Unico caso di film fuori concorso proiettato per la stampa nella séance mattutina del fastoso Grand Théatre Lumière, Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo di Terry Gilliam - che il regista non avrebbe voluto in gara per non "rischiare" un nuovo premio postumo per la star Heath Ledger - è evidentemente uno degli eventi più attesi di questo 62. Festival di Cannes. Opera immaginifica e pittorica, Parnassus fornisce a Gilliam l'occasione per tornare a sfoggiare l'enorme talento visionario che ha dimostrato sin dai tempi dei Monty Python. Essenziale, e volendo anche un po' debole, nel plot, il film ha il suo punto di forza nella magnificenza e nella ricchezza dei mondi creati dalla combinazione tra i poteri del protagonista e l'immaginazione di colui che attraversa il suo specchio incantato - oltre che nella peculiarità del mood gilliamiano più fiabesco.
La nostra recensione del film Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
Il palestinese Elia Suleiman regala invece alle platee del festival transalpino un'opera di grande originalità e sensibilità: The Time that Remains, laconico, poetico e divertente racconto semi-autobiografico delle vicende familiari del regista, il cui padre, nativo di Nazareth, partecipò attivamente alla resistenza all'occupazione israeliana.
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Protagonisti nell'ambito di Un certain régard sono oggi l'olandese Jean Van De Velde con The Silent Army - che narra la storia di Eduard, un uomo proveniente dai Paesi Bassi che gestisce un ristorante in un paese africano, e che, quando Abu, il migliore amico di suo figlio, viene rapito, si mette alla sua ricerca per strapparlo alle mani dei guerriglieri - e il portoghese João Pedro Rodrigues che racconta, in Morrer como um homem, la storia del trans Tonia, che non riesce a decidersi a operarsi per completare la propria trasformazione in donna nonostante l'insistenza del suo compagno.