In tempi in cui gli adattamenti da videogioco stanno iniziando a funzionare, e bene, come ci dimostrano Super Mario, The Last of Us o Fallout, veder arrivare in sala un altro film che mira a portare su grande schermo caratteristiche e atmosfere di una saga peculiare come Borderlands non poteva che destare la nostra curiosità. Se poi si aggiunge la suggestione di un regista con la personalità di Eli Roth e un gran cast, capitanato da Cate Blanchett e con Jack Black a dar voce al robot Claptrap, i pezzi sembravano tutti al posto giusto.
Almeno, per dar vita a un progetto capace di convincere e gettare le basi per una nuova saga cinematografica da sviluppare in parallelo a quella videoludica, che si compone di tre capitoli principali, un prequel e uno spin-off. Purtroppo, va detto subito in apertura, non tutto funziona al meglio e rischia di mettere a rischio le prospettive future dell'operazione.
Un'altra Pandora è possibile?
Siamo su Pandora, ma non è, ovviamente, il pianeta che abbiamo imparato ad amare negli Avatar di James Cameron. Ed è proprio lì che torna Lilith, una fuorilegge dal passato misterioso, per trovare la figlia perduta del potente Atlas. Non sarà sola nella sua missione, perché formerà un'alleanza con un gruppo di pittoreschi personaggi che diventeranno la sua squadra. Insieme per combattere mostri alieni, pericolosi banditi e, ovviamente, trovare e proteggere la ragazza scomparsa, che potrebbe nascondere la chiave per arrivare a un potere inimmaginabile. Insomma, come in tutte le storie di questo tipo, il destino dell'universo potrebbe essere nelle loro mani. Sapranno dimostrarsi in sintonia tra loro e all'altezza della situazione?
Se vi sembra un intreccio molto basico è perché il realtà lo è: i videogiochi a cui si ispira Borderlands non hanno la costruzione narrativa tra i loro punti di forza ed agli autori era richiesto un guizzo creativo che è purtroppo mancato nello script del film ed è forse la pecca principale di un progetto che sarebbe potuto essere molto di più viste le forze in gioco. Ci si è affidati, soprattutto, al cast.
Non solo Cate Blanchett in un gran cast
È infatti un nome di sicuro appeal e il giusto carisma a vestire i panni di Lilith, come accennato in apertura: Cate Blanchett fa il suo dovere ed è a suo agio con trucco e outfit della fuorilegge che arriva su Pandora, ma tutto il team è costruito con criterio e con i presupposti per proporre al pubblico vibes da Guardiani della Galassia che anche il trailer sembrava suggerire: Kevin Hart è Roland, un ex mercenario alla ricerca di redenzione; Ariana Greenblat è Tiny Tina, una adolescente demolitrice; Florian Munteanu è Krieg, il muscoloso protettore di Tina; Edgar Ramirez è Atlas e Gina Gershon è Mad Moxxi. Ma completano il cast altri due nomi di altissimo livello, come Jamie Lee Curtis che dà il volto a Patricia Tennis (del gruppo ci è sembrata quella più svogliata e meno sfruttata) e un sempre impagabile Jack Black a dar voce al robottino Claptrap (che il pubblico italiano inevitabilmente perderà nella versione doppiata).
Tanti nomi, ma purtroppo poco sfruttati: manca infatti quella forza in scrittura in grado di dar loro una marcia in più, quel guizzo ai dialoghi in grado di far funzionare, e rendere divertenti, i loro battibecchi. Ci sono insomma gli ingredienti giusti, ma cucinati male. E ci si sorprende perché alla guida del progetto c'è un regista come Eli Roth che ha sia l'esperienza che una propria visione.
Nel mondo di Borderlands
Il suo Borderlands non è comunque un disastro completo, perché nel corso dei suoi 100 minuti (un pregio, in un momento storico fatto di troppi film inutilmente lunghi) ci imbattiamo in almeno una sequenza d'azione che merita attenzione, così come è da lodare il lavoro fatto sulla costruzione visiva dei personaggi, in termini di trucco, acconciature e costumi, e sulle scenografie: l'universo di Borderlands funziona su schermo e può convincere gli appassionati della saga videoludica che vi ritroveranno quelle sensazioni e quel look, tra set (fisici e in CGI) colorati e vivaci in grado di colpire lo spettatore e restare nell'immaginario, ma potrebbe non bastare per conquistare un pubblico nuovo e a digiuno dei giochi a cui il film si ispira.
Conclusioni
Il Borderlands di Eli Roth ci è sembrato una grande occasione sprecata. Funziona tutto il contesto visivo, tra scenografie e costumi, c’è il cast, ma lo script non riesce a fornire l’ossatura necessaria a far funzionare tutto. Eli Roth non riesce a dosare a pieno tutti gli elementi a sua disposizione, ma ci regala una grande sequenza action che colpisce e appassiona. Un peccato, perché così com’è il film potrebbe non riuscire a raggiungere un pubblico diverso dagli appassionati della saga di videogiochi a cui si ispira, a differenza di altri adattamenti recenti che sembravano aver individuato la via per il passaggio da un media all’altro.
Perché ci piace
- La costruzione visiva del mondo di Borderlands, tra scenografie e costumi che ne riproducono il tono.
- Almeno una grande sequenza d’azione.
- Cate Blanchett alla guida di un cast che per lo più ci prova a dare il giusto tono allo script.
Cosa non va
- Jamie Lee Curtis svogliata e sprecata.
- Eli Roth non riesce a bilanciare gli elementi a sua disposizione per dar vita a un adattamento con una personalità propria.
- I dialoghi, e in particolare i battibecchi tra i membri del team, non hanno brio.