Boston – Caccia all’uomo: la lotta al terrorismo come un thriller metropolitano

Dopo Lone Survivor e Deepwater - Inferno sull'oceano, il regista Peter Berg porta al cinema un'altra drammatica storia vera: una ricostruzione dell'attentato alla Maratona di Boston del 15 aprile 2013 in un film messo in scena come un thriller corale e interpretato da Mark Wahlberg e Kevin Bacon.

Raccontare sul grande schermo un evento tragico basato su una vicenda reale comporta già di per sé la necessità di un rischioso equilibrio fra esigenze narrative e fedeltà agli eventi. Se poi, come nel caso di Boston - Caccia all'uomo, la memoria di tali eventi - le due bombe fatte esplodere a Boston il 15 aprile 2013 - è ancora recentissima, e la 'ferita' non può dirsi davvero cicatrizzata, non solo tale equilibrio si fa più precario, ma diventa più azzardato distaccarsi dalla mera cronaca storica per perseguire traiettorie di maggiore complessità.

Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Michelle Monaghan in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Michelle Monaghan in una scena del film

In questa ottica, un paradigma di eccellenza assoluta va individuato senz'altro in Zero Dark Thirty: nel 2012 Kathryn Bigelow affrontava un episodio ancora freschissimo nella memoria collettiva, l'operazione che appena un anno prima aveva portato all'uccisione di Osama bin Laden, realizzando un capolavoro in grado di esprimere lo spirito, i tormenti e le ossessioni dell'America post-11 settembre, senza mai concedersi facili sciovinismi. Una sorta di 'miracolo' cinematografico frutto di un'operazione diamentralmente opposta rispetto a quella compiuta nel film di Peter Berg.

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Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Peter Berg in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Peter Berg in una scena del film

Newyorkese, figlio di un marine e autore per il piccolo schermo della lodatissima serie televisiva Friday Night Lights (ispirata al film omonimo da lui diretto nel 2004), dopo una parentesi in qualità di regista di blockbuster di puro intrattenimento, il mega-campione d'incassi Hancock del 2008, con Will Smith, e il costosissimo e stroncatissimo flop Battleship del 2012, Peter Berg è tornato a dedicarsi al filone a lui più caro: quello, appunto, dei film d'azione dal tono 'serio', tratti da eventi realmente accaduti e molto vicini alla sensibilità del pubblico americano. E dopo l'ampio successo di Lone Survivor nel 2013, war movie su una sfortunata operazione degli US Navy SEAL del 2005 in Afghanistan, nel corso del 2016 Berg ha girato altre due pellicole di genere analogo: il disaster movie Deepwater - Inferno sull'oceano, incentrato sull'esplosione di una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico nel 2010, e questo Boston - Caccia all'uomo.

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Boston - Caccia all'uomo: Michelle Monaghan in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: Michelle Monaghan in una scena del film

Nel primo caso, i pur lauti incassi di Deepwater (centoventi milioni di dollari) sono stati sufficienti a recuperare a malapena la metà del gigantesco budget del film; mentre per Boston - Caccia all'uomo, i quarantacinque milioni raccolti al box office mondiale hanno fatto registrare un'altra sonora perdita, benché più contenuta rispetto al flop del titolo immediatamente precedente. Un fiasco tutt'altro che prevedibile, se si considera la natura di Boston - Caccia all'uomo: un prodotto confezionato con tutti gli ingredienti per raggiungere un vasto pubblico, dalla spettacolarità delle sequenze clou all'alto tasso di adrenalina nelle scene di guerriglia urbana, oltre alla presenza nel cast di volti noti quali Mark Wahlberg (ormai il "fedelissimo" del regista), Kevin Bacon, John Goodman, Michelle Monaghan e J.K. Simmons e all'inevitabile effetto di commozione suscitato dal ricordo di una tragedia ben impressa nei sentimenti dei cittadini statunitensi.

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Boston - Caccia all'uomo: J.K. Simmons in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: J.K. Simmons in una scena del film

E, tutto considerato, il film di Peter Berg sfrutta i suddetti ingredienti con una certa perizia, benché in maniera piuttosto convenzionale: dalla scelta di impostare il racconto sui binari di un tipico dramma corale, seguendo il percorso di una pluralità di personaggi (inclusi i due giovanissimi attentatori, i fratelli Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev), al pathos ricercato mediante la messa in scena dell'esplosione delle due bombe durante la Maratona di Boston, il 15 aprile 2013; dal ritmo conciso della seconda parte, quella dal taglio più prettamente poliziesco, alla tensione dei momenti salienti nell'inseguimento dei fratelli Tsarnaev, impegnati in una rocambolesca fuga dopo che le immagini dei loro visi erano state diffuse dai notiziari dell'intero paese. Ed è proprio sotto questo aspetto che Boston - Caccia all'uomo riesce a farsi apprezzare maggiormente: nella sua dimensione da thriller metropolitano, secco, incalzante e capace a tratti di creare un coinvolgimento autentico, come nel caso del sequestro dell'ignaro Dun Meng (Jimmy O. Yang), ritrovatosi per caso a essere l'ostaggio dei due criminali.

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Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg in una scena del film
Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Michelle Monaghan in un momento del film
Boston - Caccia all'uomo: Mark Wahlberg e Michelle Monaghan in un momento del film

Non altrettanto convincenti, invece, sono il resto del film e l'approccio adottato. Anche volendo tralasciare la caratterizzazione superficiale di personaggi come il sergente di polizia Tommy Saunders (Wahlberg) e sua moglie Carol (Monaghan), o la banalità delle interazioni e dei dialoghi tra gli ufficiali della polizia di Boston e i membri dell'FBI, con scambi di battute che paiono ripresi da un qualunque procedural televisivo, Boston - Caccia all'uomo mostra un limite che, nell'ottica del cinema odierno (dopo Zero Dark Thirty, dopo American Sniper, dopo l'ottimo e sottovalutatissimo Billy Lynn - Un giorno da eroe), risulta difficile da ignorare: la sua sostanziale carenza di profondità. Boston - Caccia all'uomo, così come buona parte della produzione di Berg, offre un unico livello di lettura, e la sua appassionata celebrazione dell'eroismo della polizia di Boston e della "gente comune" rimane priva di sfumature, senza trasformarsi mai in vera riflessione. Berg e i suoi co-sceneggiatori, in pratica, non osano mai provare a 'problematizzare' la materia narrativa, a giocare con i chiaroscuri o ad allontanarsi dall'impostazione prestabilita. Se dunque, come semplice film di genere, Boston - Caccia all'uomo si fa valere in più di un'occasione, come panegirico del coraggio di una città e di una nazione determinati a contrastare il terrorismo (si veda l'epilogo quanto mai didascalico all'interno dello stadio) non è possibile reprimere qualche perplessità: quelle nei confronti di un cinema eccessivamente schematico e, forse, ormai fuori tempo massimo.

Movieplayer.it

2.5/5