L'incontro con i giurati della 67esima edizione del Festival di Cannes ha trovato i membri della giuria, Carole Bouquet, Sofia Coppola, Leila Hatami, Jeon Do-yeon, Willem Dafoe, Gael García Bernal, Jia Zhang-ke, Nicolas Winding Refn e la Presidente Jane Campion, pronti a mettersi all'opera, a inebriarsi con i film in gara, a discuterne, litigare per sostenere i loro favoriti e in generale a divertirsi grazie al del buon cinema. Non sono mancati i momenti seri però, a partire da domande inquisitorie sulla discriminazione presente nell'industria cinematografica, passando per l'eterna battaglia tra cinema d'autore e quello più commerciale, finendo su una nota triste e amara quando si è parlato della prematura scomparsa del regista Malik Bendjelloul.
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Pronti ad assegnare voti, o ci sono ripensamenti?
Jane Campion ha glissato in maniera divertente su questa domanda, rispondendo che il suo problema principale al momento è decidere cosa indossare per la kermesse "penso sia il problema principale di tutti qui, il livello di glamour da raggiungere è molto alto!" Una risposta ironica che però ha dato seguito a un'elaborazione più personale "è sempre difficile assegnare premi, perchè a volte i film che ti piacciono di più non riescono ad ottenere riconoscimenti, mentre altri che hai amato meno sono premiati, ma alla fine questo tipo di festival richiama attenzione verso il cinema e questo è sempre importante". La Coppola e la Bouquet hanno aggiunto, diplomaticamente, che tutti i film in gara sono stati selezionati perchè meritevoli ma che sicuramente il giudizio di un giudice è senz'altro soggettivo, da un certo punto di vista "vedremo i film e ne discuteremo insieme" mentre la Hatami è un po' preoccupata perchè "sono tutti film splendidi, non sarà una scelta facile", sentimento condiviso da Jeon Do-yeon, che però ribadisce ottimista "sì mi viene la tremarella al pensiero! Ma comunichiamo bene tra di noi e alla fine tutto andrà per il meglio".Bernal invece sta avendo effettivamente dei ripensamenti perchè ha la tendenza a distrarsi e dimenticare che si tratta di una "faccenda seria", ma poi, ripensandoci, "in fondo si tratta di un gioco, certo, resta una competizione seria, ma è sempre un gioco, o almeno mi piace vederla così". Essere un giudice sarà anche un divertimento per Bernal, ma ha poi confessato che far parte della giuria gli darà la possibilità di sfuggire a uno dei compiti più gravosi di un attore durante le competizioni, e cioè le lunghe giornate di interviste rilasciate alla stampa "finalmente potrò guardare i film con calma e godermi lo spettacolo, non voglio neanche memorizzare il programma, voglio ritrovare la gioia dei vecchi tempi, andare al cinema e vedere cosa stanno dando e rimanere sorpreso da quello che vedrò".
Spettatori, giudici e capo della giuria
Cosa ci si aspetta dalle pellicole in gara? Il capo della giuria ha risposto dicendo che ciò che la colpisce di più in un film è la visione del regista, "una visione personale, unica della vita, è quello che cerco in un film. Ho amato il cinema per tutta la vita ed è quello che mi ha reso la persona che sono oggi, ma mi rendo conto che questo genere di film non sempre riesce a diventare realtà, spesso durante la lavorazione la visione iniziale viene compromessa". Willem Dafoe è pronto a mettersi all'opera "mi aspetto di vedere dei bei film, di identificarmi con le storie raccontate, sarà molto divertente ed eccitante, un'esperienza creativa; abbiamo delle linee guida, certo, ma è un processo dinamico, quasi una cosa viva. Mi piace la selezione di pellicole presentate e mi piace la gente seduta a questo tavolo, voglio sapere loro cosa ne pensano dei film che vedremo e... non vedo l'ora di iniziare". Jia Zhang-ke ha risposto, molto candidamente che essere a Cannes per lui è come essere innamorati, perchè di certo si innamorerà di molti film che vedrà.Il sessismo nel cinema: mito o realtà?
Altro che mito, la discriminazione sessuale nell'industria dell'intrattenimento è un fatto ben documentato come ci ha ricordato la presidente Campion, dati alla mano forniti da Thierry Fremaux, che si è occupato della selezione "soltanto il 7% di 1.800 film della storia del Festival, sono stati diretti da registi donne, un dato molto poco democratico. Non riceviamo la nostra giusta quota di rappresentazione e il successo di una donna viene accolto quasi con sorpresa, come fosse impensabile". Ma la regista ha subito proceduto a calmare le acque, dicendo che non ha nessun tipo di risentimento verso i colleghi uomini, perchè ama il buon cinema a prescindere dal sesso del filmmaker.
Un altro tipo di discriminazione "percepita" sembra essere rivolto all'età dei registi: più di un giornalista ha chiesto se non dovrebbero esserci autori più giovani, o se il fatto di avere tanti registi celebri e pluri-premiati non metterà in ombra i giovani debuttanti, o se i giurati hanno già i loro preferiti. La Coppola ha ribadito che saranno i film ad essere guardati e giudicati, non il cast, non i registi, concetto condiviso anche da Winding Refn, che sottolinea "si tratta di un giudizio emotivo, basato su quello che riesce a sorprenderci, a colpirci, ma si tratta indubbiamente di un compito arduo, giudicare l'arte e assegnarle un voto".