Dopo l'incredibile successo ottenuto in Gracia e in Spagna, arriva anche da noi Un tocco di zenzero, opera in gran parte autobiografica del regista ellenico (ma nativo di Istanbul) Tassos Boulmetis. Il regista ha partecipato alla conferenza organizzata dalla Ladyfilm di seguito alla proiezione per la stampa romana. A voi il resoconto.
Tassos Boulmetis: Vorrei iniziare con una precisazione sul titolo originale del film, Politiki kousina; in greco "politiki" è scritto tutto in maiuscolo per non fare capire dove si trova l'accento. Infatti, Polìtiki kousina significa cucina di Istanbul, e si riferisce appunto alla tradizione culinaria cui fanno riferimento i personaggi del film, mentre Politikì kousina significa "cucina politica", e allude all'influsso che i fatti politici hanno nelle loro vite.
Quanto è autobiografico questo film? Tassos Boulmetis: Molto, direi che per l'80% è autobiografico; anch'io, come il protagonista del film, fui deportato in Grecia da Istanbul quando avevo sette anni, nel 1964, con altre quarantamila famiglie.
Dal punto di vista estetico, il film è molto surreale, visionario. Qual è la pellicola a cui si è rifatto per questo aspetto?
C'è un film da cui posso dirmi direttamente ispirato, ma non ci trovereste vere e proprie analogie con Un tocco di zenzero: è Radio Days di Woody Allen. Io amo molto Allen, e mi ammiro il fatto che, pur parlando di una comunita esigua come quella degli intellettuali, prevalentemente ebrei, di Manhattan, riesca sempre a comunicare sentimenti universali.
Costantinopoli, Istanbul, è fotografata in maniera inusuale nel film: è grigia, cupa, piovosa. E' un'esigenza estetica o serve a commentare uno stato d'animo?
Entrambe le cose, era un'esigenza estetica e drammatica. Volevo che la Istanbul contemporane apparisse così, e tra l'altro è stato un problema, abbiamo aspettato a lungo perché si presentasse con quel clima.
Il protagonista del film, Fanis, è legato alla propria cultura greca sebbene nato a Istanbul e abbia un notevole legame con la città. Come si concilia per un greco un simile amore per Istanbul?
Per rispondere a questa domanda devo parlare brevemente del mio rapporto con Istanbul e anche di come ho concepito il film. Dopo il trasferimento in Gracia, non tornai mai in Turchia, sebbene tra Atene e Istanbul ci sia meno di un'ora di volo. Nel 1994, trent'anni dopo, parlavo con degli amici che erano appena tornati da Istanbul, e mi chiesero perché ne ero stato lontano così a lungo... fu allora che capii che la risposta a quella domanda era dalle parti della psicanalisi, e che avevo subito un trauma nel distacco dalla città.
Decisi su due piedi di partire per Istanbul, e fu il viaggio della mia vita. Vistitai tutti i luoghi della mia infanzia: quando andai alla scuola dove avevo frequentato la prima elementare, mi aprì la porta quella che era stata la mia insegnante trent'anni prima. Fu l'inizio della riconciliazione e il momento in cui cambiò il mio rapporto con il tempo: prima di allora avevo vissuto nel passato, da quell'istante imparari a vivere il presente. E decisi di fare questo film.
Non ci aspettavamo certo il successo che il film ha avuto, né in Gracia né presso le comunità greche di tutto il mondo; ma so che molti membri di queste comunità si sono riconciliati con il loro passato attraverso il film. E questo risultato, benché io non l'abbia cercato intenzionalmente, mi rende immensamente orgoglioso.
Le piace il titolo italiano del film?
Sì, trovo che sia molto ben scelto ed efficace. In Italia è un tocco di zenzero, in Spagna di cannella, nei paesi anglofoni è un toco di spezie... Sapete, una delle più grandi soddisfazioni di un cineasta è quella di vedere i poster dei vari paesi in cui il proprio film veine distribuito con le nuove versioni del titolo!
A proposito dell'Italia, vorrei dire una cosa: Un tocco di zenzero è stato spesso paragonato proprio a un film italiano, Nuovo cinema Paradiso, ed io ne sono estremamente lusingato.