"Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare". È la frase più famosa di Blade Runner ed è perfetta per rendere l'idea di che cosa sia questo film. Perché in quel lontano 1982 - il film usciva in America proprio il 25 giugno - noi umani non avevamo ancora visto nulla di simile. E, rivedendo il capolavoro di Ridley Scott, oggi, ci sembra ancora di non aver mai visto nulla di simile. La visione di Blade Runner è una di quelle esperienze in grado di stimolare l'immaginazione, di colpire dritto agli occhi come al cervello. Nel 1982 Blade Runner ci aveva fatto vedere quale avrebbe potuto essere il nostro futuro: immaginava il 2019. E, se il 2019 non è stato così, il nostro futuro potrebbe ancora essere quello di Blade Runner.
Do Androids Dream Of Electric Sheep? diventa Blade Runner
Blade Runner è tratto da un romanzo di Philip K. Dick, grande scrittore dotato di una certa preveggenza (in Minority Report, parlando di una squadra anticrimine che precede i delitti, di fatto aveva anticipato l'idea di guerra preventiva che è stata la chiave dei conflitti degli anni Duemila). Si tratta di Do Androids Dream Of Electric Sheep?, del 1968, pubblicato in Italia con tre titoli differenti, Il cacciatore di androidi, Blade Runner (per sfruttare il successo del film) e infine con il filologico Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Blade Runner, che dà il nome al film, era invece il titolo di un soggetto scritto da William Burroughs da un libro di Alan E. Mourse. I diritti del titolo furono venduti a Ridley Scott per il suo film, che non ha niente a che vedere con la storia di Mourse: quelle parole rappresentavano un buon nome in codice per il protagonista, Rick Deckard. Il termine "blade runner" si riferisce a qualcuno che corre sul filo di una lama, ed è perfetto per un cacciatore di taglie, una persona che può togliere la vita, ma anche perderla, una persona che vive una vita sempre sul filo del rasoio.
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Sono i più "umani", i replicanti o i blade runner?
Deckard, interpretato da Harrison Ford, è appunto un blade runner, un cacciatore di taglie che deve occuparsi di "terminare" alcuni replicanti Nexus 6, androidi del tutto simili all'uomo fuggiti dalle colonie extramondo, per lavorare nelle quali erano stati creati. Con una data di scadenza, di quattro anni, ideata apposta perché non diventassero superiori all'uomo, visto che si tratta di esseri estremamente forti e intelligenti. Ma anche perché nel tempo avrebbero potuto sviluppare emozioni proprie, sentimenti, e quindi coscienza di sé. I fuggitivi, capitanati da Roy Batty (Rutger Hauer) sono tornati sulla terra, nella Los Angeles del 2019, per recarsi alla Tyrell Corporation, la ditta che li ha prodotti, e cercare di cambiare la data della loro fine. Alla Tyrell Corporation Deckard conosce la bellissima replicante Rachel (Sean Young) e se ne innamora. Chi sono i più "umani", i replicanti bramosi di vita e attaccati ad essa, o i blade runner, che li uccidono senza provare emozioni e sentimenti?
Un film sui replicanti, ma anche film "replicante"
Ha una storia e un destino strano Blade Runner, film sui replicanti ma a tutti gli effetti anche film "replicante". Nel senso che è uscito più volte, in versioni diverse. E proprio come un essere artificiale è stato più volte smontato e rimontato. Come un replicante può essere riprogrammato con funzioni diverse, e una diversa interiorità, così il film una volta rimontato assume nuova identità e nuovi significati. La versione che aveva in mente Scott, con un finale aperto in cui Deckard e Rachel uscivano di scena tra le porte di un ascensore che si chiudeva, non piacque ai produttori, perché troppo ambigua e senza lieto fine. Aggiunsero così un finale posticcio, con i due amanti in viaggio attraverso un paesaggio verde. Quelle immagini non erano state girate da Ridley Scott per il film, ma provenivano dal materiale girato da Stanley Kubrick per il suo Shining e poi non erano state montate nella versione finale. Inoltre venne aggiunta una voce fuori campo, che originariamente non era prevista, con cui Deckard riassumeva la storia ed esprimeva le sue sensazioni.
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Il Director's cut: la visione di Ridley Scott
Il film non ebbe un grande successo a livello di incassi, ma in poco tempo diventò un cult movie, uno dei film di fantascienza più importanti di tutti i tempi. Il che permise a Scott, nel frattempo diventato un autore importante, di rimettere mano alla sua opera. Nel 1992 uscì infatti il Director's Cut, cioè la versione che il regista aveva da sempre avuto in mente. La versione di Ridley è una sorta di rivoluzione copernicana, che ribalta completamente il senso Blade Runner come lo avevamo inteso fino a quel punto. La nuova versione elimina il lieto fine "ecologico" e catartico, cioè le immagini girate da Stanley Kubrick, e la voce off del protagonista. Ma soprattutto inserisce a metà film un sogno di Deckard raffigurante un unicorno. Questa immagine si ricollega a un origami a forma di unicorno che Gaff (il committente di Deckard) lascia davanti alla casa del protagonista: significa che i suoi capi sono a conoscenza dei suoi sogni, della sua memoria, e che quindi questi sono stati impiantati artificialmente dalla ditta di produzione, come accade con Rachel. Anche Deckard è un replicante. Queste poche modifiche quindi cambiano completamente la prospettiva del film, e ne chiariscono altri aspetti, come la forza con cui Deckard sopporta le botte degli altri replicanti, la scelta di Batty di lasciarlo vivo alla fine, il fatto che lo chiami per nome senza che nel film si siano mai conosciuti. All'inizio del film, inoltre, si parlano di sei elementi fuggiti dalle colonie, ma in realtà ne vediamo cinque.
