"Non vorrei che passasse il messaggio che questo film è praticamente una puntata di MasterChef dove si parla solo di cucina.... Questa è soprattutto la storia di un uomo e dei suoi tormenti, dove ci sono grandi attori e interpretazioni straordinarie che vanno al di là della capacità di tagliare un filetto...". Così Raffaella Leone a chiudere la conferenza stampa con il cast de Il sapore del successo, presentato in anteprima a Roma e in uscita il 26 Novembre distribuito in esclusiva per l'Italia appunto da Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema.
"L'uomo tormentato" in questione è Bradley Cooper, che interpreta lo chef Adam Jones, "arrogante, ribelle e affascinante" come chiosa la locandina del film, che tenta di lasciarsi un burrascoso passato alle spalle conquistando l'agognata terza stella Michelin. Legittima la preoccupazione di Raffaella Leone, visto che per tutta la durata dell'incontro con Bradley (e insieme a lui c'erano anche Sienna Miller e il nostro Riccardo Scamarcio a rappresentare il resto del clamoroso cast) non si è praticamente parlato d'altro che di cibo, di cucina e di cooking show televisivi, rischiando magari di ridimensionare un film che invece si presenta con un cast artistico (tra gli altri anche Emma Thompson, Omar Sy e Uma Thurman) e tecnico (la sceneggiatura è firmata da Steven Knight) di altissimo livello.
Resta innegabile però, anche per stessa ammissione dei protagonisti, il richiamo a certi programmi televisivi di moda e non potrà non sfiorare la mente dello spettatore al momento della visione l'idea di trovarsi in una puntata di Hell's Kitchen con Gordon Ramsay impegnato a tirare piatti e frustare i componenti della sua brigata. E non a caso scopriamo che il consulente culinario del film sempre presente sul set è stato proprio Marcus Wareing, non a caso uno dei giudici di MasterChef UK. Per cui non c'è niente da fare, meglio prenderla così com'è: il cibo è elemento centrale del nostro lifestyle e la cucina uno dei capisaldi della cultura popolare moderna. E durante l'incontro con i tre attori, non solo del film abbiamo parlato, ma anche del loro rapporto con la cucina ed il cibo. E non sono mancate le sorprese.
Bradley lo chef
Gli show culinari sono una moda televisiva dilagante sia in Italia che negli USA da diversi anni. Tu sei un fan di questo genere di programmi e conosci gli chef che li conducono che sono oramai delle vere e proprie star? O magari hai dovuto guardarli per preparare il film...?
Bradley Cooper: Sono sempre stato un grande fan di questo genere di programmi, li vedevo da ragazzo e ho continuato a vederli anche da adulto. Guardare questi show che portavano il cibo in televisione è stato parte del training per il film, riguardare programmi storici tipo The Frugal Gourmet. Ma il riferimento principale è stato Boiling point trasmesso dalla BBC, un reality show che seguiva Gordon Ramsay all'epoca in cui tentava di prendere la terza stella Michelin: lui è stato il pioniere in questo senso, la trasmissione che ha fatto da apripista è che ha creato il fenomeno virale. Mi ricordo che lì non si parlava solo di ricette di cucina, ma dietro c'era la storia della sua gavetta e della sua ascesa, c'erano il pathos e la passione proprio come in questo film.
Quindi il personaggio di Adam è ispirato a Gordon Ramsay così come le ricette che vediamo nel film?
In realtà è lo chef britannico Marcus Wareing (giudice di MasterChef UK, ndr) che ha creato i piatti che vedete nel film, lui era presente ogni giorno sul set con la sua brigata; molti dei gesti minuziosi che mi vedete fare li ho imparati da lui, il modo di impiattare, di assaggiare, tutta la sua manualità. C'è lui dietro a tutto questo. Riguardo a Gordon Ramsay penso che di suo ci siano piuttosto il tormento e l'ansia da prestazione per la sentenza delle tre stelle che c'erano in Boiling Point, ho anche avuto modo di fare training lavorando in un suo ristorante. E poi naturalmente guardavo le sue trasmissioni, così come quelle di Marco Pierre White, un altro chef stellato. Ho preso un po' da ognuno di loro ma il personaggio di Adam Jones è assolutamente originale e nasce dalla mente di Steven Knight.
Un lavoro di squadra, sul set come in cucina
Sei anche tu così competitivo nella vita come il tuo personaggio nel raggiungimento degli obiettivi?
Sono molto competitivo con me stesso nel mio lavoro. Quello che mi piace del cinema però è che si tratta di un lavoro di squadra, tutti ci riuniamo per raccontare una storia e la cosa che amo è lavorare con colleghi che sono fonte d'ispirazione: in un certo senso l'opposto di quello che succede nel mondo dell'alta cucina e degli chef stellati che sono isolati, egocentrici e in competizione tra loro. Il film alla fine si propone di insegnare proprio questo, che anche in cucina invece l'unione fa la forza e si vince tutti uniti e tutti insieme come nel cinema. Ne è una riprova il fatto che con il resto del cast siamo rimasti tutti molto legati, ci siamo rivisti ieri con Riccardo ed è stato come se non fosse passato un giorno, siamo andati a cena e abbiamo fatto festa come vecchi amici.
