Un tempo quando qualcuno bussava alla porta era per vendere aspirapolvere o per diffondere credi religiosi, mentre ora almeno in ambito cinematografico aprire agli sconosciuti è diventato un qualcosa di sempre più pericoloso. Ce lo testimoniano d'altronde due film usciti recentemente - uno da pochissimi giorni - come Bussano alla porta (2023) e Il mondo dietro di te (2023), che partono da uno spunto inizialmente simile per poi pur prendere strade parzialmente diverse. Attenzione, però, perché l'articolo contiene alcuni spoiler sui due film analizzati.
Certo in entrambi la dinamica pseudo-apocalittica è scatenata, per l'appunto, dall'aver accolto tra le mura domestiche - volenti o meno - degli individui che hanno di fatto modificato lo status quo della quiete casalinga. Ma andiamo con ordine e osserviamo come questo nuovo sottogenere delle home-invasion dalle derive o surreali o distopiche stia influenzando la moderna concezione dei blockbuster, riconsegnandoci inquietudini che avevamo parzialmente rimosso in un'epoca sommersa dai cinecomic, dove quando il mondo è in pericolo basta affidare il tutto all'intervento di stereotipati supereroi.
Dietro lo specchio
Nel coraggioso, sottovalutato, film di M. Night Shyamalan l'approccio è certamente più violento, quasi orrorifico nella gestazione di questa profezia sanguinosa, dove molti dei personaggi devono vestire direttamente i ruoli di vittime sacrificali allo scopo di impedire una potenziale fine delle ere. Il limbo di incertezza che permane in quel ristretto nucleo, con gli eventi del telegiornale che confermano, ora dopo ora, la pur assurda versione degli "ospiti" è tale da suggerire diversità di vedute e approcci da parte del pubblico, fino a quell'epilogo che sembra prendere una netta posizione di campo. Epilogo assai diverso quello invece di Il mondo dietro di te - che ha scalato la classifica dei più visti su Netflix in un battibaleno - e ricolmo di un'amara ironia, quasi come una sorta di monito di riflessione su questi tempi così complessi e controversi. Come se tutte le paure di un Alba Rossa (1984) siano state rivisitate in un'ottica molto più complottistica, tra false flag e soluzioni finali che riconsegnano il Male non necessariamente a un nemico esterno, reale o sovrannaturale questi sia.
Il mondo dietro di te, la recensione: It's the end of the world as we know it?
Uomini e donne
Due famiglie molto diverse tra loro - la prima composta da una coppia di genitori omosessuali e dalla figlia adottiva, la seconda di stampo "classico" - giocano dei ruoli sì coevi ma non uguali. In Bussano alla porta infatti l'inedito trio finirà addirittura per risultare elemento chiave del racconto e del destino del pianeta, mentre i genitori di Julia Roberts ed Ethan Hawke sono una sorta di spettatori passivi di questo cambiamento in atto, con tanto di natura pronta a riprendersi i suoi spazi in una sorta di eco-vengeance a prova di grande pubblico, tra branchi di cervi e fenicotteri rosa. Lo stesso teatro della casa intesa come dimora salvifica assume relativi e distinti connotati. Laddove si compie nel primo caso una mattanza pronta a far salire notevolmente la tensione, nel secondo è invece una sorta di potenziale rifugio dai pericoli di una realtà esterna sempre più fuori controllo, dove l'ignoto spaventa quasi più di quel poco conosciuto. Le due proprietà sono ad ogni modo accomunate dal loro essere isolate, scelta logistica comoda e condivisibile per innescare dinamiche che non avrebbero avuto la stessa coerenza all'interno di affollate metropoli.
Senza fine
Come affrontare la fine del mondo è una domanda alla quale ognuno di noi si trova ovviamente impreparato - a meno di non essere Kevin Bacon, ma come insegnano I guardiani della Galassia, questa è un'altra storia... - e l'importanza dei legami affettivi è elemento cardine nella progressione degli eventi, fattore che in entrambe le pellicole agisce come una sorta di collante tra quanto avviene in scena e lo spettatore, pronto a identificarsi o meno con le rispettive parte in causa, tra potenziali rotture e riappacificazioni di sorta che innescano le derive drammatiche di queste apocalissi in divenire. E se in Il mondo dietro di te si intravedono anche diverse citazioni a classici del filone più o meno conosciuti - i coniugi Sandford e prole sembrano ricalcati sulle controparti de Il giorno dopo la fine del mondo (1962) - mentre Shyamalan predilige l'anima più inquieta e mistica tipica di molto del suo cinema, la dichiarazione di intenti sembra comune: prima di aprire la porta, controllate sempre dallo spioncino per non avere brutte sorprese.