Ci viene da sorridere scrivendo la recensione di Blindspotting, la nuova comedy originale StarzPlay disponibile dal 13 giugno con appuntamento settimanale sul servizio streaming. Questo nonostante la storia raccontata abbia toni decisamente drammatici: si tratta del sequel ideale e seriale del film omonimo (inedito in Italia) creata e prodotta proprio da Rafael Casal (The Good Lord Bird - La storia di John Brown, Bad Education) e Daveed Diggs (Snowpiercer, Hamilton), che avevano scritto e interpretato il film in prima persona ispirandosi alla propria amicizia nata in gioventù e messa alla prova da una testimonianza in tribunale. Perché sorridiamo? Scopritelo leggendo la nostra recensione di Blinspotting.
Questa non è esattamente una commedia
La serie Blindspotting riprende la narrazione sei mesi dopo la scena finale dell'omonimo film ed è incentrata sulla protagonista Ashley (Jasmine Cephas Jones, #FreeRayshawn, Hamilton) che vive una vita borghese a Oakland fino a quando il suo compagno Miles (proprio Rafael Casal che riprende il ruolo dal film) viene improvvisamente incarcerato. Ashley si ritrova per la prima volta in 12 anni sola ad affrontare una crisi esistenziale. Complice l'essere costretta - dato che "Miles starà in carcere non più di un mese" (ma non è detto) - ad andare ad abitare con la madre e la sorella di lui, meravigliosamente interpretate da Jaylen Barron (Shameless, Free Rein) e Helen Hunt. La prima eccessiva in tutto: nel modo di porsi, nel modo di trattare e giudicare la futura nuora ma più per paura di essere giudicata a sua volta. La seconda il collante della famiglia, che sa essere dolce tanto quanto decisa, soprattutto con i propri figli.
Questo non è esattamente un dramma
Il fatto che si rida - si dice che la risata sia terapeutica soprattutto nei momenti più difficili della vita - non vuol dire che non si rifletta in Blindspotting. Che non ci siano tante parole nel non detto dei personaggi, nei loro sguardi, che spesso tra una litigata e un parlarsi sopra nascondono semplicemente la paura di tutti noi di affrontare il domani a testa alta, sperando vada meglio dell'oggi, soprattutto in quartieri come quello di Oakland. Una Oakland che secondo gli autori non era mai stata raccontata degnamente sul grande e piccolo schermo, e quindi dopo averlo fatto con il film ora sono tornati a farlo con la serie tv. Blindspotting mescola tra loro, senza soluzione di continuità, tantissimi generi, tantissimi toni del racconto: non perché non sappia sceglierne uno, ma perché chi l'ha detto che lo spartito della vita di tutti i giorni, così pieno di sfumature e di piccole grandi battaglie, non venga cantato meglio in più tonalità?
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Questo non è esattamente un musical
Un musical? Siamo impazziti? No, ma Rafael Casal e Daveed Diggs per mantenere lo spirito "collage" della propria opera aggiungono anche dei momenti musical, che non sono esattamente tali e non sono esattamente del tutto musicali, per raccontare i sentimenti interiori dei protagonisti e anche le loro scelte in determinate situazioni. Ed è incredibile come riescano a farlo con grande naturalezza, anche in un luogo come la prigione, per un argomento come l'incarcerazione o la libertà vigilata. Come per il personaggio di Earl, interpretato dall'artista musicale Benjamin Turner, che indossa un monitor alla caviglia con il filo per non consumare la batteria e così sa fino a quanto lontano può arrivare.
La colonna sonora è quindi un elemento importantissimo per raccontare la storia di Ashley, di Miles e del piccolo Sean, che non capisce cosa gli sta accadendo intorno ma è circondato da tanto amore. Compreso quello dell'amica di Ash, Janelle, tornata dall'estero per chi sa quale motivo, la perfetta babysitter all'occorrenza. Al mix già bello ricco aggiungiamo una colonna sonora che mescola hip-hop, rock e pop insieme a una fotografia che cambia colori a seconda del mood dei personaggi, dei luoghi (la casa, la prigione, l'hotel dove lavora Ashley, così fuori tempo eppure così affascinante). D'altronde i produttori della serie Jess Wu Calder e Keith Calder di Snoot Entertainment vengono da film così diversi come Quella notte a Miami e Anomalisa e questa commistione si vede nell'impianto narrativo e visivo dello show.
Conclusioni
Chiudiamo la nostra recensione di Blindspotting sorpresi ma conquistati dal mix riuscito di dramma, commedia, musical e tanti altri generi ed elementi che gli autori hanno messo in campo per raccontare una realtà come quella di Oakland e una situazione difficile come quella dell’incarcerazione di un padre che lascia compagna e figlio con la propria famiglia per un tempo indefinito.
Perché ci piace
- La scrittura e la messa in scena di Rafael Casal e Daveed Diggs nel raccontare una storia dura e cinica eppure così piena di vita e di speranza.
- È impossibile non affezionarsi subito a tutti i personaggi.
- I tanti toni e generi messi in campo in modo naturale nel racconto…
Cosa non va
- …che però potrebbero scoraggiare gli spettatori meno disposti a sperimentare.