L'ultimo film italiano in concorso a Venezia 75 è Capri - Revolution di Mario Martone, in uscita nelle sale italiane dal 13 dicembre. Il film, che vede protagonista Marianna Fontana, una delle gemelle napoletane di Inseparabili, è un affresco storico che racconta la Capri del 1914 divisa tra il mondo contadino e la comune guidata dal pittore Seybu, sorta di santone che ha riunito intorno a sé un gruppo di artisti del Nord Europa formando una comune nella selvaggia isola partenopea. A contatto con la comune, la capraia Lucia imparerà a leggere e sfuggirà al proprio destino di contadina illetterata.
Come è nata l'idea di dedicare una pellicola alla comune di nudisti di Capri? A rispondere è Mario Martone: "Non avevo idea che a inizio '900 a Capri e sul Monte Verità, in Ticino, ci fossero comuni simili a quelle che si sarebbero poi diffuse nel '68. Quando mi sono imbattuto in questa scoperta nella mia mente si è creato un corto circuito con le vicende successive. Negli anni '80 a Capri Joseph Beuys ha creato Capri Battery collegando una lampadina gialla a un limone, un'opera rivoluzionaria. Con la sua creazione l'arte non era più un questione estetica, ma diventava un fatto politico. Nel film non volevo limitarmi alla pittura, ma sottolineare la centralità della relazione tra le persone con performance. Mi sono rivolto a Raffaella Giordano, che ha creato le coreografie".
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L'isola di Capri come metafora del mondo
Insieme a Noi credevamo e Il giovane favoloso, Capri - Revolution va a costituire una trilogia ideale su tre giovani ribelli che, con il loro comportamento, sfuggono alle convenzioni dell'epoca in cui vivono. "La trilogia non è nata a priori" specifica Martone: "Da un film è nato l'altro. Ho capito che Leopardi era una voce attuale da ascoltare durante le riprese di Noi credevamo; Il giovane favoloso si conclude con La ginestra che parla del rapporto tra natura e progresso, e qui si innesta Capri - Revolution. I tre protagonisti sono il simbolo di un'Italia che non è doma, che sente la spinta a cambiare".
La scelta di Capri non è certo casuale, come vediamo dal film nell'isola convivono un mondo contadino, ancora basato su principi arcaici, ma anche il progresso scientifico rappresentato dalla figura del dottore, e l'emancipazione artistica e sessuale della comune. La visione politico-culturale di Mario Martone si concretizza nella messa in scena visto che "l'isola di Capri è metafora del mondo, il mondo è un'isola. Non hai altra scelta che confrontarti con gli altri. In questa epoca in cui chi ha le proprie idee le impone urlando più forte degli altri, è inutile pensare di eludere il confronto tirando su muri. Il confronto è necessario e inevitabile".
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La rivoluzione è femmina
Marianna Fontana si fa carico della responsabilità di interpretare Lucia, giovane capraia analfabeta che viene da una famiglia patriarcale, ma entrando in contatto col leader della comune aprirà gli occhi su un altro mondo. "Lucia è una figura luminosa", spiega Mario Martone, "non ha paura. Le impostazioni ideologiche maschili non le bastano, nel corso della storia subirà un processo di maturazione che la porterà all'indipendenza". Parlando del personaggio, la 21enne Marianna Fontana spiega: "Mario mi ha parlato della sceneggiatura. Prima di girare mi sono sono preparata stando con le capre, ne ho munte più di 100. Non conoscevo la storia di Capri nel '900 così ho letto libri, ho visto film e poi abbiamo fatto degli workshop in preparazione alle riprese. Lucia sente il bisogno di ribellarsi, così mi sono aperta a questo personaggio col corpo, viste le scene di nudo e con l'anima".
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Dopo tante figure maschili, Mario Martone ha sentito la necessità di tornare a incentrare la storia attorno a una figura femminile, cosa che non accadeva dai tempi de L'amore molesto. Il regista sottolinea orgoglioso l'importanza di questa scelta mettendo in scena una giovane donna capace di liberarsi del giogo di ideologie maschili: "Lucia porta su di sé l'umano, la possibilità del confronto, si ribella alla famiglia, ma coltiva il sentimento dell'amore. Il personaggio ci indica la via per una rivoluzione intelligente. Non sappiamo cosa la aspetta in futuro, ma nel finale la vediamo di spalle, con lo sguardo rivolto avanti". In questo connubio di arte danza, natura, cultura e armonia che domina il film, la musica torna a essere un ingrediente essenziale. Dopo Il giovane favoloso, Mario Martone torna a collaborare con il musicista tedesco Sascha Ring, in arte Apparat, che compare anche nel film nel ruolo di uno dei membri della comune. "La parte che più mi ha intrigato del progetto è la componente live musicale" spiega Ring: "Vi sono momenti in cui la musica viene eseguita dal vivo durante le riprese, perciò abbiamo dovuto creare una specie di band mettendo in mano agli attori strumenti rudimentali e facendo in modo che tutti suonassero. È stata un'esperienza interessante da fare, abbiamo creato un'atmosfera suonando sotto gli occhi delle comparse".