Qui in Italia non sarà famosissima, ma nel resto del mondo, Stati Uniti in primis, Bob's Burgers ha il suo zoccolo duro di fan sfegatati pronti a seguire le avventure della famiglia Belcher e della loro attività di famiglia che cercano di portare avanti - malamente - ogni giorno, il ristorante Bob's Burgers. Dopo 12 stagioni, la serie ha avuto un film spin-off, uscito al cinema negli USA a fine maggio e arrivato da noi direttamente in streaming su Star di Disney+ dal 13 luglio. Ma dato che parliamo di cibo, qual è la ricetta del successo della serie... e soprattutto Bob sarà davvero così bravo a preparare hamburger?
La ricetta del successo
Kristen Schaal, voce della più giovane e ribelle di casa Belcher, Louise, ha raccontato che si ricorda esattamente il momento in cui ha capito che lo show era un successo e aveva dei super fan. Era Halloween a New York City e lei era vestita da Whoopi Goldberg, andò in un bar per ordinare da bere e quando la sentirono parlare dissero: "Ma questa è Louise!" Non solo: Schaal si ricorda anche che a H. Jon Benjamin, voce del "patriarca" Bob Belcher, successe una cosa simile a un party, quando una donna gli saltò addosso sottolineando quanto lo show fosse ben fatto. "Penso fosse Hillary Clinton" scherza lui (tra troupe e cast hanno tutti la battuta prontissima). Parteciparono al Comic-Con di San Diego in estate prima che la serie uscisse e al panel veniva da chiedersi "Chi sei e che cosa ci facciamo qui?" Le persone in realtà vennero per i pennarelli gratis, è evidente. Come spesso capita, non si aspettavano un tale successo internazionale quando hanno iniziato: "Ci siamo approcciati con paura, umiltà e trepidazione ed eravamo convinti che saremmo stati subito cancellati, aggrappandoci a queste sensazioni per svariate stagioni" - racconta Bouchard - "Quando arrivammo alla quarta, pensai che quasi quasi sarebbe stato meglio ci avessero mentito dicendoci che ci cancellavano, perché avevamo in un certo senso perso la paura di osare nello show. Siamo tutti Bob Belcher in fondo e quindi immaginiamo un fallimento dietro ogni angolo". La comedy durerà fino alla fine dei tempi? "Quindi fino al 2028" scherzano tutti: "Amiamo fare la serie e abbiamo amato la realizzazione del film, è stato un piacere, un privilegio e un onore, in realtà ci sorprendiamo che sia così difficile mandare avanti un serial per tante stagioni. Pensi che ci saranno storie all'infinito a cui attingere ma poi ti rendi conto che è un'idea folle. Il target si restringe se vuoi essere sempre fresco e avere qualcosa di nuovo da dire. Ma amiamo la sfida proprio per questo. I personaggi ci suggeriscono di essere degni di nuove storie, ci fanno tornare ed essere creativi, quindi andremo avanti finché ce lo permettono". In fondo sono stati creati dei personaggi in cui ci si può identificare o sentire vicini, che mancavano rispetto ad altri show e nemmeno lo sapevamo. Bob's Burgers è diventato un comfort show per molti. "Molte persone dicono che vedere la serie le fa stare bene e questo mi dà molta gioia. Qualsiasi piccola cosa che possa dare un momento di felicità alle persone fa piacere ed è difficile da raggiungere con quella pura genuinità, ma le battute di Loren aiutano molto in questo" ha dichiarato Schaaal.
