Avevamo lasciato il nostro sregolato Moody preda all'angoscia per una strana anomalia linfatica scoperta da Karen durante un affettuoso interludio. Lo ritroviamo con un medico a gravitare da quelle parti, e una diagnosi incerta per le mani. La bizzarra escrescenza è un linfonodo grottescamente ingrossato, e potrebbe essere sintomo delle più svariate patologie, inclusi cancro e sifilide ("è in crescita!"). Karen, amorevolmente al fianco del padre di sua figlia, sembra preferire l'idea del primo alla seconda: una biopsia, comunque, scioglierà in poche ore ogni possibile.
E' da questo momento di apprensione e di riavvicinamento tra Hank e Karen che scaturisce una nuova vena narrativa basata si un espediente raramente utilizzato in Californication: il flashback. New York, una giornata piovosa a fare da contraltare al sole perenne di LA, una Karen in lacrime guarda la TV che annuncia la morte della rockstar Kurt Cobain: siamo quindi nell'aprile del 1994, e Karen annuncia a un Hank appena svegliatosi che Cobain si è suicidato, e lei è incinta.
Con un breve scambio di battute veniamo a sapere che l'evento è decisamente indesiderabile: i due si conoscono appena, entrambi hanno altri impegni sentimentali (ma Karen dimostra di non avere dubbi sulla "responsabilità" di Hank, quando lui, con la solita eleganza, cerca di assicurarsene). Tra l'altro Karen, che in questa versione giovanile ha ciocche di capelli colorate e un fidanzato rocker, ma è sempre il solito schianto, rivela di essere conservatrice e antiabortista (!).
L'intempestività della gravidanza, tuttavia, sembra prevalere, e Karen sembra accettare l'idea di interromperla per il sollievo di Hank. "Dovremo smettere di vederci però", aggiunge Karen. "Non è questo il modo di iniziare una relazione. Stiamo tradendo i nostri partner. Pensiamo a sistemare le cose ognuno per sé, e poi tra qulche tempo, se vorrai, potrai chiamarmi." "Non è così che funziona, nel grande, vecchio mondo", risponde Hank. "La gente ha la tendenza a perdersi di vista." "Beh, se succede, vuol dire che non era destino", conclude lei.
Poco dopo, in strada, i due si salutano, e Hank ammette che è stato bello condividere con Karen questo sgradevole momento decisivo. Lei però si volta a osservarlo e lo vede imbucare una lettera: era quello che attendeva. La lettera è stata scritta febbrilmente da Hank quella notte, e Karen ne conosce già il contenuto perché l'ha letta di nascosto: in essa, Hank parla di un incontro travolgente, di una donna difficile, nevrotica e divertente che potrebbe essere l'amore della sua vita; la cattiva notizia è che non sa come fare a stare con lei, non ha la maturità per una vera relazione ed è semplicemente terrorizzato. Ma a questo punto la palla è già nella metà campo di Karen, che lo richiama e gli chiede di accompagnarla a una veglia per Kurt Cobain. Ma è una canzone dei Pearl Jam, e non dei Nirvana, la malinconica e dolce Nothingman (da Vitalogy, album del '94 in cui non mancano i tributi a Cobain) che srotola il flashback attraverso i mesi e gli anni, con tutte le conseguenze di questa scelta dei due amanti, le conseguenze del loro "salto nel buio": gli anni burrascosi di un grande amore che non conosce noia, e l'immensa gioia dell'arrivo di Becca.
Ma torniamo al presente, e al povero Hank del 2008 in attesa della telefonata del dottor Reiss. Il nostro decide di ingannare l'attesa cercando di fare chiarezza un'altra questione, ovvero la situazione creatasi tra Karen e Lew Ashby. "Mi ha baciato, è vero", confessa lei. "Ma non è uno stronzo, Hank, è un bambino, un bambino che vuole quello che vuole e non capisce perché non lo può sempre ottenere. Mi ricorda qualcuno". Quanto alla possibilità che accada quelcosa tra lei e Lew, Karen si diverte ad essere elusiva e a ricordare a Hank che ha ben altro di cui preoccuparsi. Quando Ashby si presenta alla porta però, con l'intenzione di chidere notizie di Moody, che non si fa vedere da quelche giorno, Hank si lascia andare e aggredisce leteralrmente il nuovo arrivato - i due non sono nuovi alle zuffe giocose, ma questa è quasi violenta. Prima che il furibondo Hank possa fare seri danni al rivale, il telefono squilla e il dottor Reiss lascia un messaggio, con la richiesta di richiamarlo. Hank non riesce ad alzare la cornetta in tempo, ma l'interruzione fa sbollire la sua rabbia, ed è in grado di separarsi amichevolmente da Ashby - rivelandogli contestualmente che anche lui ha baciato la sua Janie - ma nulla di più: "Gli amici non lasciano che gli amici vadano a letto con le rispettive anime gemelle".
Prima di precipitarsi a chiemare il dottor Reiss, Hank trova il tempo per affrontare nuovamente Karen, che gli fa presente che non andrebbe mai a letto con un altro per ferirlo, e che è il suo migliore amico. Lui la incalza, dicendo che se il suo tempo fosse davvero agli sgoccioli, sarebbe Karen l'unica persona che vorrebbe al suo fianco fino all'ultimo. Lei, incredibilmente granitica di fronte a cotanta dichiarazione d'amore, torna su Lew Ashby, dicendo che almeno lui "ha fatto la sua scelta, ha scelto l'arte. Tu non hai ancora capito cosa vuoi fare di te stesso. E' la tua indecisione che ti paralizza, e che ci fa del male, Hank."
Ma il telefono squilla nuovamente, e una fiduciosa Karen chiede a Hank se vuole "essere salvato". Il salvifico medico, infatti, informa Hank che la biopsia indica la presenza di una semplice infezione, che una dose di antibiotici spazzerà via agevolmente. "E' fantastico. Stai bene!", ri rallegra Karen. "Per ora", chiosa l'ormai tanatofobico Moody, prima di abbracciare la donna della sua vita e la piccola Becca, a cui i due avevano invano di nascondere la loro preoccupazione. Ancora sulle note di Nothingman, per la conclusione felice di un'esperienza allarmante che è servita a Hank a riconsiderare la pagina più importante della sua vita: il suo salto nel buio con Karen, il gesto più insensato, coraggioso e ammirevole che, qualunque cosa succeda in futuro, resta per lui una ricchezza inestimabile.