Il 10 marzo 1997 debuttò sul canale televisivo WB Buffy - L'ammazzavampiri, spin-off dell'omonimo (e pessimo) film e ancora oggi ricordato come un prodotto rivoluzionario, principalmente per le varie trovate artistiche del creatore e showrunner Joss Whedon (stando ad un ricco volume a lui dedicato, Joss Whedon: The Complete Companion, il suo operato nei sette anni di Buffy ha influenzato, tra gli altri, Damon Lindelof, Amy Sherman, Alan Ball e Vince Gilligan). Tra personaggi che mettevano alla berlina gli stereotipi di genere dell'epoca ed episodi che tuttora sono piuttosto audaci (vedi L'urlo che uccide, quasi interamente muto) Buffy ha ridefinito i canoni televisivi per una generazione di fan e addetti ai lavori, e rivedendo oggi la serie non ci sono segni di invecchiamento che vadano al di là di qualche oggetto o indumento desueto. In occasione del ventennale abbiamo voluto omaggiare la serie con la consueta panoramica di dettagli curiosi dei quali il pubblico potrebbe essere all'oscuro. A cominciare dalla genesi dello show...
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1. Proprio lui?
Sembrerà strano col senno di poi, ma nelle intenzioni della 20th Century Fox, che aveva distribuito Buffy l'ammazzavampiri al cinema e detiene ancora oggi i diritti del franchise, Joss Whedon non doveva assolutamente essere coinvolto nella realizzazione del programma. L'unico motivo per cui lo contattarono fu contrattuale: siccome Whedon era l'unico sceneggiatore accreditato del film (nonostante modifiche effettuate da terzi), e quindi il creatore dei personaggi, i produttori erano costretti ad informarlo del nuovo progetto e offrirgli la possibilità di occuparsene. Loro speravano che avrebbe rifiutato, e invece Whedon, deluso dal lungometraggio, decise di sfruttare l'occasione e rifare Buffy nel modo giusto, inserendo addirittura nel pilot un rimando al finale originale del film, eliminato al cinema (nella versione di Whedon Buffy dovette trasferirsi dopo aver raso al suolo la scuola).
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2. L'inizio di una bella amicizia
Sempre a proposito del lungometraggio cinematografico, l'attore Anthony Head ha ricordato in un'intervista concessa alla rivista di genere SFX che quando gli fu proposto di sostenere il provino per la parte di Rupert Giles il suo agente gli disse che la serie era basata su un film, e Head decise quindi di vederlo. Quando si presentò al provino incontrò Whedon e gli disse di aver visionato la versione cinematografica. Lo showrunner avrebbe quindi reagito con un'espressione mortificata e la promessa solenne che la serie sarebbe stata tutt'altra cosa. Il commento di Head, al termine dell'aneddoto: "In quel momento capii che lui sarebbe diventato mio amico."
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3. Casting alternativi
Charisma Carpenter (Cordelia), Julie Benz (Darla) e Mercedes McNab (Harmony) furono tutte inizialmente provinate per il ruolo di Buffy, mentre Sarah Michelle Gellar cercò di ottenere la parte di Cordelia. Per il ruolo di Xander fu contattato Ryan Reynolds, il quale rifiutò perché non gli andava di rivivere per finta gli odiati anni del liceo. Per la parte di Angel fu provinato un certo Nathan Fillion, che alcuni anni dopo divenne uno degli attori-feticcio di Whedon e interpretò il malefico Caleb nell'ultima stagione di Buffy. E a proposito di attori-feticcio...
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4. Da una serie all'altra
Whedon ha affermato di essere inizialmente stato restio all'idea di scritturare gli attori principali di Firefly nelle sue altre serie, poiché voleva evitare dei casting troppo "incestuosi". Gli fu fatto notare che, siccome Firefly era stato cancellato per via degli ascolti scarsi, poche persone avrebbero colto il nesso tra gli show, e così tre interpreti del western spaziale finirono nel cosiddetto Buffyverse, tutti in ruoli da antagonista: Fillion, come già detto, fu Caleb nella settima stagione di Buffy, mentre Gina Torres e Adam Baldwin divennero rispettivamente Jasmine e Marcus Hamilton nelle ultime due annate di Angel (Baldwin ha successivamente affermato che nel suo caso ha contattato Whedon personalmente chiedendogli di poter apparire nella serie perché gli serviva urgentemente un lavoro).
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5. Ma come parli?