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Bob è un bravo cuoco ma un pessimo commerciante: questa è la conclusione a cui sono arrivati Benjamin e il creatore Loren Bouchard, perché ci sono sempre troppi pochi clienti al ristorante, a parte Teddy, però l'hamburger del giorno testimonia la creatività dell'uomo, "troppo avanti per il suo tempo". Gli hamburger del giorno sono stati un'idea venuta agli sceneggiatori a cui Loren fa continuamente scrivere idee, in primis la co-sceneggiatrice del film Nora Smith. Sono anche ciò che ha permesso a Benjamin di ricevere lodi da degli chef: non si può non simpatizzare per il suo personaggio, in fondo. In Bob's Burgers - Il film c'è n'è uno sulla lavagna e c'è proprio un riferimento nell'incipit e nel primo numero musicale, nato da un nome davvero lungo inventato da Linda. Un suggerimento? Top Bun Burger ("bun" significa pane, pagnotta in inglese).
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Come I Simpson
Passare dal piccolo al grande schermo non è facile e nemmeno scontato, soprattutto se si realizzano due prodotti contemporaneamente. Fare uno show è un lavoro a tempo pieno a cui aggiungerne un altro in parallelo, però hanno avuto, complice la pandemia, 4 anni per realizzarlo e perfezionare la sceneggiatura e la resa visiva nell'animazione passo dopo passo. "Abbiamo cercato di fare in modo che nessuno dei due progetti ne risentisse" dice Nora Smith, a cui fa eco il regista del film, Bernard Derriman: "Mi vengono in mente i creatori dei Simpson che all'epoca dissero quanto era stato difficile realizzare la serie e il film contemporaneamente. Li prendevamo in giro ed ora ci sentiamo incredibilmente in colpa". Chiude la questione Bouchard: "Abbiamo sperato che un mondo parlasse all'altro e che potessero 'sfamarsi' a vicenda". Un altro elemento in comune con I Simpson - e volendo con qualsiasi serie animata familiare, è che il tempo e lo spazio non sembrano passare e cambiare mai. È come se fossero circolari. "È come se avessimo fatto un tacito patto con i fan che finché tutto ciò funziona, possiamo continuare così. Non c'è crescita anagrafica ma di profondità all'interno dei personaggi. Il film si inserisce in questo aggiungendo qualcosina. Anche gli episodi in onda dopo il film è come se fossero successi prima nella storia. Ciò che succede nel film avrà ramificazioni e conseguenze nella serie, ma solo in parte". Il grande risultato del film è che non c'è bisogno di conoscere la serie per potersi godere il film. Tutto viene spiegato nei primi cinque minuti - come scherza Smith: "Abbiamo fatto noi i compiti per il pubblico. Rimane il fatto che sia un'ottima introduzione a voler vedere lo show, volendo".
Il film ha comunque degli easter egg per i fan più appassionati, che probabilmente noteranno solo loro, come spesso accade. Bisognava inoltre riuscire a far felici i fan ma anche chi non aveva mai visto la serie nella propria vita, senza fare un torto a nessuno. Il trucco? Puntare tutto sui personaggi e quindi anche la sceneggiatura, scritta nel 2018 pre-Covid, è cambiata in piccoli aggiustamenti perché erano tutti determinati ad utilizzare ogni momento a disposizione durante la produzione. Gli attori/doppiatori leggono sempre le battute così come sono scritte quando registrano, per poi provare alcune varianti improvvisando. L'eccezione è Eugene Mirman, voce del mitico Gene, che nel film dovrà affrontare la propria paura del palcoscenico, e che dice di utilizzare il "Method Cartoon Character", ovvero quando è nel personaggio, lo è totalmente, come Robert Pattinson in The Batman: "Devo firmare questo mutuo? Oh oh, non posso, sono un bambino di 11 anni!" ha scherzato sornione. Per lungo tempo durante la pandemia hanno registrato non solo a distanza ma da soli, poi hanno ricominciato a farlo insieme anche se virtualmente. Sempre come nel film dei Simpson, Bouchard & Co. sapevano fin dall'inizio che ci sarebbe stato un grande numero musicale, compreso di coreografia. A quel punto la soluzione è stata Nora Smith, che ha registrato i passi nella propria cucina per poi darli al regista Bernard Derriman. Finiranno tra i contenuti extra dell'edizione home video, statene certi.