C'è una bambina che va sull'altalena, in un pomeriggio colorato e assolato. Inizia così l'episodio 7, il primo dei due episodi finali di Blocco 181, la favola nera iperrealistica targata Sky Original che arriva alle battute finali questo venerdì, con gli ultimi due episodi della prima stagione, dal 10 giugno disponibili su Sky e in streaming su NOW. Nella recensione del finale di Blocco 181 vi racconteremo chi è, e perché questa immagine è così importante. Quella bambina è Bea da piccola, e la vediamo mentre gioca con il fratello, Ricardo, più grande di lei. Ricardo ha una pistola. E, poco dopo, arriva la polizia che comincia a perquisirlo. Quella pistola, però, nessuno la trova. È stata la piccola Bea a tenerla nascosta. È una sequenza importante, perché mostra il legame tra i due fratelli. Un legame che diventerà sempre più importante man mano che ci avviciniamo alle battute finali della prima stagione della serie. Tutti i personaggi principali, infatti, si troveranno divisi in due: tra la famiglia d'origine, vera o putativa, e quella degli affetti, nuova, che hanno appena costruito. Arrivata al finale di stagione, Blocco 181 conferma le impressioni che avevamo avuto fin qui. È un romanzo criminale e di formazione, iperrealistico, muscolare e passionale, a tinte forti come una graphic novel. Un prodotto di livello internazionale.
Resa dei conti all'interno della Misa
Nei due episodi finali di Blocco 181 assistiamo a un vero e proprio regolamento di conti all'interno della Misa. Bea (Laura Osma) è in procinto di diventare la nuova seconda del capoclan, il palabrero Ricardo, suo fratello. Ma dovrà scegliere fra la famiglia e l'amore per Ludo e Mahdi (Alessandro Piavani e Andrea Dodero), che di fatto sono diventati la sua nuova famiglia. Nel frattempo, Ricardo deve trovare una sorta di equilibrio nel quartiere, tra Rizzo e Lorenzo. Anche Mahdi, quando al Blocco la tensione si inasprisce, si trova a dover fare la sua scelta.
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Disegnare ambienti e personaggi a tutto tondo
Arrivata al finale di stagione, Blocco 181 conferma la sua capacità di creare un mondo, un affresco iperrealistico carico di colori saturi e oscuri come l'inchiostro su una graphic novel o il graffito su un muro. I creatori della serie, sceneggiatori, registi e tutto il comparto tecnico, sono stati bravissimi proprio a "disegnare": non solo gli ambienti, ma anche e soprattutto personaggi a tutto tondo, molto caratterizzati eppure estremamente credibili, vividi. La forza di una serie come Blocco 181 è proprio in questo, in come i disegni di luoghi e personaggi si fondono e si compenetrano, e in come l'influenza degli ambienti si sente sui personaggi. Quando, ad esempio, sono nell'elegante appartamento al centro di Milano di Ludo, i protagonisti possono essere se stessi, liberi. Al contrario, quando sono al Blocco o alla Misa, questi ambienti li schiacciano, li costringono ad essere chi erano, ad essere quei posti da dove provengono.
Un romanzo criminale che diventa romanzo di formazione
Blocco 181 dimostra che una nuova via alle serie crime è possibile. La serie supervisionata da Salmo, eccezionale nel dare un nervoso cuore elettrico che batte con le sue musiche, oltre che ottimo attore, è un romanzo criminale che diventa romanzo di formazione, e di emancipazione. È questo uno dei tratti più importanti del racconto. È interessante soprattutto il percorso di emancipazione e di crescita di Bea, che avviene attraverso l'amore, il sesso, e anche il crimine. "Una segundera mujer?", "un vicecapo donna?", si chiedono tutti, increduli, alla Misa. Invece è possibile, per chi dimostra attitudine, carattere. È possibile se c'è chi crede in lei. Fate attenzione allo sguardo di Bea in quel momento. È incredulo, orgoglioso, ma anche dolce. È la possibilità di un potere declinato al femminile. Quando si trova a punire Nacho per aver picchiato Celeste, è un passo avanti per tutte le donne. Un passo avanti che vale, al di là che ci si trovi in un contesto criminale. Bea, però, è sempre la "segundera" di un mondo al maschile, quello di Ricardo. I piani per la Misa sono quelli di un uomo. Ed è con il fratello, e con questa visione maschile, che Bea dovrà fare i conti. E in questo senso dovrà fare le sue scelte.
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Blocco 181 e Zero, fumetto pop e graphic novel a tinte forti
Arrivati al finale di stagione, in cui Blocco 181 rivela la sua natura di tragedia elisabettiana - con momenti sanguinosi che si susseguono in un suggestivo montaggio alternato, su tappeti di musica elettronica che si fa malinconica e dolorosa - si può anche provare a confrontare Blocco 181 con un'altra serie, uscita l'anno scorso su Netflix e non rinnovata, cioè Zero. Si tratta di due modi diversi di raccontare le periferie milanesi e le seconde generazioni. Entrambe le serie raccontano dei quartieri immaginari, il Barrio e il Blocco, ma Zero riprende in realtà un quartiere preciso, la Barona, mentre Blocco 181 crea un mix tra varie periferie, scegliendo di non essere nessun posto preciso. In Zero la questione etnica era in qualche modo dichiarata e centrale alla storia, con la metafora di un ragazzo di origini africane che diventava "invisibile", in quanto quelli come lui sono davvero invisibili nella nostra società. In Blocco 181 l'appartenenza a un'etnia o un gruppo sociale è evidente ma non è centrale alla storia, è uno sfondo, un ambiente per raccontare incontri e scontri tra personaggi, è funzionale al racconto e non sottolineata. Zero sceglie lo stile del fumetto pop, della storia da supereroi alla Marvel, più adolescenziale (il protagonista è una sorta di Peter Parker) Blocco 181 sceglie la graphic novel a tine scure, un racconto più adulto e spietato. Zero, che all'uscita avevamo giudicato in modo positivo, non ha avuto il successo sperato. Forse, a posteriori, si è trattato di un racconto troppo edulcorato. Forse i tempi che stiamo vivendo prediligono racconti a tinte forti. Blocco 181, di cui è già annunciata la stagione 2, è sicuramente uno di questi.
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Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nelle recensione del finale di Blocco 181, la serie conferma le impressioni che avevamo avuto fin qui. È un romanzo criminale e di formazione, iperrealistico, muscolare e passionale, a tinte forti come una graphic novel. Un prodotto di livello internazionale.
Perché ci piace
- I personaggi, scritti in modo approfondito e interpretati da attori perfetti.
- L'ambientazione, una periferia milanese immaginaria, ma verosimile, e allo stesso tempo universale.
- Il tono iperrealistico delle immagini e del racconto, che ne fanno una serie muscolare e passionale.
Cosa non va
- Potrebbe non piacere a chi non ama le serie crime, ma questa è ancora diversa dalle altre.