Nella versione originale il vampiro Spike, di origine britannica, parla con un marcato accento londinese (e usa espressioni scurrili tipicamente inglesi, cosa che permise a Whedon di aggirare la censura televisiva americana relativa alle parolacce). Per risultare credibile a livello vocale l'attore James Marsters, californiano di nascita, ebbe a disposizione un insegnante di dizione molto particolare: Anthony Head. Marsters ha commentato al riguardo "L'accento di Tony quando interpreta Giles è finto quanto il mio quando interpreto Spike", ed è possibile sentire il vero accento di Head, palesemente cockney, nella terza stagione, nell'episodio I dolci della banda (nel quale gli adulti di Sunnydale regrediscono mentalmente all'adolescenza).
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6. Niente incroci, grazie
Al termine della quinta stagione il contratto con la WB non fu rinnovato, il che portò al trasferimento di Buffy sull'emittente rivale UPN (la quale successivamente si è fusa con WB per formare la CW). Angel invece rimase sul network originale, il che creò una disputa con conseguenze non proprio piacevoli per l'annata 2001-2002 (sesta stagione di Buffy, terza di Angel): furono vietati i consueti crossover tra le due serie, un problema di non poco conto nei primissimi episodi di entrambe le stagioni poiché era necessario affrontare il trauma della morte di Buffy. I crossover furono nuovamente concessi l'anno dopo, ma in numero minore rispetto al passato. In compenso, cambiare network permise a Whedon di fare una cosa che aveva voluto realizzare sin dal debutto dello show: un episodio musical, idea bocciata dalla WB per cinque anni ma approvata immediatamente dalla UPN. E a proposito di musical...
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7. Tutti insieme appassionatamente... o forse no
La vita è un musical è generalmente considerato uno degli episodi migliori della serie, forse addirittura il migliore in assoluto, ma l'esperienza non fu piacevole per tutto il cast. In particolare, Michelle Trachtenberg (Dawn) e Alyson Hannigan (Willow) chiesero a Whedon di poter cantare il meno possibile, e lui le accontentò, ma non senza un pizzico di ironia (a un certo punto Willow canta "Credo che questa frase serva principalmente da riempitivo"). Sarah Michelle Gellar aveva inizialmente pensato di farsi doppiare da una cantante professionista, ma quando Whedon le disse che una delle canzoni di Buffy avrebbe svelato la verità sulla morte del personaggio (si trovava in Paradiso anziché all'Inferno quando è stata resuscitata) l'attrice si iscrisse a delle lezioni di canto durante la pausa tra la quinta e la sesta stagione.
8. Tutto torna
Joss Whedon è noto per la sua abitudine di pianificare con largo anticipo le trame orizzontali delle proprie serie, disseminando talvolta indizi relativi ad eventi che avranno luogo molto più tardi. L'esempio più celebre è forse il finale della terza stagione, che allude cripticamente a due degli eventi più importanti della quinta annata, ossia il debutto di Dawn e la morte di Buffy. Anche la scomparsa della madre della protagonista fu decisa in anticipo, e così quando Kristine Sutherland, interprete di Joyce Summers, chiese se fosse possibile ridurre la sua parte dopo la terza stagione Whedon le disse di sì, a patto che tornasse con un ruolo un po' più sostanzioso nella quinta per porre le basi per la morte di Joyce.
9. No cliffhangers, please
Chi ha letto i commenti di Whedon relativi alla saga di Star Wars sa che lui non ama particolarmente il finale aperto de L'impero colpisce ancora, e sopporta a malapena l'uso del cliffhanger in generale. Un principio applicato anche in Buffy, uno dei pochi prodotti seriali a non avere quasi mai delle trame in sospeso alla fine delle stagioni. Questa fu anche una decisione pratica, poiché i rinnovi per le stagioni successive arrivavano sempre abbastanza tardi, e Whedon non voleva chiudere con un finale aperto in caso non ci fosse stata la possibilità di andare avanti. L'unica eccezione è la sesta annata, che finisce con la restituzione dell'anima di Spike, perché quando ci fu il passaggio da WB a UPN la settima stagione fu confermata insieme alla sesta.
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10. Dalla rete allo schermo
Come il quasi coetaneo X-Files, Buffy fu uno dei primi serial a godere di una nutrita fanbase su internet, al punto che alcuni sceneggiatori, incluso lo stesso Whedon, si ritrovarono a visitare alcuni forum e leggere le teorie degli spettatori (una di queste, sulla possibile connotazione omoerotica dell'amicizia tra Buffy e Faith, fu prima criticata e poi approvata da Whedon). Verso la fine della serie, con l'introduzione del personaggio di Andrew Wells, fu deciso di servirsi di lui per alludere ad alcune delle discussioni che impazzavano in rete, tra cui le ipotesi sull'esistenza di Cacciatori maschi e le incomprensioni sul legame tra Buffy e Dawn.
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