Cosa succede se una quarantenne decide di ribellarsi agli stereotipi con cui una narrazione machista e maschia ha sempre rappresentato la figura femminile?
Lo scoprirete nella recensione di Cambio tutto!, il film di Guido Chiesa con Valentina Lodovini protagonista scanzonata e orgogliosamente 'femmina', disponibile dal 18 giugno su Prime Video.
Quella di Giulia è una storia di ribellione, che il regista de Il partigiano Johnny sceglie di raccontare adattando la commedia cilena Sin filtro di Nicolas Lopez, a sua volta alla base di un remake messicano e di uno spagnolo. A quest'ultimo guarda l'adattamento di Chiesa scritto a sei mani insieme a Nicoletta Micheli e Giovanni Bognetti, per un plot dal tono leggero, ironico eppure verosimile che esplora le contraddizioni dell'essere donna oggi.
Siparietti comici e un buona dose di realismo tratteggiano cliché e modelli del pensiero dominante, ma la sensazione dopo un'ora e mezza in cui il femminile dichiara guerra al mondo, è che si sia rimasti in superficie senza un'adeguata introspezione psicologica dei personaggi e il tempo necessario perché le dinamiche relazionali costruiscano le basi di una storia solida.
La trama: tra ironia e impegno sociale
Cambio tutto! prende in prestito tutte le regole e la grammatica comune ad una certa commedia sociale: il ritmo c'è, i dialoghi pure, i personaggi si incalzano a vicenda, ci si rincorre, si inciampa e a volte ci si urla addosso senza però sbrodolarsi nella retorica dell'italiano nevrotico e sconclusionato. Peccato che la costruzione generale si riduca ad una sequela di sketch comici, che riescono sì a smontare i luoghi comuni sulle donne, ma con l'ombra di una narrazione che va avanti per tipi umani, macchiette, senza concedere ai personaggi, comprimari e non, lo spazio necessario a imporre la propria identità all'interno del racconto.
Al netto di questi difetti il film si rivela una storia, semplice e lineare, sul diritto di rivendicare la propria femminilità nel modo che meglio ci garba, libere da imperativi sociali che ancorano l'essere donna al concetto di bellezza, pazienza, sacrifico, abnegazione, maternità e multitasking. È quello di cui è stanca Giulia che ha 40 anni, vive con un pittore squattrinato con figlio adolescente al seguito, e passa le giornate a dimenarsi tra un capo senza esperienza, una influencer svampita, una manciata di amiche troppo prese da se stesse e dai propri problemi per poterla ascoltare, e un ex (Libero De Rienzo) che le ronza ancora intorno alla viglia delle nozze con un'altra donna.
Stremata dalla frenesia della grande città, alle prese con i numeri mai abbastanza concilianti della bilancia e stanca di non farsi rispettare, decide di rivolgersi a un bizzarro counselor olistico (Neri Marcorè): la ribellione di Giulia parte da qui e sarà uno tsunami destinato a travolgere la vita di tutti gli sconclusionati personaggi che le gravitano attorno.
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La rivoluzione di Valentina Lodovini
Valentina Lodovini dà a Giulia il meglio di sé, la caratterizza regalandole sfumature senza le quali sarebbe rimasta niente più che uno sterile stereotipo, strappa risate e porta lo spettatore all'empatia con la malcapitata. Qualsiasi donna si riconoscerà in almeno una delle situazioni in cui si ritrova la protagonista: demansionamenti, battutine arroganti ("Hai il ciclo?" le si chiederà per non essere stata composta e paziente come vorrebbe certo galateo catto-maschilista), e uomini senza identità, deresponsabilizzati e incapaci di stare dietro alla rivoluzione in atto. Perché in Cambio tutto c'è anche una questione maschile a tenere banco, rappresentata da una girandola (ahinoi poco approfondita) di personaggi che arrancano nel tentativo di definire un modello di virilità sganciato da vecchi preconcetti.
Nel calderone delle tematiche affrontate ci finisce dentro anche il conflitto generazionale, declinato frettolosamente dallo scontro tra Giulia e Lodo, l'influencer tutta selfie e follower, inchiodata ad una rappresentazione forse un po' stantia e scontata.
Zitta, masochista, altruista e paziente in un primo momento, Giulia avrà successivamente il coraggio di 'cambiare tutto' e liberarsi dai filtri con ingenua irruenza, salvo poi come succede nella vita, farsi delle domande, riscoprire se stessa e incanalare la ribellione in una sana e liberatoria corsa in macchina. Verso dove? A noi piace pensare che sia verso un luogo in cui a salvarla non sia un principe azzurro.
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Conclusioni
Al termine della recensione di Cambio tutto! viene da pensare a quanto la rappresentazione della donna nel cinema sia stata per troppo tempo ancorata ad una narrazione machista. La commedia di Guido Chiesa ha il merito, insieme ad altri riusciti tentativi degli ultimi anni, di sdoganare il racconto della femminilità soprattutto nella commedia italiana, da certi cliché narrativi. L’ironia e la leggerezza rendono la vicenda godibile al pubblico, il film fa della semplicità la sua forza, ma tutto questo non basta a superare un impianto che inciampa in una sequela di sketch comici, esibiti l'uno accanto all'altro senza il dovuto approfondimento delle dinamiche e dei personaggi.
Perché ci piace
- La rappresentazione del femminile: una destrutturazione dei luoghi comuni con cui l’essere donna deve ancora fare i conti oggi.
- Il tono leggero e irriverente del racconto.
Cosa non va
- La narrazione procede per stereotipi, spesso senza un’adeguata introspezione psicologica dei personaggi.
- Troppa fretta e superficialità nei passaggi fondamentali della vicenda.