Strano mondo quello dei mass-media. Basta un momento pronto a imprimersi nella memoria collettiva, un attimo sostenuto dalla costruzione di meme ad hoc, un trend che finisce virale, che un'intera struttura, sia cinematografica che musicale, è pronta a ritornare in auge, tracciando nuovi confini nella memoria collettiva, segnando un proprio spazio prima ignorato. È capitato tante volte negli ultimi anni, basti pensare a Running up that Hill di Kate Bush, o Murder on the dancefloor di Sophie Ellis-Bextor che grazie a Stranger Things e Saltburn (qui la nostra recensione) sono ritornate prepotentemente in classifica, segnando un inaspettato revival.
E grazie TikTok, complice un video andato virale di Nathan Apodaca che corre in skateboard bevendo una bottiglia Ocean Spray Cran-Raspberry con in sottofondo Dreams, è arrivata la riscoperta della storia d'amore dei due membri dei Fleetwood Mac, Lindsey Buckingham e Stevie Nicks. In verità, i sociali avevano già ritrovato l'universo di una band che aveva avuto modo di rimanere ancorata all'immortalità musicale grazie all'impiego dei propri brani tanto al cinema (da Elizabethtown, a Quasi famosi), che in TV. Creatori mistici di un blues-rock viscerale che va a fondersi magicamente in melodie trasognanti e incantatrici, i Fleetwood Mac hanno saputo cambiare genere e natura, a ogni passaggio di leader e personalità ideatrici. Dopo l'abbandono di Peter Green (fondatore degli stessi Fleetwood Mac nel 1967 insieme a Mick Fleetwood, John Mc Vie e Jeremy Spencer) e l'entrata di Lindsay Buckingham e la compagna Stevie Nicks, le sonorità volte a cogliere l'inesprimibile a suon di blues-rock, lasciano spazio a testi di amori perduti e/o non ricambiati, tenuti insieme da riff di chitarre e percussioni pesanti destinati a lasciare il segno.
Se è grazie a piattaforme social come TikTok (e alla realizzazione di Daisy Jones & The Six, la cui storia è stata ispirata alle stesse diatribe personali di Buckingham e Nicks) che le nuove generazione hanno potuto entrare nel mondo della band formatasi nel 1967, non possiamo che continuare questo recupero musicale, proponendovi 5 brani grazie ai quali riscoprire i Fleetwood Mac, tra cinema e serie TV.
1. Go on your own way da Forrest Gump
Forrest Gump è seduto sul patio di casa quando decide che è giunto il tempo di correre. Correre lontano, fino a Santa Monica, per poi girarsi e raggiungere il capo opposto degli Stati Uniti. Corre "come il vento che soffia", Forrest Gump, e a ogni miglio che macina, sempre più persone si aggiungono alla sua corsa, ispirati dalla sua presenza e dalla sua impresa. È una scena divenuta iconica questa del film di Robert Zemeckis, e a renderla ancora più emotivamente coinvolgente è anche uno dei brani che la accompagna. Si tratta di Go on your own way (brano compreso anche nella soundtrack di Casino di Martin Scorsese), quinta traccia di uno degli album più celebri (e belli) non solo della carriera degli stessi Fleetwood Mac, ma dell'intero campo musicale: Rumors. Raccolto in un luogo sospeso, il testo riguarda il complicato rapporto che Buckingham stava attraversando con Stevie Nicks al tempo, riflettendo in un qualche modo anche il maelstrom emotivo che affligge Forrest nel momento in cui i piedi iniziano a correre e la barba a crescere. Il tutto mentre il protagonista "va per la sua strada", conscio che, proprio come canta Buckingham, non potrà mai cambiare i sentimenti che prova per la sua amata Jenny, chiedendosi incosciamente "Se potessi ti darei il mio mondo ma come posso fare se tu non lo desideri?".
2. The Chain da I guardiani della galassia vol. 2 e Tonya
Da una parte uno dei cinecomic più amati di casa Marvel, dall'altro uno dei più irriverenti e iconici biopic sportivi mai realizzati negli ultimi anni. Al centro delle due opere, ecco scorrere del brani dinamici, capaci di stuzzicare le emozioni degli spettatori, giocando di antitesi, o in perfetta armonia, con la carica umorale che si vive sullo schermo. Guardiani della Galassia Vol.2 e Tonya hanno molto in comune, ma è soprattuto un brano come_ The Chain_ ad aver aggiunto quell'ingrediente in più da rendere ancora più impattanti le scene che va ad accompagnare nel corso dei due film. James Gunn ha sempre dimostrato di avere un gusto sopraffino per i brani da inserire all'interno delle proprie opere; un mixtape di tutto rispetto, il suo, che si reitera nel secondo capitolo della trilogia dedicata a Star-Lord e al suo team di guardiani della galassia. E quel riff riconoscibile tra tanti, quel ritornello martellante di uno dei brani più amati dei Fleetwood Mac, donano un senso ulteriore alla battaglia finale tra Quill (Chris Pratt) e il padre biologico, il pianeta Ego (Kurt Russell).
Quella catena che nel testo della band non vuole essere distrutta, verrà qui disintegrata da Quill, che sconfiggerà Ego con la forza delle proprie emozioni. Ed è proprio in preda delle proprie emozioni irrazionali, che Tonya Harding (Margot Robbie) vedrà non più catene sgretolarsi, bensì la propria carriera, e tutto per la rottura di gambe avversarie come quelle di Nancy Kerrigan. Ed è proprio nei momenti che seguiranno tale scandalo che la voce di Lindsey Buckingham accompagnerà Tonya, in uno dei passaggi più impattanti dell'intero film diretto da Craig Gillespie.
