È arrivata come un tornado di comicità meta-televisiva, ha fatto sorridere addetti ai lavori e pubblico e ora è già in produzione una seconda stagione. Stiamo parlando di Call My Agent - Italia, la serie disponibile su Sky e NOW remake della francese Chiami il mio agente! (in originale Dix Pour Cent) di Fanny Herrero, che aveva fatto impazzire tutti su Netflix (ma ora non è più disponibile sulla piattaforma). Una serie che ci ha fatto esclamare "finalmente un remake di cui non dobbiamo vergognarci in Italia". Ma perché? Quali sono i segreti dietro il suo successo e la sua riuscita, dopo esperimenti molto meno apprezzati e riusciti come Noi e Vostro Onore? Proviamo a scoprirlo, avvisandovi che nell'articolo potreste incontrare qualche spoiler.
Call My Agent - Italia vs Noi: tradurre è anche tradire
È evidente fin dal titolo che non è diventato banalmente "Chiami il mio agente" che c'è tutta una questione di diritti del brand internazionale (nel Regno Unito è Call My Agent - UK) che non permette di cambiare troppo alcuni elementi di base. E quindi ci ritroviamo di nuovo un'agenzia di talenti, a Roma invece che a Parigi, in cui il socio fondatore se ne va lasciando gli altri a dover salvare baracca e burattini, mentre uno di loro si ritrova anche una figlia illegittima che mai avrebbe pensato di far entrare nel proprio mondo lavorativo. Call My Agent - Italia riesce però soprattutto quando non segue pedissequamente la trama originaria ma si prende delle libertà (ed evidentemente poteva farlo) e quando si inventa di sana pianta la storia adattandosi all'oggi. Ogni episodio è dedicato ad una delle star (registi, interpreti e così via) clienti dell'agenzia mentre ognuno tra agenti e assistenti deve vedersela con i propri problemi personali.
Call My Agent - Italia, la recensione: un remake "molto italiano"
Se le puntate dispari della serie (Cortellesi, Favino/Ferzetti, Accorsi) riprendono pedissequamente il plot di base di quelle originali (De France, Dujardin, Huppert), le puntate pari (Sorrentino/De Angelis/Guzzanti) sono maggiormente italianizzate e attualizzate: l'episodio del regista de La Grande Bellezza è in parte scritto da lui e trasuda Sorrentino da tutti i pori (compresa una certa suora che appare in ascensore, peccato non fosse nana). Quello di Matilda De Angelis affronta la tematica attualissima del razzismo e dell'impatto sui social di un'accusa di questo tipo per una star; il fatto che lei abbia questa tradizione dell'utilizzare scherzosamente il titolo di un film celebre per ognuna delle sue foto su Instagram è un dettaglio che la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan non ha lasciato al caso, così come il fatto che l'acronimo di Call My Agent sia anche quello della Claudio Maiorana Agency, o il fatto che Camilla sia stata concepita e vivesse a Mestre vicino al Festival di Venezia, e non non nei pressi di quello di Cannes. La puntata finale, dalla trama inedita, accoppia la comicità sopra le righe di Corrado Guzzanti a quella romana di Emanuela Fanelli, alias Luana Pericoli, l'unica cliente dell'agenzia a non riuscire a trovare uno straccio di lavoro... finché Tarantino non la nota e le finanzia una serie in stile Fleabag (con tanto di dichiarazioni dell'interprete guardando in camera).
Call My Agent - Italia, Emanuela Fanelli: "Quello che si vede nella serie è tutto vero!"
