C'è una tale costruzione quasi chirurgica - qualcuno potrebbe dire compiaciuta - di David Leitch nel suo ultimo film Bullet Train, dal 25 agosto al cinema con Sony Pictures. Un action tutto ambientato su un treno in corsa - due ore di durata proprio come il percorso del vero treno superveloce da Tokyo a Kyoto - che deve molto della sua costruzione narrativa al giallo di Agatha Christie e al thriller di Alfred Hitchcock. Proviamo a vedere insieme come la Regina del Giallo e il Maestro del Brivido possono aver influenzato la realizzazione del film.
Assassinio sul Bullet Train
Ad un certo punto della storia raccontata in Bullet Train - Brad Pitt interpreta Ladybug, uno sfortunato killer determinato a portare a termine la propria nuova missione, ma trova una serie di ostacoli e avversari letali provenienti da ogni parte del globo, tutti con obiettivi collegati ma contrastanti - c'è un omicidio che però non dà subito nell'occhio. All'inizio il malcapitato evento sembra solamente una delle tante stranezze senza spiegazione che accadono sul treno in corsa, ma ben presto inizia a dipanarsi una trama di colpi di scena che fa sorgere più di qualche dubbio al protagonista e agli altri personaggi.
Quando alla fine della pellicola tutti i tasselli andranno al proprio posto, con tanto di spiegazione finale da giallo classico in cui al posto di Hercule Poirot c'è Michael Shannon, si capirà che gli eventi non sono accaduti per caso e i personaggi non si trovano su quella macchina su rotaie per pura coincidenza. Un po' come avveniva in Assassinio sull'Orient Express in cui Agatha Christie metteva un gruppo di avventori su un treno per vendicarsi di un'altra persona, colpevole di un rapimento finito male molti anni prima. Qui c'è stato un altro tipo di rapimento, c'è un riscatto che va ripreso e una serie di fermate da 60 secondi l'una che rallentano il recupero di una misteriosa valigetta. Tutti i potenziali sospettati a bordo vengono svelati al pubblico nel corso del film, attraverso dei cartelli che danno loro una connotazione ben precisa, proprio come in un giallo da manuale.
Assassinio sull'Orient Express: i film di Lumet e Branagh a confronto
L'uso del MacGuffin... o forse no
La valigetta è l'altro elemento portante del film, che sembra strizzare l'occhio a Alfred Hitchcock e al suo amico sceneggiatore Angus MacPhail, che pare coniò il termine MacGuffin, divenuto negli anni per definizione nel cinema un oggetto o un evento utilizzato come espediente narrativo e motivazione dei personaggi; non avrà una rilevanza nella trama, ma gli spettatori concentreranno la propria attenzione su ciò che vogliono sceneggiatore e regista. Un utilizzo simile - ma forse non letterale, dato che alla fine un senso narrativo lo avrà - viene fatto dal regista David Leitch e dallo sceneggiatore Zak Olkewicz (che ha adattato il romanzo Maria Beetle di Kōtarō Isaka) in Bullet Train per spostare continuamente l'attenzione del pubblico su un particolare oggetto (inquadrato in modo quasi ostentato) piuttosto che su un determinato personaggio nel corso della pellicola.
In Bullet Train sono tanti i più o meno legittimi MacGuffin messi in mostra e posizionati tatticamente e furbescamente in scena, a volte anche in modo quasi smaccato - ma tutto questo torna nell'ottica e nel tono generale della pellicola, costantemente sopra le righe e auto-ironica. Tutto inizia appunto con una valigetta che passa in varie mani prima di essere aperta e di far vedere cosa conteneva (alla fine succederà e avrà una funzione all'interno della trama, non come la valigetta di Pulp Fiction e Ronin, o la scatola blu di Mulholland Drive). Non sono solo gli spettatori ma anche i personaggi in questo caso ad essere ossessionati dal suo contenuto: il protagonista interpretato da Pitt, seguito a ruota da Joey King (la ragazzina calcolatrice e senza scrupoli che sembra aver presto tutto dalla propria esperienza in The Princess), Aaron Taylor-Johnson e Brian Tyree Henry (l'irresistibile coppia di fratelli sicari Tangerine e Lemon) e la misteriosa Morte Bianca (un personaggio che è sopra tutto e tutti e solo alla fine svelerà la propria identità e il proprio piano).
Bullet Train, tra Brad Pitt e il destino: perché non è solo un (grande) film d'azione
Lo stesso misterioso personaggio vestito da pupazzo colorato - che strizza l'occhio agli anime e ai manga - all'inizio sembra solamente un espediente per ritardare il passaggio dei personaggi attraverso un vagone aggiungendo una nota comica, ma alla fine si rivelerà importante scoprire chi si cela sotto il costume. Lo stesso vale per coltello e pistola dei personaggi, inquadrati più volte per farci intendere che potrebbero venir utilizzati di lì a poco nella scena o in una delle successive... o forse no. C'è infine un uso meta-narrativo e auto-ironico del MacGuffin quando ci riferiamo alla bottiglietta d'acqua Fiji contenente ad un certo punto un potente sonnifero messo da Ladybug. Una bottiglietta recuperata per caso da Lemon al distributore automatico in stazione all'inizio della storia... e che diventerà a sorpresa verso la fine, addirittura uno dei "personaggi" del film! O meglio una delle tantissime carte messe in gioco sul tavolo di questa folle, divertente e rocambolesca corsa senza freni su rotaie che è Bullet Train.