Boris 4, la recensione: Boris è ancora Boris, fortissimamente Boris

La recensione di Boris 4: l'Inferno è pieno di quarte stagioni, ma questa vola in alto. Dal 26 ottobre su Disney+.

Boris 4, la recensione: Boris è ancora Boris, fortissimamente Boris

Riusciamo a percepire il terrore nei vostri occhi, perché è lo stesso che avevamo noi e che abbiamo visto in tutti questi anni in quelli di autori e attori ogni volta che si parlava di una quarta stagione. La parola "perfetto" in genere si trova soltanto nei vocabolari, nella vita reale raramente si manifesta. Eppure Boris, "la fuoriserie italiana", è un rarissimo esempio di perfezione assoluta. Arrivata dal nulla, nell'ormai lontano 2007, ha cambiato tutto. Mentre i suoi personaggi dicevano che "una televisione diversa è impossibile", gli autori Mattia Torre, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico hanno compiuto l'impresa: trasformare la serialità del nostro paese. E contemporaneamente portare a galla tutte le idiosincrasie dell'Italia, le nostre contraddizioni, le meschinità, i grandi slanci. La "locura" che ci contraddistingue, insomma. Con quale coraggio si poteva quindi mettere mano a tre stagioni e un film dall'equilibrio aureo? Ci è voluto tanto tempo, riflessione e anni di scrittura, ma ora possiamo mettere insieme la recensione di Boris 4. Gioite: il miracolo è riuscito!

Boris Ep01 081121 Ff Capa6447
Boris 4: Carolina Crescentini insieme a Pietro Sermonti in una scena del primo episodio

Dalla prima mitica stagione tutto è cambiato: il contesto storico, economico e politico dell'Italia è completamente diverso. Gli stessi attori sono diversi e, soprattutto, Mattia Torre ci ha lasciato. Non soltanto lui: anche Roberta Fiorentini, interprete di Itala, Franco Ravera (sua la battuta "una bella sambuca!") e Arnaldo Ninchi, il Dottor Cane. Tanti tasselli importanti di un mondo entrato nella nostra vita quotidiana: è incredibile come le battute di Boris siano radicate in modo capillare nell'uso corrente. Da "Dai! Dai! Dai!" a "F4 basito", "cagna maledetta", "molto italiano", "a cazzo de cane" e così via. Perfino le parole "pacchetto azionario" adesso hanno tutto un altro sapore. Eppure Boris racconta un microcosmo, quello del set di "una fiction demmerda", come la definisce il suo stesso regista, René Ferretti, un Francesco Pannofino immenso. Quel microcosmo, con le sue regole interne e le dinamiche ben definite è diventato di ampio respiro, raggiungendo un pubblico vasto, che non è soltanto quello degli addetti ai lavori.

Come raccontare però quei personaggi 15 anni dopo? In una realtà in cui lo stesso mondo dello spettacolo è profondamente mutato, in cui le "fiction demmerda" vanno in streaming e c'è una concorrenza spietata, proveniente da tutto il mondo, cosa farebbero Ferretti e la sua scalcagnata troupe? La verità ha superato la finzione: trasmessa da Fox, ex canale di Sky, Boris è finita prima su Netflix nel 2020 dove, complice la pandemia, è stata riscoperta e amata da un nuovo vastissimo pubblico. Poi, una volta presa la decisione di continuare, è stata Disney a produrre, perché nel frattempo ha comprato 20th Century Fox. E qui c'è stato il grande scatto d'intelligenza: se tutti abbiamo pensato, non negatelo, che Boris e Disney nella stessa frase non potessero coesistere, a meno di non vedere Duccio sniffare arcobaleni e Biascica abbracciare orsetti profumati, Disney Italia è stata invece più furba. Ha capito che Boris per essere Boris non poteva scendere a compromessi. Non si poteva rinunciare alla ferocia, alle parolacce, alla cattiveria. E infatti in questi nuovi episodi, otto in totale (così da arrivare alla cifra tonda di 50 complessivi) dal 26 ottobre su Disney+, c'è tutta la scorrettezza che ricordavamo. Siamo commossi.

