi molteplici sguardi. È un film di sensazioni, di suoni, di rumori. Anzi, di schiamazzi, stropicciati e allungati tra i vicoli umidi e graffiati di una città unica nella sua meravigliosa e meravigliata contraddizione. È un film di ricordi, Caracas, ma non è un film nostalgico. Anzi. Guarda indietro, pensando però in avanti. Soprattutto, l'opera di Marco D'Amore, che si ispira al romanzo-diario Napoli Ferrovia di Ermanno Rea (datato 2007), andrebbe vista lasciandosi andare, mollando il freno della realtà per avvicinarsi ad una dimensione diversa, a tratti astratta, a tratti sognata.

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Caracas: Toni Servillo, Marco D'Amore e Lina Camélia Lumbroso

Un rischio? Certo. Infatti, Caracas a volte si inceppa, ma ha anche l'onestà di ripartire subito dopo, in un gioco cinematografico che mischia l'apparenza alla sostanza. In questo senso, il film, è anche una negazione stessa dei generi (in questo senso il rischio corso è decisamente apprezzabile), tanto che, ben presto, per la geografia umana e locale voluta dal regista, perdiamo l'orientamento. Ci ritroviamo immersi in una storia che non ha un vero punto d'inizio, né un linguaggio standardizzato. Tutto è affidato all'istinto, al pensiero, alla percezione generale, che vive di conflitti e vive di dolente e fondamentale umanità.

Caracas, alla (ri)scoperta di Napoli

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Caracas: Toni Servillo e Lina Camélia Lumbroso in una scena

Perché poi, da un certo punto di vista, Caracas, che rifiuta ogni etichetta, è complesso da riassumere in una trama, diremmo, lineare. Scritto da Marco D'Amore insieme a Francesco Ghiaccio, il film mette al centro idealmente due personaggi, a tratti continui e a tratti opposti. Due personaggi che potrebbero essere la stessa cosa, e potrebbero addirittura essere il frutto diretto della cornice in cui si aggirano. Del resto, la vera protagonista di Caracas, è Napoli. Estrema, inquieta, esuberante, pericolosa, accogliente. Una Napoli che rifiuta ogni schema visto in precedenza (e D'Amore la immagina come se fosse Gotham City o Sin City, per sua ammissione) al cinema o nella serialità, cogliendone la dolcezza e l'estremizzazione. A proposito: il film parte subito introducendo il personaggio di Caracas (D'Amore) un naziskin che, però, si sta per convertire all'Islam, seguendo l'amore con Yasmina (Lina Camelia Lumbroso). Subito dopo, ecco Giordano Fonte (Toni Servillo), scrittore che torna a Napoli dopo anni di distanza. Nonostante la promessa di non voler più scrivere, Giordano resta fulminato da una città tanto irriconoscibile quanto familiare, nel quale "tutti sperano di salvarsi".

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Un film che sfugge, ma suggestiona

1 Marco Damore E Toni Servillo Marcoghidelli Crs 20230216 002497
Caracas: Toni Servillo e Marco D'Amore

Ma Caracas, di che salvezza parla? Dov'è la redenzione? Dov'è la vena pulsante di un film sfuggente, tanto nella storia quanto nelle innumerevoli letture? Napoli altera l'umore dei personaggi, e di conseguenza altera il lavoro di Marco D'Amore, un regista che dimostra (dopo L'Immortale) di avere un certo gusto e una certa estetica, centralizzando il volere con il potere. Non è facile, e non è facile con un film come Caracas. Se il racconto, a volte, si fa scivoloso, perdendo un fulcro probabilmente appena abbozzato (ripetiamo, non è facile adattare un diario come quello di Rea), Caracas, nei momenti più complessi, gira lo sguardo e torna al guizzo, facendo si che la narrazione prenda strade (anzi, vicoli) inconsueti. Il film, dunque, è una continua scoperta, e poco a poco si costruisce.

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Caracas: Toni Servillo e i "muschilli"

Se i riferimenti narrativi non sono facili da cogliere (e ripetiamo, alcune volte potrebbe sembrare confuso), è lo splendido lavoro fatto sul sonoro ad avere un importante spazio extra-diegetico: se Napoli è il palcoscenico perfetto, nelle sue ossessioni e nelle sue influenze, toccando una società mutata e mutevole (un neofascista musulmano) riassunta nella scenografia Napoletana (una scenografia soprattutto umana), è la musica che sposta la storia. La colonna sonora di Rodrigo D'Erasmo, così come una Napoli metropolitana e notturna, è il cuore pulsante del film, alterando la nostra comprensione, e quella di Giordano, immortalato nello sguardo sospeso e stupito di Toni Servillo. Tamburi, accordi, toni bassi, influenze africane nel timbro e nel colore della musica. Un colore che si scalda (Stefano Meloni alla fotografia), e in un certo senso conforta e stupisce. Come Napoli, sognante ma disillusa, profana, magica e romanzata. Ecco Caracas, un film che sfugge, e che resta impresso.

Conclusioni

A volte disomogeneo, a volte scivoloso, a volte irrisolto. Eppure, come scritto nella recensione, Caracas è un film che vive di pancia e d'istinto, nelle sue suggestioni umane e geografiche che si reggono nell'immaginario di una Napoli metropolitana tanto brutale quanto dolcissima, capace di essere il palcoscenico cinematografico perfetto (ancora una volta).

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Il sound, e la colonna sonora.
  • La prova di Toni Servillo.
  • Napoli, in tutti i suoi aspetti.

Cosa non va

  • Potrebbe risultare difficoltoso nella sua scivolosa storia.
  • Non tutto risulta omogeneo.