Dopo Nove lune e mezza dove aveva già dato prova di saper esplorare l'immaginario femminile in maniera originale e fuori dagli schemi, Michela Andreozzi torna alla regia con Brave ragazze, un film che ancora una volta indaga la femminilità e offre una riflessione ironica sulla questione di genere. Una commedia sulla sorellanza che l'autrice non solo dirige, ma scrive insieme a Alberto Manni ed interpreta, sfruttando una struttura da heist movie in cui un gruppo di donne disperate tenterà il colpo della vita tra inseguimenti, pistole e bigodini.
"La prima idea nasce tantissimi anni fa, abbiamo cominciato da un ritaglio di giornale, un'intervista in cui una delle rapinatrici raccontava la sua esperienza", racconta alla presentazione del film la Andreozzi, facendo riferimento al fatto di cronaca che ha ispirato il film e che negli anni '80 scosse la provincia francese di Avignone. Quattro donne vessate dalla vita decisero di risolvere i propri problemi economici mettendo a segno una serie di rapine a partire dalla banca del loro paese. Lo fecero travestite da uomini, furono poi catturate dalla polizia e arrestate, ma una volta in carcere diventarono nell'opinione pubblica simbolo di rivolta alla condizione stessa della donna, un esempio per molte altre coetanee nelle stessa situazione di marginalità ed emergenza.
"Era così paradossale che queste donne dovessero cavalcare un pregiudizio per poter fare cose altrimenti impossibili, che la storia ci è rimasta dentro. Toccava un argomento a me caro, la realizzazione femminile, che era una tematica difficile da affrontare, un azzardo. Due anni fa quando iniziammo con una prima stesura della sceneggiatura, non c'era ancora una questione femminile. Sapevo che sarebbe stato un film complicato anche produttivamente, c'erano i costumi, gli anni '80 da ricostruire e molte scene d'azione".
Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Silvia D'Amico e Serena Rossi: le cattive ragazze di Michela Andreozzi
La scelta delle sue bad girls? "Le ho sedotte, le ho viste dentro la mia testa mentre scrivevo. Mi sono innamorata di ciascuna di loro in modo diverso", continua la regista.
In Brave ragazze Ambra Angiolini interpreta Anna, una "donna indipendente dalla formalità e dall'ovvio di ciò che si dovrebbe fare quando hai due figli. Si inventa una vita senza creare per forza una fiaba e senza raccontarla ai suoi figli, spera che accada e ogni giorno si inventa qualcosa di diverso".
Ilenia Pastorelli invece è Chicca, un ruolo inedito per l'attrice romana "con sfumature diverse dal solito. In genere sono la fidanzata di o l'amica di, sempre subordinata a una figura maschile. Invece qui do voce a un personaggio ribelle che si fa molte domande e che mi ha dato l'opportunità di levare quella mia parte femminile in eccesso. Chicca si impone, si ripropone e dice la sua". E aggiunge: "Sfatiamo il mito per cui non si può lavorare bene tra donne".
Il ruolo più struggente spetta a Serena Rossi nei panni di Maria, una donna ingenua e vittima di un marito violento: "Maria è devota alla Vergine Maria, alla famiglia, al suo gruppo di amiche, ma anche a un marito violento. Tutte vogliono proteggerla, ma è lei la prima a non farlo, è talmente abituata a quella situazione da pensare che sia tutto normale. Spesso mi sono sentita tesa e spaventata come lei, ma per fortuna c'erano le mie colleghe. Siamo state molto unite sul set, facevamo shopping online insieme, cenavamo insieme, siamo volute stare nello stesso albergo". "La forza di questi personaggi è la loro diversità, - conferma Silvia D'Amico che nel film è Caterina, la più remissiva sorella di Chicca - Insieme sono la dimostrazione che l'unione delle donne può portare a certe realizzazioni nonostante le differenze, anche tra noi attrici è successa questa magia e Michela è stata bravissima a spingerci molto a osare".
Gli anni '80 e il cuore del film
Della vicenda originaria Michela Andreozzi ha mantenuto gli anni '80, ma ha spostato l'ambientazione dalla provincia francese a quella italiana, nello specifico a Gaeta: "È una storia successa proprio in quegli anni in Francia e mi interessava capire quanto la condizione femminile fosse cambiata rispetto a quegli anni, perciò ho mantenuto l'epoca della storia originale. Nel trasferimento dell'ambientazione in Italia invece, ho scelto Gaeta perché ho vissuto lì gli anni '80. L'immagine di Anna è legata al ricordo che ho di mia madre in quel periodo, ho voluto innestare i miei anni '80 su quelli della storia vera", dice.
Anche il personaggio interpretato da Stefania Sandrelli, arriva direttamente dalle sue memorie personali: "Lucia somiglia molto a mia nonna, una donna bella e elegante, mise lo smalto fino alla fine. Non volevo raccontare una nonna classica di umili origini, perché non era così: era molto bella, mi ha dato un grande senso di femminilità ed eleganza ed era quella che mi diceva: 'Mangiate che in Biafra i bambini hanno fame', una battuta che Lucia ripete spesso nel film. Era una nonna molto mamma, agile, presente e viva".
Il cuore del film - di cui abbiamo parlato nella recensione di Brave Ragazze - rimane per lei la sorellanza, la solidarietà tra donne, l'idea che "insieme si è più forti e si riescono a fare grandi cose". Per Ambra la forza di Brave ragazze risiede invece nella gentilezza, "che è rara di questi tempi. È un film gentile, è quello che dovremmo tornare a essere, un augurio per tornare a vivere senza pregiudizi". Un film "femminista", conclude la D'Amico dove "il femminile non viene trattato in modo pretestuoso, ma come lotta gentile e involontaria".