"Con la merda se semo comprati Spoleto"

Boris Ep01 081121 Ff Taro1266
Boris 4: Caterina Guzzanti e Francesco Pannofino in una scena del primo episodio

Molto gattopardianamente, Vendruscolo e Ciarrapico hanno fatto la mossa più semplice e vincente: cambiare tutto per non cambiare niente. È vero, ora non c'è più la Rete, la tv generalista è in crisi, lo streaming con il suo algoritmo regna sovrano, ma la capacità di adattamento dei nostri è immutata. Stanis e Corinna (Pietro Sermonti e Carolina Crescentini) si sono sposati, ma si odiano come e più di prima. Con la loro casa di produzione, la SNIP (So Not Italian Production, e qui scatta già l'applauso), stanno mettendo in piedi una serie, Vita di Gesù, dalle ambizioni internazionali. In attesa di ricevere l'approvazione di un colosso dello streaming per essere acquistata, Ferretti e soci si sono portati avanti, accettando perfino di fare un corso su come comportarsi con rispetto nei confronti degli altri colleghi. Politicamente corretto, cambiamento del linguaggio ("ammerdu" è un piccolo capolavoro), il rapporto con i social: il presente è entrato prepotentemente in Boris, ma i protagonisti sono i soliti irrimediabili cialtroni.

Boris 4 a Roma 2022: "Siamo riusciti ad essere graffianti pur stando dentro la piattaforma che criticavamo"

Boris Ep01 041021 Ff Taro1149
Boris 4: Alessandro Tiberi e Francesco Pannofino in una scena del primo episodio

Molto bello l'omaggio a Mattia Torre, che non vi sveliamo per non rovinarvi la sorpresa, messo in atto grazie alle figure dei tre sceneggiatori, alter ego dei veri creatori della serie. È sempre grazie a loro e alle assurde (ma molto verosimili) sedute di brainstorming che capiamo come, dove e quando stiamo andando su questa Italia. Ancora una volta copiano, ancora una volta scelgono soluzioni facili, ancora una volta pensano solo ai soldi (una delle nuove battute più belle la dicono loro: "con la merda se semo comprati Spoleto, ma c'è un limite a tutto"). Eppure in qualche modo se la cavano sempre, perché in fondo "l'algoritmo si muove come un demente". Forse è così, o forse chi è veramente bravo sa creare qualcosa che piace a prescindere da calcoli e previsioni, fatto sta che Boris 4 è davvero Boris, fortissimamente Boris. Si ride moltissimo, forte, con gusto. Il ritmo è forsennato: ogni scena, ogni gesto, ogni frase è un tripudio di invenzioni, trovate, gag. La nostalgia per i classici c'è, ma non troppo: si punta infatti su nuovi tormentoni, utilizzando con parsimonia i vecchi, a cui magari si dà un nuovo geniale significato.

Boris 4, Pierfrancesco Favino: "Non mi hanno chiamato, sennò dicono che faccio tutto io"

Inutile dire che il cast è fenomenale: effettivamente non è passato un giorno dall'ultima volta che tutti questi splendidi attori hanno lavorato insieme, perché in 15 anni ogni interprete ha ritrovato gli altri in molti film e serie. E si vede. La chimica è più che palpabile: ognuno conosce l'altro, i suoi tempi, la fisicità e insieme funzionano come un'orchestra, in cui il singolo elemento suona con virtuosismo il proprio strumento. Accanto alle colonne di Boris ci sono anche facce nuove (tra cui Edoardo Pesce) e come al solito è il gruppo a essere vincente. Come già fatto in passato, autori e cast ci hanno regalato una dose di gioia da vedere e rivedere. E siamo certi che non sia finita qui: anche soltanto per simmetria, adesso, dopo "l'Inferno della quarta stagione", proprio quella che avevano giurato di non fare mai, bisognerà, per completezza, passare anche per un Purgatorio e un Paradiso. Non vediamo l'ora.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Boris 4, i nuovi episodi non deludono, anzi, sorprendono per qualità di scrittura, ritmo e inventiva. Il cast è fenomenale, affiatato esattamente come lo ricordavamo. Chi ha amato la serie sarà commosso nel ritrovare la stessa ferocia, la cattiveria, la comicità irresistibile. Disney è stata molto intelligente a capire che per funzionare davvero Boris non poteva snaturarsi: e per fortuna è ancora la stessa, anche se tutto intorno è cambiato.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • La scrittura brillante.
  • Le battute, che sono già tormentoni.
  • Il cast super affiatato.
  • La capacità di adattarsi a un mondo completamente diverso.

Cosa non va

  • Manca l'inconfondibile tocco di Mattia Torre, ma i due amici e colleghi Ciarrapico e Vendruscolo lo omaggiano al meglio.