A quasi un mese dall'uscita statunitense è arrivato anche in Italia Bohemian Rhapsody, film biografico che sta spopolando al botteghino nonostante le controversie che ne hanno accompagnato la lavorazione (pur essendo l'unico regista citato nei credits, Bryan Singer è stato licenziato poche settimane prima della fine delle riprese e sostituito da Dexter Fletcher). A far discutere è anche il numero di licenze poetiche rispetto alla vera vita di Freddie Mercury e all'attività dei Queen, presumibilmente dovute alla volontà di Brian May e Roger Taylor, produttori esecutivi del progetto, di far uscire un film "pulito" che omaggiasse la band in tutta la sua grandezza. Per l'occasione, abbiamo deciso di passare in rassegna tutti gli errori, le imprecisioni, omissioni e invenzioni che si susseguono nel film.
N.B. L'articolo contiene spoiler.
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Il primo incontro con gli Smile
Il film - di cui abbiamo parlato anche nella nostra recensione di Bohemian Rhapsody - mostra il primo contatto tra Mercury e i futuri colleghi, all'epoca membri di un gruppo chiamato Smile, come un evento casuale: Freddie si rivolge a May e Taylor dopo una loro esibizione e li convince a prenderlo come nuovo cantante dopo la defezione di Tim Staffell. In realtà Mercury era già attivo come musicista di suo, in una band nota come Ibex, e conosceva bene i membri di Smile poiché lui e Staffell frequentavano lo stesso istituto d'arte nel 1969, un anno prima della scena mostrata sullo schermo, e i quattro furono coinquilini prima della defezione di Staffell. Inoltre, Freddie non aspettò l'addio dell'amico per tentate di entrare a far parte della band, ma importunò May e Taylor per mesi.
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Mary Austin
Nel film Freddie incontra colei che poi diverrà la sua compagna, migliore amica e confidente la sera stessa in cui inaugura il sodalizio con May e Taylor, e viene suggerito che la ragazza sia una fan degli Smile. In realtà i due si conobbero in un secondo tempo, e Mercury le chiese di uscire con lui solo dopo essersi assicurato che fosse definitivamente finita tra lei e un altro ragazzo che frequentava ai tempi: Brian May. Inoltre, Mary Austin iniziò a seguire la band solo dopo essersi messa con Freddie, e il loro rapporto d'amicizia, stando a dati ufficiali, non attraversò mai il periodo di crisi mostrato nella seconda parte del lungometraggio, quando l'edonismo di Mercury prende il sopravvento.
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John Deacon
Il celebre bassista dei Queen appare nel film come membro del gruppo già al primo concerto nel 1970, ma nella vita vera fu il quarto ad occupare tale posizione. Rispetto ai colleghi Deacon ha una presenza ridotta nel film, interpretata da alcuni come una sorta di rivalsa di May e Taylor nei suoi confronti: a differenza dei due colleghi, John Deacon ha sempre candidamente ammesso che per lui i Queen sono morti insieme a Freddie Mercury, ed è uno dei motivi per cui ha definitivamente abbandonato la musica nel 1997.
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Ray Foster
Tra i momenti clou della pellicola c'è l'interazione tra i cantanti e Ray Foster, un dirigente della casa discografica EMI che non approva la canzone che dà il titolo al film in quanto troppo lunga per poter passare alla radio. Ebbene, il personaggio è un amalgama di diversi veri executives che non andarono del tutto d'accordo con la band (ma nessuno di loro arrivò a un litigio tale da annullare il sodalizio con il gruppo), e la sua scena ha una valenza soprattutto metacinematografica: Foster è infatti interpretato da un irriconoscibile Mike Myers, che in Fusi di testa ha una passione smisurata proprio per Bohemian Rhapsody. L'attore canadese allude alla scena cult di quel film quando dice a Freddie che "nessuno scuoterà la testa in macchina ascoltando questa roba."
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Conflitti fittizi e il Live Aid
Nel tentativo di esaltare la band e il fatto che i quattro membri fossero presumibilmente legati da un nesso personale e professionale che sarebbe stato poco saggio cercare di alterare, il film si inventa una serie di conflitti interni ed esterni. Nella versione vista sullo schermo, le macchinazioni di Paul Prenter portano al licenziamento del manager John Reid all'inizio degli anni Ottanta e alla successiva rottura della band quando Freddie firma un contratto da solista. Una licenza poetica di non poco conto: Reid se ne andò di sua sponte, e senza rancore, nel 1977, e il gruppo non si sciolse mai ufficialmente, preferendo puntare temporaneamente sui percorsi individuali (Taylor e May produssero degli album da solisti tra il 1981 e il 1984, mentre il disco di Mercury uscì nel 1985, pochi mesi prima del Live Aid). Quanto a Prenter, non fu licenziato per non aver comunicato a Freddie l'invito a suonare al Live Aid, ma per altri motivi un anno dopo il concerto. È stato comunque confermato dai diretti interessati che lui fosse un'influenza negativa, ed è vero che dopo il licenziamento parlò della vita privata di Freddie a mezzo stampa (ma non in televisione, bensì tra le pagine di un tabloid britannico).
Questo cambia anche la natura della partecipazione della band al Live Aid, che il film mostra come un ritorno insieme dopo il primo scioglimento. In realtà, dopo la fase individuale concordata tra i vari membri, i Queen erano tornati insieme per incidere e promuovere il disco The Works, e l'ultimo concerto del tour internazionale, in Giappone, ebbe luogo appena due mesi prima del Live Aid. L'evento stesso, impostato come climax emotivo del lungometraggio, è ricreato con grande attenzione filologica ed è davvero spettacolare, ma anche in quella sequenza c'è una notevole deviazione dai fatti storici: contrariamente a quanto visto in sala, il Live Aid non era affatto a corto di donazioni prima che i Queen salissero sul palco. È vero che la loro performance è generalmente considerata il punto più alto del concerto, ma dati gli altri partecipanti (tra cui Sting, Phil Collins e gli U2 se consideriamo solo la porzione londinese) è difficile credere che nessuno avesse deciso di donare prima dell'entrata in scena di Freddie.
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Il privato di Freddie: Jim Hutton, la sessualità e la malattia
La versione cinematografica del Live Aid ricontestualizza anche la vita privata di Freddie Mercury, che nel film svela ai colleghi e amici di avere l'AIDS poco prima del concerto. Nella stessa occasione egli dichiara la propria omosessualità ai genitori e presenta il suo nuovo compagno Jim Hutton, con cui ebbe una relazione dal 1985 al 1991 (ma non si conobbero a una festa organizzata da Freddie, bensì in un locale). Il coming out è completamente fittizio, dato che Freddie non si pronunciò mai apertamente sulle proprie preferenze sessuali (l'unico momento, ripreso fedelmente sullo schermo, fu una conversazione privata con Mary, alla quale disse di essere bisessuale), e agli occhi della famiglia del cantante Hutton era ufficialmente il giardiniere di Mercury. Per quanto riguarda la diagnosi dell'HIV, essa avvenne due anni dopo il Live Aid, nella parte che il film generalmente omette (la relazione tra Freddie e Hutton viene ridotta a una didascalia, mentre manca completamente, tra le altre cose, la partecipazione alla colonna sonora di Highlander). E sebbene il film mostri Freddie solo ed esclusivamente a letto con uomini dopo la rottura con Mary (e in un'ottica poco positiva, il che ha portato alcuni fan a tacciare il lungometraggio di velata omofobia), è stato appurato che lui avesse almeno un'amante donna in quel periodo, a sostegno della sua bisessualità autodichiarata.