La terza versione
Di Blade Runner esiste una terza versione, il Final Cut, uscita in occasione dei 25 anni del film, che era stata presentata a Venezia e poi uscita in dvd. È una versione che in fondo non apporta cambi così sostanziali all'opera. La struttura è sempre quella del Director's Cut del 1992. In questa terza versione avviene un'opera di restyling, di maquillage digitale. L'opera è stata restaurata, rimasterizzata, partendo dal negativo originale, sono stati aggiunti alcuni effetti speciali e alcune scene sono state rimontate usando del materiale inedito. Così, la scena in cui Batty uccide il proprio "padre", cioè il capo della Tyrell, è più cruenta, e altre scene sono state aggiunte al suo combattimento con Deckard. Sono cambiamenti pressoché impercettibili.
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Un film attualissimo
A vedere oggi Blade Runner non si direbbe che sia un film girato nel 1982. Il classico di Ridley Scott risulta attualissimo. Il 2019 è passato, ma non è questo il punto. Quell'ambientazione che sembrava suggestiva e lontanissima negli anni Ottanta oggi appare più che mai vicina, e in un certo senso profetica. Le grandi città sempre sono sempre più affollate e multietniche. Capita che oggi le città siano avvolte nella penombra, le piogge sono sempre più frequenti e continue anche in luoghi dove non si era abituati a esse. L'inquinamento e il riscaldamento globale sembrano condurci a quegli scenari che 40 anni fa erano solo immaginati. E sono più che mai attuali i temi dell'anelito all'immortalità e all'onnipotenza, l'antico, ma oggi vivo più che mai, desiderio dell'uomo di sostituirsi a Dio e diventare a sua volta creatore. Come non vedere nei replicanti un'anticipazione della clonazione umana, ipotesi che oggi non è più fantascienza? E come non riflettere e guardare in un altro modo all'Intelligenza Artificiale, oggi più che mai una realtà in uso?
Cogito ergo sum
Blade Runner è affascinante anche per questo, per il suo interrogarsi sulla natura umana. Nei replicanti si propone una revisione del cartesiano cogito ergo sum: penso, e dunque sono. Una certezza che la tecnologia mette in dubbio: i replicanti pensano, si emozionano, amano e si adirano, ma comunque non sono, non vivono di vita propria, non sono creature autonome. I loro ricordi (spesso alimentati dalle fotografie, da cui sono ossessionati) sono generati dall'esterno, imposti.
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Come un noir anni Quaranta
Ma gran parte del fascino del film si deve alla felice intuizione di Scott di orchestrare il film come un Noir Anni Quaranta, figlio della letteratura hard-boiled e di penne come quella di Raymond Chandler. Deckard insomma è una sorta di Marlowe postmoderno, dolente e perdente, trasandato e disincantato. Accanto a lui Rachel è la perfetta dark lady, forse pericolosa, ma fragile e bisognosa d'aiuto, Tyrrell è il patriarca che assegna il caso al detective. C'è la polizia corrotta, e il sottobosco con gente dedita ai traffici più disparati (la forte presenza di asiatici è probabilmente un omaggio a Chinatowndi Polanski). In questo senso Blade Runner tradisce il libro di Dick, dove Deckard era un padre di famiglia che deve portare a casa lo stipendio, e Rachel una donna fredda con cui ha una squallida storia: personaggi molto più anonimi. Ma è uno di quei casi in cui il tradimento dell'originale fa acquistare molto al film. Che ripropone anche molti degli stilemi visivi e narrativi (certamente più evidenti nella prima versione, quella con la voce narrante) del Noir, come il fumo delle sigarette che avvolge i personaggi e l'abbigliamento e la pettinatura di Rachel.
Anni Ottanta, l'estetica della pubblicità
Oltre che degli Anni Quaranta non dobbiamo dimenticare come Blade Runner sia anche profondamente figlio degli Anni Ottanta, e dell'estetica dei videoclip e della pubblicità, linguaggi minori che qui si fondono con quelli del cinema fino a diventare arte. Scott nasce come regista pubblicitario, e si vede: l'uso delle luci che tagliano incidentalmente lo schermo, la brillantezza dei colori tipica del neon, con il dominio del blu, la comparsa delle affissioni pubblicitarie, l'uso del ralenti e del controluce sono tutte espressioni di un certo modo di intendere l'immagine, estetico e "artificiale", ma di grande effetto.
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Le invenzioni di Syd Mead e gli effetti di Douglas Trumbull
Così come non si può negare che la forza del film stia in gran parte nell'impatto visivo (le invenzioni sono di Syd Mead e gli effetti speciali di Douglas Trumbull), nel fatto di aver creato un vero e proprio mondo: quella città del futuro, notturna e cupa, sovraffollata e piovosa, illuminata al neon e sviluppata in altezza (gli edifici sono vecchi nelle parti inferiori che servono da accesso a quelle superiori, le strade diventano dei vicoli di servizio a queste strutture enormi) è entrata nell'immaginario collettivo. Influenzando gran parte del cinema di fantascienza venuto dopo, ma anche altre arti, come l'architettura. Blade Runner è un'opera che resterà ancora a lungo. E, per citare un'altra frase celebre del film, i suoi ricordi non andranno dispersi come lacrime nella pioggia.