Il "caso" Call My Agent - Italia andrebbe studiato nei laboratori e corsi di sceneggiatura. Dimostra infatti che, come spesso abbiamo scritto più volte, la serialità parte dalla scrittura, rispetto a qualsiasi altra forma audiovisiva. Se manca la scrittura, mancano le fondamenta. Non ci sono piani sequenza e trovate registiche che tengano. La prima stagione ci aveva sorpreso in positivo perché era riuscita a ricalcare situazioni, personaggi e stilemi dell'originale francese a cui si ispira, Dix pour cent, senza esserne una mera fotocopia. Una volta messe quelle solide basi, la seconda stagione era un nuovo banco di prova: non solo confermare il proprio universo narrativo costruito, ma farlo camminare con le proprie gambe. A giudicare dal risultato, possiamo dire che gli autori sono riusciti a superarsi e l'hanno resa una delle migliori produzioni da vedere e rivedere in streaming solo su NOW.
Lasciarsi andare
La seconda stagione di Call My Agent - Italia, come anticipavamo nella nostra recensione, prende ufficialmente le distanze dall'originale per vivere di vita propria. Non si dimentica totalmente da dove è nata ma riesce a farsene forza e omaggio senza risultare ridondante o eccessivamente ammiccante. Merito della scrittura di Lisa Nur Sultan (co-audiuvata da Federico Baccomo e Dario D'Amato), che è riuscita a diventare un'equilibrista delle parole, dei dialoghi e delle battute, trovando una simmetria quasi geometrica tra vecchio e nuovo, un bilanciamento quasi magico. Perché se le storyline dei vari personaggi proseguono spedite convergendosi e allontanandosi allo stesso tempo dal materiale di partenza, lo stesso vale per quelle dell'agenzia, che non si ritrova come nuovo socio di maggioranza e responsabile l'ex di Andrèa, bensì il secondino di Gabriele Muccino - grande mattatore di queste nuove sei puntate che addirittura rifiuta di fare un remake di Dix Pour Cent, creando un cortocircuito narrativo - tale Evaristo Loi (la sorpresa Pietro De Nova). Un ragazzo che ha studiato negli States, e ha come modello imprenditoriale la Silicon Valley: entrambi non sanno nulla (o quasi) del mondo dello spettacolo o del lavoro degli agenti ma decidono di investirvi tempo e denaro perché lo vedono in modo lungimirante come qualcosa di potenzialmente molto redditizio.
Storyline autonome
I personaggi di Call My Agent - Italia diventano quindi autonomi senza perdere ciò che li aveva resi speciali in territorio francese: l'amicizia tra Lea (Sara Drago, una forza della natura) e Gabriele (un dolcissimo Maurizio Lastrico) emerge in varie sequenze in cui si confrontano, litigano e fanno pace, si chiedono consigli amorosi reciproci in nome del "Il film giustifica i mezzi" - uno dei modi di dire della serie che è già tormentone tra gli addetti ai lavori. Soprattutto ora che lui deve bilanciare gli aspetti della sua vita professionale e privata con Sofia (Kaze, dolce e determinata allo stesso tempo) e ora che lei cerca qualcosa di più della storia di una notte ma non sa come comportarsi - e si ritrova tra le braccia di una sceneggiatrice che non sa scrivere, elemento decisamente azzeccato. La stessa Sofia vive una tematica estremamente attuale, in qualsiasi ambito lavorativo, e che nell'originale non era stato così approfondito, anzi si era andati in tutt'altra direzione, ma soprattutto un tema così profondamente correlato alle altre storyline, per arrivare ad un finale letteralmente esplosivo di confessioni e situazioni.
Elvira (una meravigliosa Marzia Ubaldi) continua ad essere la veterana e colonna portante dell'agenzia mentre il rapporto tra Vittorio (un perfetto finto villain Michele Di Mauro, che si fa amare molto più di Mathias) e Monica (Sara Lazzaro, che è riuscita ad essere folle e dolce forse anche più di Laure Calamy) evolve nella stessa direzione dell'originale ma con modalità e situazioni diverse, molto più nostre (come una balera nella notte romana). E ancora la verità sull'identità di Camilla (Paola Buratto, che piacere ritrovarla più determinata ma ancora spaurita allo stesso tempo per quel mondo fatto di luci e ciak) che porta scompiglio in agenzia. Senza dimenticare il rapporto tra Gabriele e Pierpaolo (Francesco Russo è riuscito a non creare una macchietta gay proprio come aveva fatto l'interprete di Hervè), dolce e complice, due partner in crime anche nelle idee per salvarsi dagli impasse lavorativi più improbabili. Il momento in cui aggiornano il sito della CMA è altrettanto coinvolgente: un perfetto meccanismo rivelatore del diverso rapporto tra agenti e assistenti e la sua evoluzione nel tempo (Gabriele e Pierpaolo che ricreano Titanic, altrettanto impagabile, o Pierpaolo che come incubo ricorrente ha la mystery box di Masterchef).
