Nelle favole la divisione tra buoni e cattivi appare netta e insindacabile per non confondere i bambini con le molteplici sfumature dell'animo umano. Neppure il cuore più puro è privo di coni d'ombra e la terza stagione di C'era una volta (in onda su FOX da martedì 25 marzo alle 21.50) lo dimostra ampiamente, facendo scricchiolare altre certezze dell'infanzia con una versione riveduta e corretta della tradizione delle fiabe. Stavolta i protagonisti partono da Storybrooke alla volta dell'Isola che non c'è per liberare Henry, ma non sanno che le avversità più grandi sono legate al passato. Vincoli inimmaginabili intrecciano gli eroi della serie e spiegano la natura malvagia di Pan. Ma l'ostacolo più grande della sceneggiatura è insito nella sfida di sradicare i personaggi dai due scenari a cui sono legati, la città della maledizione di Regina e la Foresta Incantata, per farli avventurare in un luogo oscuro, sconosciuto e privo di legami affettivi. Mentre la prima stagione ha un arco narrativo coerente, originale e brillante, la seconda inizia a cedere sotto il peso della noia innescata dalla maledizione spezzata e ora la terza tenta un cambio di rotta per reinventarsi, ma (almeno nella prima parte) senza riuscire del tutto nell'impresa.
Tutti contro PanPan, infatti, o lo si ama o lo si odia e dall'Isola che non c'è la via di fuga sembra impossibile. Per seguire i suoi piani diabolici bisogna accettare l'idea di "abbandonare" le sorti degli altri abitanti della cittadina gestita da Regina e seguire la sua ombra vagando con i Bimbi Sperduti. Neppure Emma e soci hanno le idee ben chiare sul da farsi e in effetti si ritrovano disposti ad accettare improbabili alleanze pur di salvare il ragazzo. Sacrifici immani, scelte discutibili e persino triangoli sentimentali condiscono la ricerca di situazioni a volte paradossali persino per una favola, ma la famiglia viene prima di tutto. Così tutti, il signor Gold incluso, si mettono in discussione per mantenerla unita: si creano e si distruggono fazioni, alcuni segreti vengono alimentati per paura o vergogna e molte scelte passate vengono rivalutate. La parte più interessante, però, riguarda ancora una volta la commistione tra Bene e Male e i confini sempre più labili che si è disposti ad oltrepassare per proteggere e salvare chi si ama. Una brigata ben assortita
L'interpretazione del cast colma più che discretamente le varie lacune della sceneggiatura, anche se la mancanza di carisma di Robbie Kay (Peter Pan) e di espressività di Jared S. Gilmore (Henry) ha un peso da non sottovalutare nell'equazione. Splendidi, come sempre, invece i due villain Lana Parrilla (Regina) e Robert Carlyle (Tremotino), che instaurano una dinamica inedita con Unico (Colin O'Donoghue), alle prese con bizzarre pene d'amore capaci di rendere ancora più interessante il personaggio.
E la salvatrice? Jennifer Morrison, splendidamente spigolosa nel ruolo di mamma-coraggio, eclissa totalmente il compagno Neal (Michael Raymond-James). Il matrimonio idilliaco di Biancaneve e del Principe Azzurro, invece, subisce un'inaspettata scossa quando emergono desideri inconfessabili: Ginnifer Goodwin e Josh Dallas, affiatati nella vita come sul set, mettono in scena dinamiche di coppia a volte drammatiche e a volte emozionanti, bilanciando i toni con un risultato davvero apprezzabile.
Un peso o un macigno?
In confronto agli intrighi dei precedenti episodi, Pan sembra davvero un novellino e, in fondo, poco interessano i suoi piani velleitari. Se risultasse più credibile forse la terza stagione avrebbe avuto maggiori picchi di interesse, ma i fan possono stare tranquilli: il salto dello squalo non è ancora avvenuto, anche se a volte ci si avvicina pericolosamente.