Allora chiediamo a Riccardo Scamarcio di raccontarci un po' di questa "connessione culinaria" nata sul set e arrivata fino alla cena di ieri...
Riccardo Scamarcio: Ieri non ho cucinato io per fortuna... Diciamo che in quanto unico italiano di un cast internazionale mi sono preso subito certe responsabilità a livello di cucina, ho detto "che siete matti, che è tutto 'sto burro... non so, facciamo una cacio e pepe magari...". E la cacio e pepe è rimasta anche nel film. Alla fine abbiamo fatto una cena a casa di Bradley e abbiamo cucinato noi, gli attori tutti quanti insieme. Questa cosa che diceva lui dell'unione è molto importante, il cinema è un lavoro di gruppo, un cast unito e affiatato che si sostiene a vicenda.
Bradley Cooper: La cacio e pepe di Riccardo era davvero molto buona... decisamente lui è il cuoco migliore di tutti noi.
Quindi si è trattato di un vero e proprio gioco di squadra, come una vera e propria brigata di cucina?
Bradley Cooper: Abbiamo passato tre settimane insieme cucinando tutti i giorni con veri chef, eravamo noi gli unici attori sul set in cucina, noi tre e anche Omar Sy ovviamente: gli altri che vedete far parte della brigata erano veramente chef e cuochi professionisti. I piatti ideati da Marcus venivano replicati costantemente, facevamo uscire ogni giorno oltre cinquanta portate, e tutto fatto per il meglio come se dovesse essere servito realmente.
Riccardo Scamarcio: Si cucinava realmente e si cucinava tanto, alla fine il cestino del catering non lo mangiavamo mai perché ci mangiavamo quello che cucinavamo sul set.
I coltelli del mestiere
Lo chef Adam Jones lavora solo con i suoi personalissimi coltelli: quali sono i vostri coltelli che vi portate sempre dietro nel vostro mestiere di attori?
Bradley Cooper: In realtà gli strumenti siamo noi stessi, la nostra voce e il nostro corpo. Recitare è una forma d'arte particolare, non c'è uno strumento, un arnese che utilizzi. Gli arnesi sono la voce, i sentimenti e il corpo.
Sienna Miller: Sono d'accordo con Bradley, tra l'altro strumenti che affini con l'esperienza: più esperienza fai, più strumenti si acquisiscono per cui l'arma migliore da portarsi dietro in questo senso è l'esperienza.
Riccardo Scamarcio: Per me gli strumenti sono il gioco, la curiosità e un po' l'anarchia che ti consente di riuscire guardare le cose con punto di vista personale.
Bradley e Sienna, ancora insieme dopo American Sniper...
Sienna Miller: Due esperienze completamente diverse per due progetti completamente diversi. E' stato bello e divertente calarci in due ruoli così differenti da quelli che avevamo appena interpretato insieme, d'altronde questo è anche il bello della recitazione e del nostro mestiere. Direi che anche il rapporto tra i due personaggi è divergente rispetto a quelli del film precedente, visto che qui ci sono due persone distanti tra loro e chiuse in se stesse che pian piano si aprono ognuno verso l'altro.
Star ai fornelli
Qual è il vostro personalissimo rapporto con la cucina e con il cibo?
Sienna Miller: Amo cucinare, mia madre è una cuoca fantastica e anche io cucino sempre tranne quando sono in viaggio come ora. I ricordi più belli che ho sono quelli intorno a un tavolo con amici e famiglia.
Riccardo Scamarcio: Mi sta venendo fame... Risotto con funghi finferli che adesso è stagione, che ne dite per dopo? La cucina è molto aggregante, un modo bello di condividere e stare insieme.
Bradley Cooper: Sono cresciuto cucinando e mia nonna era una cuoca incredibile. Ho lavorato a livello professionale in una cucina, ero addetto alle preparazioni, quindi mi sono trovato anche dall'altra parte della barricata nel senso che ero quello che si prendeva le urla e i rimproveri dello chef. Continuo a cucinare anche adesso, mi piace farlo quando sono da solo ma anche tantissimo fare assaggiare agli altri quello che cucino.
Quanto nel film c'è di improvvisato specialmente nelle convulse scene girate in cucina?
Bradley Cooper: Nelle scene in cucina c'è ovviamente tanto di improvvisato, era inevitabile visto che parliamo di scene lunghe anche oltre i venti minuti. Cucinavamo dal vero per cui è assolutamente normale che ci fosse improvvisazione, tanti botta e risposta venivano spontaneamente. Invece rispetto ai dialoghi siamo stati molto rigorosi perché erano scritti in maniera brillante e precisa, lì abbiamo semplicemente seguito il ritmo della recitazione. Come nel caso delle mie scene con Emma Thompson: recitando con lei ho coronato un mio sogno che avevo da tanto tempo.