Immaginate: è una luccicante estate della vostra adolescenza. Di ritorno dalla spiaggia avete deciso di fermarvi al solito bar per prendere un gelato. Ma oggi, invece delle solite canzoni, dagli altoparlanti del baretto vengono sparati fuori, a volume sostenuto, suoni... strani. Sgraziati, acuti e dissonanti, ritmi sincopati che accelerano e rallentano, melodie impossibili da prevedere che, all'improvviso, convergono in un'esplosione orchestrale che vi lascia stupiti e incuriositi. Il vecchio barista, un uomo che ha visto più estati di quante voi potete immaginare, sogghigna al vostro sconcerto e vi dice: "Questo è jazz, ragazzo!". Da qui Blue Giant distribuito, con grandissimo successo, nelle sale cinematografiche giapponesi nel 2023, è ora disponibile in streaming su Netflix, con tanto di doppiaggio italiano di discreto livello.
Blue Giant: a Tokyo con un sax
Dai Miyamoto è appena sceso dal treno che l'ha portato a Tokyo. Ha pochi vestiti e ancora meno soldi, ma nella custodia da cui non si separa mai c'è l'unica cosa che gli serve: il suo fidato sax tenore. Dai è un musicista. Anzi: è un jazzista, un ragazzo che ha da poco iniziato a suonare ma che ha già un obiettivo chiarissimo: lui vuole diventare il più grande musicista jazz del mondo. Così gira per la città fino a che non trova un posto abbastanza appartato e lì inizia a esercitarsi. Dovrà trovare un posto dove vivere, un modo per guadagnare abbastanza da sopravvivere e, soprattutto, il modo di iniziare a farsi notare nel difficile mondo del jazz.
Ma questi sono dettagli. Quello che interessa davvero a Dai è continuare a suonare, continuare a esprimere i suoi sentimenti e la sua passione attraverso il suono del suo sassofono. Questa apparente semplicità, che sfocia anche nell'ossessione, è in realtà il suo principale tratto distintivo è la purezza, semplice ma rovente, del suo sogno.
Ed è quello che attrae, inesorabilmente, altri due personaggi dai caratteri molto diversi: il pianista Yukinori Sawabe, preciso e razionale, e l'ingenuo Shunji Tamada, amico d'infanzia di Dai, che prima è "costretto" a ospitarlo a casa propria, e poi viene trascinato dal sassofonista a improvvisarsi batterista.
Il trio, ribattezzato JASS, inizia a farsi lentamente strada nel panorama musicale di Tokyo, cercando di migliorare costantemente e superare i propri limiti pur di farsi un nome nel giro delle band. Tutto con un ambizioso obiettivo: essere i primi musicisti con meno di vent'anni a esibirsi nel prestigioso SoBlue di Tokyo.
Il suono, per immagini
Difficile scommessa, quella lanciata dal mangaka Shinichi Ishizuka (The Climber): raccontare la sua grande passione per il jazz usando solo la storia e le immagini del fumetto. Come riuscirci privandosi di quello che è, a tutti gli effetti, l'elemento centrale della narrazione, ovvero la musica, il suono? Il manga Blue Giant, edito in Giappone da Shogakukan e in Italia per i tipi di J-Pop, riesce nell'improba impresa grazie a un tratto di disegno morbido e realistico, a una sceneggiatura in crescendo e, soprattutto, grazie alla capacità dell'autore di catturare l'estasi e lo sforzo, il momento in cui Dai e i suoi compagni esprimono la loro stessa vita attraverso la loro musica.
Usando l'approccio classico degli spokon, i manga a tema sportivo in cui sacrificio, abnegazione e impegno accompagnano la crescita del talentuoso protagonista, Ishizuka ha dato vita a una saga apprezzatissima da fan e critica, vincendo numerosi e prestigiosi premi con una serie che, dopo diversi sequel, è ancora in corso di pubblicazione.
C'era molta attesa quindi per la trasposizione animata, che si concentra sulla parte più importante dell'esordio di Dai come musicista professionista: il suo arrivo a Tokyo e il suo esordio nei JASS.
Blue Giant, il film, è prodotto dallo studio NUT e vede alla regia Yuzuru Tachigawa (Death Parade, Mob Psycho 100), la direzione artistica di Satoru Hirayanagi e le musiche, straordinarie, di Hiromi Uehara, apprezzata pianista e jazzista nipponica, che costruisce un'intera colonna sonora che si ispira ai grandi classici di John Coltrane e Sonny Rollins.
Un atto d'amore nei confronti del jazz
Per quanto il film sia uno sconfinato, e a tratti persino ingenuo, atto d'amore nei confronti del jazz, non è necessario esserne appassionati per apprezzarlo. Un po' come accadeva in La La Land, anche qui il jazz è raccontato più attraverso la passione che accende, piuttosto che dal punto di vista tecnico. La storia è il classico romanzo di formazione, in cui il talento cristallino di Dai diventa il motore che trascina, fino all'epilogo dolceamaro, i personaggi che gli gravitano attorno.
Lui è infatti la "Blue Giant" del titolo, una stella massiccia talmente grande da aver trasceso il colore rosso ed essere diventata un astro che illumina lo spazio con un intenso colore blu. Se il ruolo di "prescelto" è in qualche modo mitigato dalla sua purezza, come dicevamo, è anche vero che il racconto trova tempi e modi per raccontare anche la parabola dei suoi compagni, Sawabe e Tamada, agli antipodi l'uno dell'altro, ma ugualmente coinvolti, quasi senza scampo, dalla potenza espressiva del loro compagno.
Seguendo l'impostazione del manga anche il film ci mette un po' a ingranare, ma trova la sua naturale dimensione nelle scene in cui la musica - letteralmente - esplode, catturando il pubblico dento e fuori lo schermo in un parossismo di deformazioni spaziali che sottolineano l'entrata, in un certo senso, in una dimensione alternativa rispetto alla realtà, un luogo magico in cui tecnica, talento, impegno, fatica e sudore diventano vettori attraverso cui la pura forza espressiva della musica accompagna cuore e anima.
Purtroppo, per quanto il film riesca nell'intento di emozionare e appassionare anche chi è a digiuno di jazz, è proprio in alcuni dei momenti più intensi che stona un po' l'uso non sempre ottimale della CGI e dell'animazione in 3D, in confronto a quella, molto più efficace, tradizionale. Ma queste incertezze tecniche sono, davvero, solo un peccato veniale.
Alla fine, come ama sempre ripetere Dai, il jazz è passione.
Conclusioni
Non fatevi intimidire dal fatto che sia un film "sul jazz". Se siete appassionati del genere, il voto sale tranquillamente di almeno mezzo punto. Ma, in ogni caso, Blue Giant è un lungometraggio di ottima fattura, con una storia avvincente, al tempo stesso magica e realistica, con personaggi ben scritti e una trama in crescendo. Qualche sbavatura tecnica non incide sul risultato finale, proprio come in un sentito assolo di sax.
Perché ci piace
- Storia appassionante.
- Una colonna sonora da applausi.
- Intenso, magico e commovente.
Cosa non va
- La storia ci mette un po' a entrare nel vivo.
- 3D e animazione tradizionale non sempre ben integrate.