Un'ex promessa dell'MMA (arti marziali miste), Giulia, che ha lasciato il ring dopo un tragico incidente nella gabbia da combattimento e un'allenatrice, Serena, che le farà da guida e la convincerà a rimettersi in gioco. In mezzo c'è un piccolo zoo che Giulia gestisce insieme al fidanzato, Alessandro, personalità tossica e assiduo frequentatore di una comunità religiosa guidata dal carismatico Padre Agostino, ennesima gabbia dalla quale Giulia deciderà di liberarsi con il coraggio di una tigre. È la storia di The Cage - Nella gabbia, il primo film italiano a raccontare il mondo dell'MMA (Arti Marziali Miste), uno sport movie declinato al femminile presentato ad Alice nella Città alla Festa del Cinema di Roma. A interpretare le due protagoniste ci pensano Aurora Giovinazzo, la ventunenne attrice romana lanciata da Freaks Out, e Valeria Solarino. Insieme costruiranno un legame profondo che sosterrà Giulia durante il difficile percorso di liberazione dalla gabbia all'interno della quale rischia di rimanere rinchiusa.
La preparazione fisica
Per interpretate Giulia Aurora Giovinazzo ha chiesto di allenarsi sei ore al giorno, sei volte a settimana per diversi mesi durante i quali ha dovuto praticamente dimenticare di essere una ballerina (è campionessa di balli caraibici): "È vero, sono una sportiva, e in Italia è difficile che capiti di affrontare un ruolo simile, con tante tematiche importanti dentro. Ho richiesto più ore possibili, mi sono allenata sei ore al giorno, sei volte su sette per un paio di mesi. In poco tempo dovevo assumere l'atteggiamento di una lottatrice ed essere credibile non agli occhi di chi non conosce questo sport, ma agli occhi dei lottatori", ci racconta. Stessa sorte toccata a Valeria Solarino, che non aveva mai visto un incontro di MMA: "All'inizio mi sembrava qualcosa di esclusivamente fisico, poi avvicinandomi e studiando, osservando molto i match con l'aiuto di Alessio Sakara (n.d.r, campione di MMA) ho capito come a ogni mossa corrispondesse una risposta, è quasi una partita a scacchi", dice. "Ho cercato di allenarmi tantissimo per dare al personaggio l'aspetto di una ex combattente. Ma imparare il linguaggio dell'MMA è stato anche molto complesso perché dovevo suggerire delle mosse che per me erano quasi arabo, c'erano delle cose che non avevo mai sentito. Poi Alessio mi ha insegnato quello che avrei dovuto dire".
Ma Serena per Giulia è anche una guida, "ha una funzione spirituale, come succede per tutti i maestri. Ha il compito di farla uscire da quella gabbia forse più metaforica e meno visibile, che la porta verso la realizzazione di sé. In questo caso è attraverso l'MMA, ma poteva essere qualsiasi altro sport, perché nello sport c'è un po' tutto: c'è l'idea di un perimetro, di regole all'interno delle quali puoi fare quello che vuoi. E c'è un avversario che non è il nemico, ma è la persona fondamentale senza la quale non puoi giocare".
Festa del Cinema di Roma 2023: i 15 film da non perdere
La lotta come strumento di liberazione e la questione di genere
The Cage-Nella gabbia è anche e soprattutto un film sull'autodeterminazione femminile e sulla libertà da "gabbie sociali e culturali perlopiù invisibili, che è molto difficile rompere". E la gabbia del pregiudizio di genere è una di queste. Solarino ne è convinta: "Pensiamo all'assenza di nomi femminili in alcuni ambiti semplicemente perché le donne non hanno mai ricoperto certi ruoli. Ancora oggi fa strano declinare al femminile alcune professioni, dire 'la Presidente' anziché 'il Presidente' semplicemente perché prima una presidente non c'era mai stata, invece adesso c'è".
È lo stesso pregiudizio per cui ad esempio molti sport continuano a essere appannaggio degli uomini, è per questo che Giovinazzo spera che il personaggio di Giulia "dia forza a tutte quelle ragazze che desiderano fare sport tradizionalmente attribuiti ai maschi. Lo sport è universale, è per gli uomini e per le donne. Mi auguro che Giulia gli dia il coraggio di cambiare la propria vita e andare oltre le idee di chi invece la pensa diversamente. Alle ragazze dico: andate a fare calcio o lotta, andate a fare tutto quello che volete, dovete essere felici, fare ciò che vi piace e trovare un vostro mondo e a misura vostra". "Purtroppo" - aggiunge - "viviamo in una società maschilista. Bisogna cambiare mentalmente: se una donna pensa di essere adatta solo a sport femminili, ad avere la schiena più piccola, a non avere le braccia muscolose perché altrimenti sei poco femminile, qualcosa non va". Se si sente una combattente? Assolutamente sì, del resto non è un caso che di Giulia condivida "la determinazione. Siamo due sportive, sappiamo di essere pronte a tutto pur di salire sul ring o entrare in pista". Non poteva essere diversamente per una che ha dovuto lottare sempre, "come tutti", spiega. "Lotto per vivere emozioni che ti stimolino, lotto per essere felice ma soprattutto lotto in palestra, in gara ci devi arrivare che hai già hai lottato e devi essere pronta. È una lotta continua, fai sacrifici sia mentali che fisici: svieni, vomiti, ti fanno male i piedi, sei mentalmente stanca, ma lo devi fare ed è giusto così".