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3. Tusk da The Americans 1x01
Una spy-story nel contesto della Guerra Fredda, tra agenti e talpe, famiglie americane e segreti indicibili. Potremmo sintetizzare così quell'universo complesso, mutevole, coinvolgente che è The Americans. Eppure, la serie targata FX e con protagonisti Keri Russell e Matthew Rhys è molto più di tutto questo, e ogni parola risulterebbe insufficiente per restituire la girandola di emozioni e colpi di scena che vivono negli inframezzi di ogni puntata di questa serie in sei stagioni. E a dare manforte ai momenti clou di ogni singolo episodio ecco fare la propria comparsa una canzone scelta accuratamente dal grande jukebox degli anni '70 e '80. Un modus operandi reso esplicito sin dal primo episodio, dove a enfatizzare l'adrenalina e l'angosciosa suspense che travolge lo spettatore a pochi minuti dall'inizio è Tusk, dodicesima traccia dell'omonimo album dei Fleetwood Mac uscito nel 1979. Proprio quell'incalzare di percussioni martellanti, misto a un'emozionante avanzare di strumenti a fiato, e suggellato da un coro finale quasi gospel, Tusk si fa quasi una marcia che accompagna la fuga di personaggi ancora senza nome e identità, ma da cui siamo già attratti e fisicamente coinvolti, complice soprattutto il brano incalzante dei Fleetwood Mac.
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4. Oh Well da Fargo 2x01
C'è un intero carico di responsabilità nello spazio di un pilot. Tutto si gioca lì, in quella manciata di minuti. Basta poco allo spettatore per dichiarare il proprio verdetto: o continuare la propria avventura spettatoriale, o chiudere tutto sul nascere. L'intro della seconda stagione di Fargo raccoglie in sé tutta l'irriverenza, il macabro umorismo che andrà caratterizzando l'intera stagione. E a fare da accompagnamento musicale in questi minuti iniziali è ancora una volta uno dei brani forse meno noti dei Fleetwood Mac, perché appartenente alle origini, quando la band era ancora di Peter Green, MacVie, Fleetwood e non di Buckingham e Nicks. Composta proprio da Green nel 1969, Oh Well presenta delle sonorità blues ed elettroniche. Un'anima antitetica, duale, che si incastra perfettamente con la natura di un'opera che fa sorridere e inorridire, intrattenere e disorientare.
5. That's all for everyone da Il matrimonio di mia sorella
Filtrato dallo sguardo di un regista come Noah Baumbach, anche un momento di festa, come quello del matrimonio della propria sorella (Jennifer Jason Leigh) con il compagno Malcom (Jack Black), si tinge agli occhi di un personaggio fragile, pieno di dubbi e traumi repressi come Margot (Nicole Kidman) in rimorso, vendetta, rimpianti. E così, Il matrimonio di mia sorella, film del 2007 del regista di Storia di un matrimonio, finisce per tramutarsi in gabbia di personaggi bloccati da un'afasia che non permette loro di dire ciò che pensano gli uni degli altri. Ogni legame familiare viene dunque messo in dubbio, finisce sospeso, proprio come sospeso e irrisolto è lo stesso racconto alla base dell'opera. Ecco allora che in uno dei momenti cruciali del film di Baumbach si fa spazio, leggera e quasi impercettibile, la musica dei Fleetwod Mac. Sono pochi secondi, ma alle orecchie degli appassionati della band non è sicuramente sfuggito il passaggio di That's all for everyone. Un momento cruciale, quello in cui la musica dei Fleetwood Mac fa la sua comparsa e perfettamente in sintonia con i sentimenti del momento.
Quello che viene abbattuto mentre le voci di Buckingham e Nicks si rincorrono in sottofondo, non è infatti un albero qualunque: esso simboleggia per le due sorelle protagoniste il filo diretto sul proprio passato e ai traumi a esso legati. Abbattere quell'albero significa pertanto tentare di sradicare ogni dubbio e fragilità, per lasciar spazio a una nuova forma di illusoria libertà. E allora, è nello spazio di un brano che esplora i sentimenti di auto-riflessione, i bisogni personali e il desiderio di connessione con un qualcosa che si crede perduto, che si ritrova in nuce l'intero tema che fa partire la macchina del racconto nel film di Baumbach. È soprattutto in quel ritornello così scandito nella sua reiterazione, che si ritrova quel barlume di speranza che brilla nelle due protagoniste per una forma qualsiasi di appagamento misto a futura rassegnazione. Un significato intrinseco tenuto insieme da quell'albero che si fa simbolo e portale visivo su un passato familiare che si vuole recuperare e allo stesso tempo distruggere.
Bonus: Edge of Seventeen da The Crown
Dopo aver abbandonato i Fleetwood Mac nel 1981, Stevie Nicks inizia la propria carriera da solista pubblicando il suo primo album in studio, Bella Donna. Ed è proprio all'interno di tale album che si trova uno dei brani più iconici del suo repertorio, non solo perché fa da sample a un altro cult musicale come Bootylicious delle Destiny's Child, ma perché ha accompagnato il personaggio di una giovane Lady Diana in uno dei rari momenti di libertà giovanile nel terzo episodio della quarta stagione di The Crown. Ed è proprio sulle note di Edge of Seventeen che vediamo Diana lanciarsi a danzare poco dopo il suo fidanzamento con il principe Carlo. Un brano che cattura perfettamente lo spirito di euforia e gioia che Diana stava vivendo in quel momento, trascinando personaggi e spettatori in un'unione di felicità pronta a svanire, nello spazio di un brano.