Abbiamo riassunto il percorso fatto da Call My Agent - Italia per confrontarlo col lavoro fatto da un altro remake dichiarato, Noi. Lì non erano coinvolte Sky e Palomar, bensì Rai e Cattleya, e ci duole dirlo ma la differenza produttiva alla base si vede tutta. Non solo e non tanto in termini di budget, ma proprio in termini di scelta e attenzione da parte degli sceneggiatori. Le due serie sono entrambe dirette da Luca Ribuoli ma è evidente come con un diverso materiale alla base su cui lavorare, anche la regia possa respirare meglio. In Noi infatti il difetto principale è stato non italianizzare la storia raccontata: la sitcom The Manny di Kevin è diventata una fiction a metà strada tra Caro Maestro e Un Professore, la piscina dove andavano i Pearson è diventata il fiume, ma molti altri aspetti non hanno avuto la stessa cura e trasposizione. Gli sceneggiatori non si sono resi conto che la nostra cultura e storia è molto diversa da quella americana, a cui This Is Us è fortemente legato: ad esempio il fatto che Daniele venga abbandonato ad una stazione dei pompieri funziona meno, quando forse sarebbe stata più realistica una chiesa (visto l'assetto del nostro Paese). Oppure il problema dell'obesità di Cate non è che da noi non esista, ovviamente, ma non è una malattia così sentita e presente come oltreoceano. O ancora l'aver cambiato il colore della pelle di Beth (che rimane Betta, come Cate, diminutivi che risultano forzati) e quindi tutta la sua storia culturale, "perché altrimenti non sarebbe stata realistica"... eppure ben altri aspetti sono stati lasciati identici o quasi.
Noi, la recensione: adattare è a volte tradire
Vostro Onore vs Call My Agent Italia: ispirazione e assuefazione
Un altro esempio lampante, sempre Rai e questa volta Indiana Production, è Vostro onore con protagonista Stefano Accorsi e diretta da Alessandro Casale, ufficialmente remake della serie israeliana Kvodo (2017) che a sua volta aveva dato vita ad un altro remake, Your Honor con Bryan Cranston. Per quanto l'ispirazione sia quella israeliana e non quella americana, non si possono non notare i punti di contatto tra i due prodotti e soprattutto l'evidente intento di edulcorare la storia, come il fatto che Matteo non ha ancora preso la patente ma sta facendo scuolaguida e forse è a causa di qualcun altro che l'incidente è avvenuto. Quasi a giustificare un evento terribile e traumatico come un incidente d'auto con alla guida un adolescente e la conseguente omissione di soccorso, che invece nella versione americana rimane pieno di chiaroscuri, orrore e crudezza (basti pensare alla scena d'apertura al cardiopalma).
Sopravvissuti, la serie di Rai 1 che ammicca a un cult come Lost
Per non parlare di Sopravvissuti, ultimo esperimento di Rai Fiction co-produzione internazionale con ZDF, France Télévisions e Rodeo Drive e con protagonista Lino Guanciale (elemento in comune con Noi), che fin dalle immagini promozionali sembrava ispirarsi a Lost ma in realtà leggendo la trama scopriamo gli elementi in comune con la più recente Yellowjackets (a sua volta erede lostiana): sette sopravvissuti su dodici dell'Arianna, un'imbarcazione a vela di grandi dimensioni in viaggio da Genova alle isole Canarie, in cui è successo qualcosa di tremendo e misterioso che segna la vita dei superstiti anche dopo il loro ritorno.
Da I ragazzi del muretto a Skam Italia: l'evoluzione del teen drama italiano
Un precedente riuscito che fa parte di un vero e proprio brand però Call My Agent - Italia lo ha, ovvero Skam Italia, che è partito dall'originale norvegese per avere mille adattamenti in tutto il mondo. Call My Agent - Italia ha imparato la lezione e non rende meno cruda o cattiva la versione nostrana, anzi, la condisce di satira all'oggi attualizzando alcuni argomenti e tematiche, come il fatto che non ci sia richiesta per attrici nere in Italia se non per fare le domestiche e le prostitute, facendo arrivare il personaggio di Gabriele ad una sorta di ricatto con il regista per fargli prendere Sofia. Lo stesso tipo di "ricatto" che usa Vittorio con gli americani per presunta appropriazione culturale della nostra Storia, nel voler raccontare gli Etruschi in una serie statunitense. O ancora il documentario sul cambiamento climatico di cui parlano Lea e Caterina, che guarda a quello che succede fuori dalla nostra finestra. Ricordandosi sempre che siamo in Italia e non in Francia, con le strizzate d'occhio a Marinelli, Borghi, Ielapi e così via.