Fa piacere riuscire finalmente a veder distribuito, seppur in un circuito specializzato e di nicchia come quello di Distribuzione Indipendente, un film come Bomber di Paul Cotter. Il folgorante esordio del regista inglese, 25.000 dollari di budget, tre attori principali e un furgone in viaggio tra le location della campagna inglese e quelle della Germania, ha già ricevuto lodi e riconoscimenti in molti festival internazionali: tra questi, l'americano South by Southwest Film Festival. il britannico Raindance, il tedesco Filmfest Munchen e il nostro Torino Film Festival. Riconoscimenti che hanno reso il film di Cotter, datato 2009, un piccolo cult del cinema "invisibile"; ma che soprattutto hanno premiato un prodotto fresco, lieve e straordinariamente profondo nel suo sguardo sui rapporti familiari, ricco di umanità ed empatia per personaggi così vicini al nostro vissuto, le cui vicende riescono a provocare, in misura perfettamente bilanciata, sorrisi e commozione. Il road movie di Cotter trova così, quattro anni dopo la sua realizzazione, un suo spazio di visibilità nel nostro paese; la proiezione alla Casa del Cinema di Roma, terminata con uno spontaneo applauso dei giornalisti presenti, è stata seguita da una breve ma interessante conferenza stampa, in cui il regista, quattro anni dopo, ha ripercorso le tappe che hanno contrassegnato genesi e distribuzione internazionale del film.
Il film ha un modo molto profondo di affrontare un tema come la crisi nelle coppie. In Italia abbiamo molto da imparare da questo modo di fare commedia. Come è nata l'idea?
Il film è stato proiettato per la prima volta al South by Southwest, e in seguito ha avuto una veloce distribuzione nel Nord America; ma l'Inghilterra non era interessata. In seguito è stato mostrato in vari festival internazionali, tra cui quelli di Monaco, Torino e molti altri. Non avevamo nessun supporto per il film; io, per esempio, ho fatto il montaggio sul mio Mac, lo facevo personalmente alla fattoria, ogni giorno. Inoltre, ho curato anche le riprese. E' quasi un lavoro fatto in casa.
Colpisce la capacità della sceneggiatura di rimanere nelle situazioni, a differenza di molti film moderni, che riescono a creare un'atmosfera ma poi ne scappano. Qual è il suo modo di scrittura?
Quando non si hanno soldi, non si può fare affidamento sul plot o sull'azione, né si può pensare a trasmettere una grande eccitazione al pubblico. L'unica cosa che si ha sono i personaggi e ciò che pensano: datemi un sacco di soldi, e vi darò un sacco di location o di azione. Ma la necessità fa virtù: tutto ciò che avevo erano quei tre personaggi e ciò che pensavano. Mi sentivo anche un po' ispirato da Ingmar Bergman, nonostante non sia il mio regista preferito; mi piace come fa molti dei suoi film in una sola stanza, con tre o quattro attori. Magari, voi sarete anche stanchi di sentir parlare di un film come Ladri di biciclette; ma per noi, come per tutto il resto del mondo, è un film di grande ispirazione: perché è tutto basato sui personaggi, sui rapporti tra un padre e un figlio, senza molti soldi o molta azione. Io non voglio neanche pensare a un paragone con quel film, l'ho citato solo per spiegare cosa amo di più. Non sono uno scrittore, sono un regista che ha dovuto scrivere per necessità. Potrei anche cadere dal letto la mattina, e fare una ripresa... in realtà odio scrivere. Piuttosto che scrivere, parlo in un microfono, senza digitare le parole. Scrivere la parte in cui il padre racconta il bombardamento è stato più facile, così come la parte della lista della madre: erano particolari autobiografici, tratti da vicende personali.
Sì, gli è piaciuto molto. Quando abbiamo presentato il film a Monaco, loro sono venuti dall'Inghilterra in auto; hanno capito che qualcosa del film era su di loro, anche se non tutto. Per fare un esempio, dieci anni fa sono andato in vacanza con loro e una delle mie sorelle: abbiamo guidato nel nord Europa, e mia madre voleva andare a Varsavia a comprare un paio di scarpe. Quella parte è finita tale e quale nel film; quando lei l'ha vista, comunque, si è divertita molto.
A quanto dice, in Inghilterra il film non è mai stato distribuito. La cosa è un po' bizzarra, considerata l'idea che abbiamo del cinema inglese, con molte commedie...
Neanche i miei corti sono mai stati distribuiti in Inghilterra, e anche questo in effetti è strano. La mia teoria è che in Inghilterra ci sia un grande potere della televisione; quando si vede un film fatto solo di personaggi, si pensa subito: oh, è televisione. Ma io mi ispiro molto ad Alexander Payne e ad Hal Ashby, per esempio: loro fanno film basati principalmente sui personaggi, film che in America sono molto apprezzati. Se io avessi proposto un'idea come quella di Sideways di Payne in Inghilterra, basata solo su due inglesi che vanno in giro a sorseggiare birre, sarebbe stata sicuramente rifiutata e bollata come televisione. Questo è frustrante, perché gran parte del cinema migliore che ho visto è basato sui personaggi. Da noi vogliono solo gangster, commedie romantiche e film storici: io non avevo a disposizione una sceneggiatura del genere. Comunque sono stato molto felice che il film sia stato distribuito in Nord America: molti dei miei eroi cinematografici vengono da lì.
Subito dopo sono il film, purtroppo, stato in bancarotta per molto tempo, e sono stato costretto a lavorare per programmi televisivi. Nel frattempo ho scritto due copioni, di cui spero che almeno uno vada in porto. Il primo è il progetto di un piccolo film, una commedia dolceamara un po' come questa: mi rendo conto che è molto difficile da vendere, ma la farò, perché il mio protagonista Shane Taylor, e la mia crew, continuano a chiedermi di fare un altro film. Il secondo invece è un horror: ho deciso di farlo perché tutti mi dicono che le commedie non si vendono, e che dovrei provare questo genere di film. A me non piace particolarmente, ma ci ne sono uno o due horror, nella storia del cinema, che ho apprezzato molto. Proverò a fare altrettanto bene.