C'è un piccolo senso di déjà vu mentre si scrive la recensione di Cambio di direzione (in originale Big Shot), nuovo dramedy sportivo che arriva ad arricchire il catalogo di Disney+. Déjà vu perché è la seconda volta nell'arco di due mesi che ritroviamo in calce ad una serie la firma di David E. Kelley, già parte della piattaforma - fuori dagli Stati Uniti, grazie a Star - con il poliziesco Big Sky e al lavoro anche su un altro progetto che arriverà nella sezione più adulta del servizio streaming. Tra quelle due produzioni, che in patria sono rispettivamente su ABC e Hulu, arriva questa nuova creatura più adatta alle famiglie e realizzata appositamente per Disney+, una serie con la quale Kelley torna a parlare di sport, argomento che non affrontava più apertamente come sceneggiatore dal 1999. E lo fa in modi non del tutto inattesi, da più punti di vista. N.B. La recensione si basa sulla visione in anteprima dei primi tre episodi, disponibili a cadenza settimanale sulla piattaforma.
Ricominciare da capo
Al centro di Cambio di direzione c'è Marvyn Korn (John Stamos) celebre allenatore di basket la cui fama è dovuta, purtroppo, soprattutto al suo caratteraccio. Licenziato e radiato dalla NCAA (organizzazione che si occupa di atleti a livello universitario), si ritrova con una seconda possibilità quando gli viene offerto l'incarico di allenare la squadra di un liceo, con una piccola differenza rispetto a ciò a cui è abituato: sono tutte ragazze. Avvezzo a metodi che non prevedono un grande rapporto di amicizia con i membri della squadra (alla domanda su come deve trattare le giocatrici, l'allenatore ottiene come risposta "Normalmente ti diremmo di trattarle esattamente come i maschi, ma trattavi male anche loro"), Marvyn cerca di integrarsi nel nuovo microcosmo che deve gestire, affrontando al contempo una sfida legata al privato: la figlia adolescente vuole venire a vivere con lui, dato che la madre ha trovato un lavoro in Europa. Marvyn sarà in grado di gestire questi due nuovi aspetti della sua vita? E il cambio di direzione suggerito dal titolo italiano sarà sufficiente per ammorbidirlo?
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Canestri e cliché
Tra i punti di forza delle produzioni di David E. Kelley, che in questa sede è co-creatore del progetto insieme a Dean Lorey a partire da un soggetto dell'attore comico Brad Garrett, c'è di solito la voglia di sovvertire le convenzioni o di giocare con esse, anche su un piano molto elementare come in Big Sky dove il gioco è basato principalmente su certe scelte di casting. E qui, almeno a giudicare dai tre episodi che abbiamo potuto vedere finora, questo aspetto viene meno: al netto di alcune gag sulla società in cui viviamo, che però sono annacquate per motivi legati al target di Disney+ (il team tutto al femminile trova scorretto l'uso del fischietto da parte di Marvyn, poiché ricorda uno dei principali strumenti di difesa contro le aggressioni sessuali), il canovaccio è quello classico dell'allenatore poco simpatico che nel corso del film o dello show comincia a intrecciare un rapporto umano sincero e positivo con la squadra. È tutto archetipico, con personaggi che non vanno oltre la loro funzione principale a livello di sceneggiatura, supportati solo da attori di talento (particolarmente efficace la preside interpretata da Yvette Nicole Brown).
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E in termini di casting si manifesta il difetto principale dello show, almeno in questa fase iniziale: la scelta di John Stamos. Attore di talento, sia ben chiaro, ma abituato a un certo tipo di ruolo, anche quando lo fa in chiave autoironica, e qui palesemente a disagio quando deve esplorare i lati meno carismatici della personalità di Marvyn, carogna teoricamente priva di quella simpatia che a Stamos viene spontanea (più efficaci, in tal senso, le conversazioni con la figlia, dove il lato umano dell'allenatore è già previsto). Da quel punto di vista, considerando l'origine della serie, avrebbe avuto più senso affidare la parte a Garrett, che ha tutte le qualità richieste (la voce in primis) per far emergere le caratteristiche meno appetibili del protagonista. Presumibilmente Stamos è stato scelto in funzione di ciò che accadrà più avanti, quando il personaggio sarà più nelle sue corde, ma per ora tocca aspettare, e come nel caso di Stoffa da campioni: Cambio di gioco viene spontaneo chiedersi se in questa sede, data l'assenza di veri elementi capaci di generare hype costante, non fosse più opportuno rinunciare alla formula settimanale e far uscire tutta la stagione in un solo colpo.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Cambio di direzione, nuova serie di Disney+ che propone la classica storia dell'allenatore in cerca di redenzione affidandosi al carisma di John Stamos e alla scrittura di David E. Kelley, ribadendo come questi due elementi funzionino il giusto, ma senza particolari guizzi di creatività.
Perché ci piace
- Il cast si impegna e funziona.
- La premessa è trita e ritrita ma non priva di fascino.
Cosa non va
- John Stamos esita quando deve mettere in evidenza i lati più negativi del suo personaggio.