Accade spesso che le migliori serie tv siano quelle che vengono distribuite senza troppo clamore, annunciate con il freno a mano. Come se la distribuzione puntasse sul caro vecchio passa-parola tra gli spettatori, invece che su un'iniziale e canonica promozione. Gli esempi sono tanti, e ci rientra a tutti gli effetti anche Caleidoscopio che, al netto di un titolo pacchiano e fuorviante, regala al pubblico un'esperienza di visione mica male. Anzi, li rende a tutti gli effetti veri e propri protagonisti, come spiega l'incipit di un minuto che anticipa le otto puntate in streaming su Netflix: sono gli utenti a decidere come vedere lo show. Che vuol dire? La visione di Caleidoscopio può iniziare dalla penultima puntata come dalla terza, si può seguire l'ordine stabilito oppure iniziare dall'ultima e finire con la prima. Insomma, si può vedere senza un ordine preciso, nonostante sia un'opera completa, a volte complessa, sicuramente efficace nel suo voler giocare con il montaggio e con l'approccio del pubblico.
Sì, qualcuno potrebbe storcere il naso, essendo questo un ulteriore step da parte della serialità ma, vi garantiamo che dopo un principio di dubbio (rimarcato dal titolo...), lo show creato da Eric Garcia è un incredibile esercizio di scrittura, di narrazione, di conseguente e fondamentale montaggio che, ovviamente, svolte un ruolo principale nelle molteplici sfumature e angolature della vicenda, che si rifà liberamente alla storia vera dei settanta miliardi di dollari in obbligazioni (una cifra mostruosa) svaniti nel nulla - e poi forse ritrovati - nel cuore di Manhattan durante l'uragano Sandy del 29 ottobre 2012. Eric Garcia, rimasto colpito dalla bizzarra e spettacolare sparizione, ha ricamato una tela di pregevole fattura, re-immaginandola in un contesto da heist drama, in cui ogni pedina fa parte di un grande archetipo di genere, stravolto da "un approccio non lineare alla narrazione e costruisce intrighi e suspense in modo unico, offrendo agli abbonati Netflix esperienze di visione diverse", come la definisce la stessa piattaforma streaming. Una definizione decisamente adatta alle intenzioni, supportata da un taglio visivo quanto mai cinematografico.
Il colpo del Secolo e una storia vera
Del resto, la storia vera dei bond, del caveau, dell'uragano Sandy è, di per sé, puro cinema. Un cinema che in Caleidoscopio si avvicina alla serialità (e viceversa) creando nel pubblico una diretta connessione e un coinvolgimento da onda binge-watching che ci spinge a consumare nel minor tempo possibile gli otto episodi che nel titolo si rifanno ad otto colori, citando Le Iene di Tarantino e le infinite linee della subway di NYC: Giallo, Verde, Blu, Viola, Arancione, Rosso, Rosa e Bianco.
Un racconto che si dirama e si distende su un arco temporale di venticinque anni, e vede protagonisti una banda di esperti ladri che tentano di violare il caveau più fortificato di New York City, protetto da un infallibile e spietata squadra di sicurezza. A comporre il cast, in uno schieramento che farà ben presto perdere ogni punto di riferimento, ci sono Paz Vega, Rosaline Elaby, Jai Courtney, Peter Mark Kendall, Tati Gabrielle e i due protagonisti della scacchiera: Giancarlo Esposito, che interpreta Leo Pep, il leader dei fuorilegge, e Rufus Sewell, che interpreta Roger Sales, un ex criminale che ora gestisce il firewall attorno al fortino nascosto sotto il suolo di Manhattan.
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Una grande scrittura e una messa in scena cinematografica
Ora, nella nostra recensione di Caleidoscopio non vorremmo in alcun modo influenzarvi spiegandovi l'ordine da seguire nel vedere gli episodi, anche perché uno dei fattori più interessanti della serie è la sua interattività di montaggio. Vi potremmo dire che c'è un ordine temporale (che non abbiamo seguito, a dire il vero), che la puntata Bianco è il clou dello show (è incentrata sul colpo, come riporta la trama), e vi potremmo pure dire che l'ordine che seguirete probabilmente vi farà avere un'idea ben specifica sulle mille tessere del puzzle. Un puzzle composto da alleanze, corruzioni varie, famiglia, avidità, complotti e scottanti tradimenti. Va detto poi che ogni personaggio di Caleidoscopio, pur seguendo la linea stabilita del genere (c'è la mente, c'è chi finanzia l'operazione, c'è l'autista e via dicendo), è un universo a sé, scavalcando la linea del buono e del cattivo.
Partendo dal Diamond District di New York City - una sorta di caveau a cielo aperto, che si trova a due passi da Time Square - e finendo poi in giro per gli Stati Uniti, la caratteristica di Caleidoscopio è il fluido punto di vista, che si espande seguendo un flusso razionale quanto caotico, in un groove che intrattiene e stupisce, in linea con una messa in scena e una regia cinematografica che si sofferma sui colori (guarda caso) di New York e sulle personalità dei protagonisti. Ognuno è mosso da una determinata prerogativa, comunque legata allo schema cardinale e agli altri personaggi. In scia alle nostre scelte di visione, e in scia agli eventi mutabili che cambiano di continuo e trasformano le prospettive, grazie ad una marmorea sceneggiatura che rende idealmente tutte le puntate perfette (o quasi) per essere l'inizio o la fine del ciclo. Un ciclo audace e letteralmente coinvolgente.
Conclusioni
Da Ocean's Eleven a La Casa di Carta, gli heist drama funzionano (più o meno) sempre. Ma, come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione, la prerogativa di Caleidoscopio è pressoché unica: una serie antologica in otto puntate che possiamo vedere stabilendo direttamente noi l'ordine. Ogni episodio un punto di vista diverso, nuovo e legato ad una rapina a dir poco pazzesca. Un approccio non lineare che si rivela audace e riuscito. Nonostante questo, potrebbe far storce il naso ai puristi...
Perché ci piace
- Il cast, tutto in parte.
- La messa in scena cinematografica.
- Il genere heist, sempre spettacolare.
- L'audace scrittura, che ci permette di scegliere a nostro piacimento l'ordine di visione...
Cosa non va
- ... una scelta che potrebbe far storcere il naso ai puristi.