Borgen – Potere e gloria, la recensione: intrighi di potere in salsa danese su Netflix

La recensione di Borgen - Potere e gloria, revival targato Netflix della celebre serie politica di matrice danese.

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Borgen - Potere e gloria: una foto di scena della serie

Con la recensione di Borgen - Potere e gloria, disponibile su Netflix dopo la prima messa in onda lineare sul piccolo schermo in Danimarca, torniamo nel mondo degli intrighi politici e mediatici creato a suo tempo da Adam Price. Un mondo che il gigante dello streaming ha riesumato con otto nuovi episodi che nel contesto del proprio catalogo promuove come titolo a sé, a mo' di miniserie, ma che in realtà sono a tutti gli effetti la quarta stagione della serie, a quasi dieci anni dalla conclusione della terza (e senza l'ombra di un riassunto per chi si dovesse avvicinare alla visione credendo - e non proprio a torto - che si tratta di qualcosa che non richiede conoscenze pregresse). Un modo come un altro di espandere ulteriormente il reparto di produzioni internazionali, avvalendosi ancora una volta del fascino del prodotto di genere di stampo scandinavo.

Dove eravamo rimasti

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Borgen - Potere e gloria: un'immagine della serie

Dal momento che Borgen - Potere e gloria si presenta come storia a sé ma non lo è affatto, in questa sede è d'uopo chiarire con chi abbiamo a che fare: protagonista storica di Borgen è Birgitte Nyborg (Sidse Babett Knudsen), che nella prima stagione diventa la prima donna ad assumere la carica di Primo Ministro in Danimarca. Attorno a lei ruotano le principali vicende dello show, che racconta i retroscena di ciò che avviene nel "Castello" (borgen in originale), soprannome del Palazzo di Christiansborg, sede del Parlamento, dell'ufficio del Primo Ministro e della Corte Suprema. Altro centro di interesse è il rapporto tra la politica e i media, in particolare lo staff dell'emittente televisiva TV1. All'inizio della terza stagione Birgitte ha lasciato l'incarico per fondare un nuovo partito, e al termine di quella annata torna all'ovile con un nuovo ruolo, in quanto Ministro degli Esteri.

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Borgen - Potere e gloria: un momento della serie

È qui che la ritroviamo nella quarta stagione, che si apre con la scoperta di giacimenti di petrolio in Groenlandia. I politici locali annunciano la cosa senza consultarsi prima con gli omologhi danesi - un problema di non poco conto, dato che gli interessi internazionali dell'isola sono di competenza del governo della Danimarca. È anche un discreto grattacapo per Birgitte, che è stata eletta in base a un programma che prometteva impegno per combattere i cambiamenti climatici e quindi non dovrebbe difendere il desiderio della Groenlandia di sfruttare questa nuova, inattesa risorsa. La cosa si complica ulteriormente quando, discutendone con gli altri colleghi nordici, Birgitte scopre che Russia e Cina avrebbero degli interessi legati alla questione groenlandese, rendendo ancora più delicata una situazione che già in partenza era tutt'altro che facile.

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Un ritorno poco ispirato

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Borgen - Potere e gloria: una foto di scena

La squadra è rimasta praticamente la stessa, e l'influenza di Netflix si percepisce principalmente nella maggiore ambizione internazionale di questi otto episodi, che analizzano questioni geopolitiche su scala quasi globale. Ma al netto del ritorno di chi ha partecipato all'incarnazione originale dello show, si nota una certa stanchezza nella volontà di riesumare una storia che forse andava lasciata lì dov'era, nel 2013. In tal senso, questa è un'operazione a sé, perché più che una prosecuzione organica delle prime tre stagioni sembra una pallida fotocopia, che nel tentativo di ingraziarsi il pubblico mondiale dello streaming opta per una struttura faticosa e intrisa di cliché, dove tutto sa di telefonato e non solo perché spesso e volentieri i protagonisti stanno al cellulare, muovendosi da un ambiente letteralmente e spiritualmente grigio a un altro. Anche gli attori, compresi veterani come Lars Mikkelsen e Søren Malling, attraversano questa stagione con un'aria stanca che non è per forza quella dei loro personaggi in quei momenti specifici. Rimane Babett Knudsen, inscalfibile fino alla fine nei panni di Birgitte, e unico vero motivo per cui la promessa, a questo punto inevitabile, di una possibile quinta stagione dal sapore ancora più internazionale, non è del tutto da accogliere con pessimismo. Ma prima di arrivare a quella promessa passano comunque otto ore, che anche con il bingewatching non si lasciano digerire tanto facilmente.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Borgen - Potere e gloria, sottolineando come il revival targato Netflix riporti sugli schermi la celebre serie danese con ambizione internazionale ma senza particolare ispirazione.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Sidse Babett Knudsen rimane carismatica e magnetici nei panni di Birgitte.

Cosa non va

  • La scrittura è insolitamente stanca e prevedibile.
  • Gli altri attori danno occasionalmente segni di svogliatezza.