Le nostre guest star
È così che le guest star che impreziosiscono queste nuove sei puntate sono state scelte in modo meno scontato, legandole a situazioni decisamente emblematiche dal punto di vista lavorativo - come "Mai lasciare una coppia da sola durante un'intervista di coppia!". Le due Valerie, Bruni Tedeschi e Golino, amiche nella realtà, il già citato Muccino e Gian Marco Tognazzi in una prova che strizza l'occhio a The Whale, dimostrando che anche in Italia sappiamo fare il trucco prostetico. Le coppie anche nella vita reale Claudio Santamaria e Francesca Barra - il suo particolare rapporto con Christopher Nolan, una scelta non a caso data la sua fama come doppiatore del Batman di Bale - e Serena Rossi e Davide Devenuto, immersi in alcune "fissazioni" tutte italiane come Pechino Express. E c'è poi Elodie per parlare del rapporto a volte pericoloso coi fan, in cui guarda caso appare Massimiliano Caiazzo, rivelazione di Mare Fuori.
Troviamo il casting director della serie stessa, Francesco Vedovati, che si improvvisa regista per una serie che strizza l'occhio a certe produzioni streaming nostrane; il film (s)cult Bastianazzo dei cugini Pigna che fanno il verso ai Fratelli D'Innocenzo, che potrebbe essere rivalutato tra qualche anno, già altrettanto tormentone e nuovo metro di giudizio per l'agenzia per i progetti a venire. Il carattere apparentemente freddo di Vittorio che in realtà ha sempre sotto controllo quanto accade ai suoi assistiti, coccolandoli a modo suo. L'autoironia è poi stato l'aspetto che l'ha resa una comedy speciale nel panorama italiano. Un esempio? Dario Argento che si diverte a spaventare chi entra in stanza, sempre con il proprio stile horror. Anche perché, come dicevamo, nella serie è tutto vero (o quasi).
Il fattore Fanelli-Guzzanti
C'è poi un doppio elemento che è tutto italiano, ovvero Emanuela Fanelli e Corrado Guzzanti. La prima interpreta un proprio alter ego, mentre il comico una versione sopra le righe di se stesso. La loro è quasi una serie a parte, uno show nello show: Luana Pericoli (un nome, una garanzia) vuole a tutti i costi essere la Phoebe Waller-Bridge de noantri, rompe le scatole a tutti a partire dalla sua agente Elvira per finire in un dialogo-verità, drammaticamente onesto, con Sabrina Impacciatore al Lido di Venezia. I continui battibecchi con Guzzanti e il loro matrimonio lavorativo che funziona per asfissia sono la ciliegina sulla torta. È proprio questa sua commistione di riso amaro, per citare il nostro caro neorealismo, o l'omaggio a Ieri, oggi, domani a rendere la serie profondamente nostra e quindi tra le produzioni italiane sicuramente da non perdere su NOW.
A tutto Festival
C'è infine una chicca che Lisa Nur Sultan e il suo team della writers room hanno tenuto in serbo per il finale: l'episodio girato e ambientato durante la Mostra del Cinema di Venezia. Rispetto a Cannes, nella serie originale, cambia la location e quindi anche gli usi e costumi - non solo l'apparizione di Alberto Barbera ovviamente nei panni di se stesso - e si cita senza citare: il discorso di Sabrina Impacciatore va in fumo perché ispirato proprio a quello di Juliette Binoche (guest star dell'originale) qualche anno prima, che aveva avuto problemi similari.
Con una Sabrina Impacciatore che riesce a prendere in giro proprio ciò che l'ha resa amata addirittura oltreoceano, facendola finire ospite a Jimmy Fallon: l'improvvisazione e il cuore che mette in tutto quello che fa, anche quando si ritrova distrutta dal fuso orario e mescola continuamente italiano e inglese perché oramai è come se vivesse una doppia vita. La seconda stagione di Call My Agent - Italia, insomma, non è solo (molto) meglio della prima ma è anche tutta nostra e ne possiamo proprio andare fieri.